"Una scuola, una città", a cura di Gianni
A.Cisotto, ed. Scuola d’Arte e Mestieri, Vicenza
1999
Il volume, tracciando
un’ampia panoramica sulla vita della Scuola d’Arte
e Mestieri, fondata alla metà dell’Ottocento ed
ancora operante in Vicenza, completa e conclude le
celebrazioni del 140° anniversario della sua nascita,
140 anni che, come precisa in introduzione il curatore
dello studio, Gianni Cisotto, "sono coincisi con
140 anni di vita della città di Vicenza" e hanno
perciò suggerito il titolo medesimo del libro.
Nata come Scuola di
Disegno e Plastica dell’Accademia Olimpica, di cui
resta una filiazione diretta fino al 1926, mantenendo
tuttavia, anche in seguito, forti legami con
l’Accademia stessa, la Scuola rappresenta
perfettamente il clima di una provincia in via di
sviluppo industriale e di una città dove
l’artigianato, anche di livello raffinato, è
fiorente.
I corsi serali per
operai, allo scopo di approfondire la preparazione
professionale e di fornire i mezzi di apprendimento di
tecniche più qualificanti, sono organizzati secondo
criteri che rispecchiano fedelmente l’impostazione
culturale ed etica degli intellettuali vicentini del
tempo, dal moderato clericale Fedele Lampertico al
liberale scientista Paolo Lioy.
Nel saggio centrale del
volume "Dall’abbiccì al mestiere" di Mara
Seveglievich, emerge molto chiaramente la peculiarità
di questa offerta di scolarizzazione
tecnico-artigianale: la scuola è una elargizione
paternalistica, fornita alle classi meno abbienti
perché migliorino la loro condizione di vita,
certamente non per modificare lo stato sociale dagli
ambiti ben precisi, che tali devono restare, così
come ci si adopera per far si che artigiani ed operai
possano vivere in modo dignitoso, fuori dal rischio di
crapule, in casettine dotate di orticelli.,
inseriti, quindi, in un "perbenismo"
acconciamente distribuito in ogni fascia della società.
La scuola ha comunque
molti pregi, vi insegnano personalità di tutto
rispetto; nel corso degli anni diventa salda al punto
da mantenere le proprie caratteristiche professionali
formative anche durante il fascismo.
Questa istituzione
scolastica tipicamente legata al provincialismo
vicentino resta sempre al passo con i tempi, vivendo,
ancorata alle esigenze locali, lo sviluppo dei
"mestieri d’arte" in modo proficuo: vi si
formarono alcuni bei nomi di spicco, artisti-artigiani
di grande creatività quale, fra tutti, Neri Pozza,
pittore-scrittore-editore di finissimo ingegno.
"Dall’abbiccì
al mestiere", giustamente; e ancora oggi, dopo
qualche anno di difficoltà, la Scuola d’Arte e
Mestieri aiuta chi la frequenta a perfezionare il
mestiere come arte: ne sono testimonianza i validi
artigiani orafi che ai nostri giorni spopolano il
mercato del gioiello di buona fattura.
Nella seconda parte del
volume, Cristina Borin, Antonio Ranzolin, Renato
Zironda, Manuela Farina esaminano lo sviluppo della
scuola nel corso del 1900, gli anni difficili, le
crisi superate, le prospettive future "oltre la
città": prospettive ancora valide pur nel nostro
presente dai cambiamenti così rapidi e spesso
sconvolgenti.
Resy
Amaglio |