L'Indifferenza prossima ventura
Dino Formaggio, professore emerito alla Facoltà di Lettere e
Filosofia dellUniversità degli Studi di Milano, studioso di Estetica, già docente
nelle Università di Pavia, Padova e Milano, autore di numerosi saggi tradotti in molte
lingue, ricostruisce alcune delle più significative fasi del passaggio al nuovo secolo
29
novembre 1999: è la data, una data qualunque, di un giorno come un altro. II secolo XX
sta morendo. Scorro con lo sguardo un quotidiano che ho davanti. La testata. Il solito. Ma
in fondo alla facciata, a sinistra, un titolo in grossetto spicca col suo nero più nero:
anche per il contenuto, ferma la mia attenzione: "MUORE MA IL RAVE PARTY
CONTINUA". Treviso, il giovane vittima di un mix di alcool e droga. Gli altri sono
rimasti a ballare per ore."
Anche qui, a tutta prima, vien da dire:
Siamo alle solite. Notizia troppo frequente in questa ultima parte del secolo che,
piacendo agli dei, pare che se ne stia andando, sparendo nel buio dei secoli insieme al
millennio che l'aveva generato, ingoiato per sempre dal Tempo. Senonchè qui c'è qualcosa
di più su cui fermare l'attenzione. Ed è la noncuranza, l'indifferenza dei compagni di
rito. La disumana, barbarica, Indifferenza: umana, civile, religiosa che sembra avere
coperto, a macchia d'olio sempre più dilagante, la faccia di questo globo terracqueo, da
dopo la cacciata di Adamo. Oltre a non parer migliorarci in comprensione fraterna e in
soccorrevole convivenza, insinua iI dubbio che molte cose quaggiù stiano andando al
peggio. L'indifferenza dilagante nell'uomo, per un eccessivo bombardamento di notizie
catastrofiche, verso l'altro uomo, oltre ad essere in evidente crescita presso tutti i
Popoli- e più presso i popoli ricchi -, qui marca il segno più basso e più eticamente
distruttivo della natura dell'uomo. C'è la festa, c'è lo spettacolo (il termine
"RAVE" propriamente suona "farneticazione"; "delirio";
"devastazione"; "saccheggio" "rovina"... dunque; a senso di
vocabolario e in due parole di senso comune, dovrebbe RAVE PARTY valere come incontro
festaiolo per ritualmente, tra balli e suoni perforanti, condurre il gruppo (o branco
disumanato) all'autodevastazione di tutto ciò che della vera umanità dell'uomo
sopravvive a fatica, tra guerre e killeraggi vari (politici e non) a una sua quotidiana
scomparsa tra le pieghe dei secoli. E nel quarto secolo A.C. il filosofo Diogene di Sinope
andava in giro da povero con la sua leggendaria lanterna, chiedendo ai suoi simili dove
diavolo fosse l'UOMO e dicendo: CERCO L'UOMO. Che dovrebbe essere la divisa e il grande
interrogativo non solo di ogni vero filosofo, ma di ogni uomo pensoso delle sorti umane.
Bisognava essere poveri -sosteneva Diogene-, praticare la povertà, per essere poi
veramente ricchi nello spirito. Ma anche di questi spiriti sembra che si stia per perdere
la semente, oppure la loro assenza nel dibattito della città è solo frutto di un
metodico loro sprofondamento nel grande silenzio dell'Indifferenza. L'Indifferenza:
l'assenza per ogni interesse per quello che avviene intorno, non solo se avviene lontano
da casa, ma anche per ciò che muore davanti alla porta della propria casa, o, addirittura
dentro di noi, in casa: questa invisibile nebbiosa polvere della mostruosa Indifferenza,
figlia spuria dell'avvolgente sanguisuga dell'Egoismo, copre come un'infestante gramigna
la terra del secolo.
Ma questo non è che l'inizio di una,
meditazione sorta da un titolo di giornale. E i giornali, si sa, quasi sempre fanno
sentire libero chi vive schiavo ma duramente schiavi gli uomini liberi. Spesso. Forse
troppo spesso. E non c'è che un buon uso dello "strumento testa"; per imparare
a difenderci, dalle subdole menzogne che, a volte, giornali e televisioni diffondono
nell'aria come nuvole di pericolosissime epidemie virali. Già! Anche i corpi sociali si
ammalano come si ammalano i nostri corpi singoli o i gruppi contagiati.
Ma lo strumento testa é un organo assai
delicato: quando viene ammalato ad arte dai veleni delle propagande politiche, questo può
dar vita a manifestazioni di follie maniacali, di devastanti autoritarismi, a megalomani e
a domatori di masse, a visioni cicliche di mitologie della distruzione di intere società
e di popoli. Ne sa qualcosa il nostro secolo e, in particolare la Germania e il nostro
paese
Se da queste prime osservazioni ha potuto
prendere avvio una certa riflessione partita da un recente titolo di giornale, non é
ancora detto che si debba sfociare in una formulazione di giudizio complessivo di solo
catastrofico pessimismo. Anche se non pare ormai dubbio che questo secolo XX stia per
andarsene con un carico non indifferente di sciagure e di morti, per almeno un paio di
guerre mondiali con tanto di atomiche, con campi di concentramento politici e razzisti e
annessi forni crematori, con i Gulag russi, o ancora di operazioni definite di
"pulizia etnica", campi di lavoro forzato, di prigionieri ischeletriti, di
genocidi debitamente camuffati da ipocrite maschere politiche o addirittura etiche. Mai
forse la parola libertà, dissacrata e mentita, fu usata dalle stesse grandi potenze per
coprire interessi economici di casa propria. Questo secolo, poi, per far pieno carico, ha
raccolto largo sterminio di vittime con il sorgere e il diffondersi in tutto il mondo del
virus dell'AIDS. Per non parlare di una generale depauperazione e infiacchimento in certi
settori della Cultura umanistica, con omologazioni, senza più grandi vertici delle
produzioni dopo la metà del secolo, dissanguato da guerre e lotte provinciali e
nazionali, nei vari campi del pensiero organizzato, delle opere d'arte e letterarie in
ogni dove e settore. E può bastare
Non si pensi che qui si tratti di una
qualche personale visione apocalittica. Disgraziatamente si tratta di registrare una
REALTA'; che tutti quelli che ora sono in grado di volgersi a guardare lungo l'intero giro
dei giorni e degli anni del secolo, ad uno ad uno possono, volendo, dentro di sé
verificare e registrare. Abbiamo insieme incontrato non semplici visioni, ma ahinoi!, vere
e dolenti realtà in carne ed ossa
Sappiamo benissimo anche noi che, per una
contraddizione insanabile perché interna alle fibre stesse del secolo fin dagli inizi e
nelle sue stesse eredità, la vera gloria di questo secolo si é sprigionata dal pensiero
scientifico, a partire dalla prima e dalla seconda teoria della Relatività di Einstein,
per arrivare alle grandi applicazioni dell'esplosione tecnologica che ha portato l'uomo
sulla Luna, aprendoci i progetti dei viaggi interplanetari, ma anche alle Bombe Atomiche e
all'uso più o meno utile o sconsiderato di tale nuova potenza costruttiva-distruttiva
dell'energia atomica. Grandioso avvenire per un certo tipo di uomo e di umanità; per un
altro genere di uomo, spaventoso strumento di morte per intere popolazioni civili
Eppure non possiamo rinchiuderci solo in
questa gloria quando la nostra mente e la nostra coscienza rimangono inquiete davanti ai
fantasmi di dolore, di morti, di stragi che l'uomo prepara laboriosamente per avvelenare
ogni giorno di più la terra, le acque, l'aria, gli alimenti transgenici scodellati dalle
biotecnologie, che corrispondono più ai conti in banca dei venditori che alla salute del
genere umano. Ma l'Indifferenza trionfa e annega tutto nel silenzio generale. Come quando
succede che, finita la guerra atroce nel Kosovo, una guerra che l'America aveva voluta e
prevista per tre o quattro giorni di bombardamenti pesanti a tappeto, ed era invece durata
settantotto giorni, molto presto seguì un rapido addio ai morti kosovari e a quelli
civili delle città indifese, agli stessi morti albanesi e di altri popoli. Ormai la
sublime Indifferenza soffocava tutto nel silenzio e gli stessi quotidiani lasciavano
cadere il caso.
Eppure, anche dopo l'inno vittorioso
doverosamente dedicato al nostro secolo e gli indubbi avanzamenti scientifici della
medicina e della chirurgia che ne possono costituire un suo notevole vanto, non è lecito
lasciarsi sopraffare dalle spire paralizzanti dell'Indifferenza, e non dare ancora ascolto
all'inquietudine non tacitata della coscienza morale e umana, che non cessa di ripungerci
davanti all'altra faccia del secolo, che invano abbiamo cercato di dimenticare o le
potenze mondiali e i governi hanno lavorato a seppellire sotto strati di silenzio (non
fanno notizia!). Infatti, ci riferisce un giornalista girovago per il mondo in cerca di
notizie veritiere, Ryszaed Kapuscinski, che: "due terzi dei globo vive in povertà
estrema", cioè vede da lontano i limiti di sostentamento, che qui nell'aiuola
terrestre che ogni mattina dovrebbe celebrare la fraternità umana, "un miliardo e
trecento milioni di uomini non hanno acqua potabile", con tutte le malattie e i morti
che ne conseguono, che lo stesso sviluppo parossistico delle tecnologie dei mezzi di
Informazione e di Comunicazione (di massa) non è affatto esente dai rischi di danni per
l'individuo e per la società propri della globalizzazione. E' così: anche per una più
che probabile entrata in possesso, attraverso il libero mercato, da parte di singoli
soggetti ultramiliardari, di nuove tecnologie che possono oggi stesso diffondere tali
-oltre che comodi e utili- pericolosissimi strumenti di possibili manipolazioni
opinionistiche ad uso e consumo di chi ne possiede la proprietà. Sono rischi, questi,
enormi per tutti. Ma, anche qui, l'ipocrisia del silenzio o le furbizie della
malversazione, che giunge a coinvolgere anche funzionari statali e mafie di ogni genere
che mettono le mani e magari le pistole nelle concordate o meno operazioni
macro-finanziarie nazionali e sempre più internazionali, questo avviene secondo
l'universale legge dell'Informazione malsana, per la quale, quotidianamente, si assiste ad
una permanente instillazione di un calcolato mantenimento delle masse nella condizione di
schiavi che, dall'Informazione ricavano la beata (beota) illusione di essere uomini
liberi, mentre ai pochi veri uomini liberi (rari) rimane la certezza, di essere tenuti
schiavi a meno di non essere considerati innocui ed utili idioti.
Il che può essere successo anche nei
secoli passati, ma si direbbe che in questo secolo davvero sia stata oltrepassata ogni
misura. Ciò non é precisamente "grazioso" (per usare un termine con cui
Dostoevskji definiva la superiorità del "due più due fa cinque", rispetto al
banale "due più due fa quattro"). Buona fine, ventesimo secolo! Vai a riposare
in pace. Le colpe non sono tue, ma nostre. Amen
Dino Formaggio *
* Professore emerito alla Facoltà di
Lettere e Filosofia dellUniversità degli Studi di Milano, studioso di Estetica,
già docente nelle Università di Pavia, Padova e Milano |