Il suo destino è
interpretare donne dal carattere forte. Dall’adolescente
di Taxi Driver alla psicologa trentenne de Il Silenzio
degli Innocenti. Ma ha detto no al seguito. Ora, nel suo
ultimo film "Anna e il Re", Alicia Christian
Foster detta Jodie è una coraggiosa educatrice britannica
del 1800 alla corte del sovrano del Siam. Perché,
racconta, ama l’Oriente. E, anche se piccola e minuta,
forte e coraggiosa lei lo è davvero anche nella vita
Quante
immagini diverse di se stessa è riuscita a fornire nel
corso degli anni Alicia Christian Foster, conosciuta
presso il grande pubblico con il nome di Jodie: a due anni
era la bambina del Coppertone che doveva litigare con un
cagnolino birichino per tenere il suo costume, a tredici l’adolescente
protagonista di Taxi Driver di Martin Scorsese, a
diciannove donna in crisi per colpa di John Warnock
Hinkley Jr. che disse di avere tentato di uccidere il
Presidente degli Usa Ronald Reagan proprio su ispirazione
del film interpretato da lei e De Niro, a ventinove
regista per Il mio piccolo genio, a trentasei madre
di un bimbo avuto tramite fecondazione artificiale. Unica
attrice ad avere vinto due Oscar prima dei trenta anni,
Jodie Foster di persona è talmente minuta da ricordare
uno scricciolo. Eppure quando incomincia parla o ti guarda
negli occhi, riesci a percepire quanto carisma e quanta
forza debba avere dentro di sé. Proprio come il
personaggio dell’educatrice inglese Anna Leonowens
interpretato al fianco di Chow Yun Fat in Anna
and the king.
Mrs. Foster, qual è il fascino della
storia raccontata nei diari di Anna Leonowens, la
governante che a metà del diciannovesimo secolo si recò
a Bangkok per prendersi cura dell’educazione dei figli
del re del Siam?
Sono
i protagonisti a renderla assolutamente affascinante. Lei
era una grande donna, lui un leader eccezionale in un’epoca
molto difficile. Erano entrambe persone uniche per quanto
riguarda il loro coraggio e la loro sicurezza di sé.
Personalmente sono sempre stata affascinata dall’Oriente
e da parecchi anni ero in cerca di una storia che mi
consentisse di potere conoscerlo meglio. Purtroppo non ero
mai riuscita a trovare una storia che mi consentisse di
fare questa esperienza e non avevo idea di dove
cominciare. Quando mi è stata offerta la sceneggiatura
del film quasi non ci credevo.
Non era intimorita a portare sullo
schermo un ruolo già reso immortale da Deborah Kerr nel
1956 in Io e il re al fianco di Yul Brinner?
Sebbene la storia sia molto simile,
sapevo di dovere essere molto diversa da Deborah Kerr e
che c’erano molti elementi che volevo attualizzare. Ho
voluto rendere il cambiamento di una persona che rimane
affascinata da una cultura a lei estranea. Qualcosa di
molto moderno che non poteva essere espresso né dalla
Kerr, né dalla versione del 1946 con Rex Harrison e Irene
Dunn.
Anna è una donna dal grande carattere
come tutte quelle che lei, in genere, sceglie di
interpretare…
Le donne forti hanno davvero
caratterizzato la mia carriera. Questo, però, dipende
anche dal fatto che tendo a scegliere personaggi centrali
nelle storie che interpreto. E’ difficile che un
personaggio di rilievo in un film non possieda anche un
carattere molto forte. In quell’epoca viaggiare senza
soldi, con un figlio e per novemila miglia, non era una
cosa facile. Anna era una donna di carattere, portato
avanti anche dal suo sentirsi molto britannica in un paese
di cui non conosceva i costumi e di cui non capiva la
lingua.
Perché
ha deciso di non interpretare il seguito de Il silenzio
degli innocenti lasciando il posto – probabilmente
– alla Gillian Anderson di X
files?
Perché proprio nel periodo in cui
verranno iniziate le riprese io starò dirigendo il mio
prossimo film Flora Plum. Non mi era possibile
conciliare questi due impegni.
Una risposta molto diplomatica, ma lei
non crede che ci sia anche qualche altro motivo?
Sia io che Antony Hopkins siamo molto
affezionati ai nostri rispettivi personaggi e sappiamo
entrambi molto bene che cosa farebbero e che cosa non
farebbero. Per noi è molto importante che i personaggi e
il film raggiungano almeno lo stesso livello qualitativo
dell’originale. E’ per questo che speriamo fortemente
che il nuovo film sia davvero ottimo. C’è stato anche
un pettegolezzo riguardo il fatto che io avrei rifiutato
la parte per colpa della grande violenza di alcune scene,
ma posso dire che non è vero.