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redarrowleft.GIF (53 byte) B@tticuore Dicembre 1999


B@tticuore

I navigatori dal cuore infranto, virtuale o no che sia, possono scrivere alla nostra esperta Maria Chiara, in arte Zzz, (ne ha spezzati tanti di cuori) che darà risposte sempre all'altezza della situazione.... Scrivete con sicurezza non resterete delusi.

Cara Maria Chiara,
ho letto la tua posta  e devo dire che sei riuscita a strapparmi un sorriso  e in questo periodo non è facile per me simulare un seppur vago e sfumato movimento delle labbra  che sembri un sorriso. Dalle tue risposte penso che tu sia molto giovane, ma ho voluto scriverti lo stesso anche se so che non mi capirai.

Ho 49 anni, sono alla vigilia della menopausa, sulla faccia ogni mattina mi vedo una decina di rughe piccole, grandi, medie, in più; copro con un “ biondo cenere” i capelli “ cenere stinta”.  Ho gli occhi miopi, spenti, per fortuna camuffati dagli occhiali. Mi trascino ogni giorno sempre più stancamente e capisco, capisco che mio marito mi abbia lasciata. Sì, un mese fa, dopo forse anni di tradimenti, ha fatto la valigia .
A me non resta niente. Non un figlio perché non ne ho avuti, non uno scopo;   mi resta un lavoro monotono e mal retribuito, qualche ricordo e tanta amarezza. Riesco, per fortuna, ancora a soffrire, unico segno di vitalità in questo mio mucchietto di carne avvizzita e  inutile. Hai ragione, quando smitizzi tutto, bisognerebbe fare così, ma non ci si riesce perchè prima o poi qualcuno ti frega sempre.
Che cosa mi resta?

Ciao,
Silvia

 

“ […]Di voi che resta antichi amori
giorni di festa teneri ardori
solo una mesta
foto ingiallita fra le mie dita.  
Di voi che resta sguardi innocenti    
lacrime e risa e giuramenti   
solo sepolto in un  cassetto qualche biglietto      
Sere d’aprile sogni incantati   
capelli al vento baci rubati       
che resta dunque di tutto ciò ditemi un po’”

E’ vero, forse non ti capisco del tutto anche perché credo che non serva che gli altri ci capiscono.  Quando uno sta male sta male, sta male da solo e se anche gli altri gli dicono: “poverino”, “come ti capisco…”, in realtà per te non cambia niente.

Beh, che ti resta? Intanto ti resta la capacità di soffrire, che non è cosa da poco e non sto scherzando! Non sono una psicologa però credo che sia importante “oggettivare il dolore”. Potresti dirti “Senti come soffro per lo scemo”, “Oddio che dolore”, “Accidenti come sto male!”. Piangi, urla o chiuditi un po’ in te stessa, ma continua a farlo almeno per un po’. Quando ci facciamo male alla caviglia scivolando sulla buccia di banana diciamo “Uhi, ahi, che male!” “maledizione!”. Poi si sfiamma e il dolore cessa, muoviamo il piedino e con un piccolo ghigno pensiamo “Caspita, che benessere” (Esperienza personale).

Se il buffone se ne è andato che ti resta?! Il suo vuoto è sempre meglio della sua presenza. Hai le rughe? Meglio.

Hai gli occhi miopi? Mettiti le lenti a contatto viola o verdi (le ho provate quest’estate al mare: erano uno schianto. Quando punti gli occhi viola su qualcuno lo stendi).

I  capelli? Falli un bel rosso tiziano o un nero corvino da fatalona.
Insomma, intanto ridipingiti, pur continuando a soffrire; poi ci sentiamo.

Baci coloratissimi,

Maria Chiara

 

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