Il Teatro Rossini di
Lugo di Romagna ripropone uno dei libretti più sfruttati
di Metastasio. Una versione, quella dell’"Artaserse"
musicata da Hasse, che ha confermato sia le difficoltà
che i ritmi incalzanti dell’opera. E ha fatto scoprire
un giovane regista di grandi capacità creative
I
libretti di Pietro Metastasio hanno interessato un grande
numero di musicisti ed in particolare quello dell’"Artaserse"
che è stato preso in considerazione da uno stuolo di
autori che hanno musicato l’intreccio del poeta romano.
Tra i principali musicisti che si sono interessati a
questo titolo si ricordano Gluck, Graun, Cimarosa, Galuppi,
Gasparini, Jommelli, Orlandini, Paisiello, Scarlatti, Bach.
Il Teatro Rossini di Lugo di Romagna nel mese di novembre
del 1999 ha proposto in prima esecuzione moderna l’"Artaserse"
di Johann Adolf Hasse musicista nato a Bergedorf (Amburgo)
nel 1699, morto a Venezia nel 1763 ed autore di
numerosissimi lavori teatrali, oratori, messe, concerti
per orchestra e strumenti solisti.
Operazione, quella del Teatro Rossigni,
di grande importanza per la conoscenza di un mondo
musicale che raramente viene proposto al pubblico; va
però notato che vi è un risveglio nell’interesse del
repertorio sei-settecentesco. Basti ricordare l'esecuzione
al Teatro Modena di Sampierdarena dell’"Arianna in
Nasso" di Niccolò Porpora andata in scena per merito
del Teatro Chiabrera di Savona.
L" Artaserse" di Hasse si
articola in tre atti molto densi di arie di notevole
difficoltà collegate tra loro da recitativi che fanno
avanzare l’azione con un ritmo incalzante. Il libretto
narra delle manovre di Artabano, prefetto delle guardie
reali di Serse, per accaparrarsi il potere ma il lieto
fine conclude, come di prammatica, l’opera. Hasse
musicò l’"Artaserse" una prima volta per
Venezia nel 1730 rimaneggiandolo successivamente per
Dresda e per Napoli nel 1760. Dal punto di vista musicale
la rappresentazione di Lugo è stata di un eccellente
livello; l'Orchestra Sinfonica dell'Emilia Romagna
"Arturo Toscanini" ha suonato con molta
precisione ed il maestro Rinaldo Alessandrini ha dato una
lettura piena di slancio e perfettamente adeguata allo
stile musicale del lavoro; d'altra parte il maestro esegue
spesso musiche del periodo del tardo seicento e settecento
con strumenti originali.
Tra
le voci è emersa indubbiamente Patrizia Biccirè nelle
vesti di Arbace, ruolo che ha interpretato con grande
tecnica affrontando con sicurezza le sue difficilissime
arie. Artaserse era Josè Trullu, non sempre a suo agio
nelle arie di bravura che sono particolarmente ostiche per
qualsiasi interprete; discreta la prova di Paoletta
Marrocu nella parte di Mandane cosi come Giovanna Donadini
nella parte en travestì di Megabise e che ha raccolto
meritatamente un applauso a scena aperta dopo la sua aria
"Sogna il guerrier le schiere..". Appena
sufficiente è stata la prova di Emanuele Giannino nelle
vesti di Artabano mentre ottima è risultata Anna Burford
nel ruolo di Semira. La regia, le scene ed i costumi erano
affidati al giovane veneziano Massimo Gasparon, allievo di
Pizzi, che ha creato uno spettacolo di grandissimo gusto
utilizzando fondali ed elementi scenici di colore bianco
sui quali risaltavano i bellissimi e coloratissimi
costumi. Regista, questo, da tenere d'occhio per la sua
capacità creativa.
Molto apprezzato il libretto di sala
curato da Mario Armellini che oltre al testo contiene
delle precise ed esaurienti notizie sui drammi per musica
di Metastasio e sull'opera a firma di Elvidio Surian. Il
14, il 16 e il 18 aprile andrà in scena al teatro Rossini
di Lugo di Romagna un lavoro di grande interesse; si
tratta del "Ser Marc’Antonio" , opera buffa in
due atti di Stefano Pavesi su libretto di Angelo Anelli la
cui prima rappresentazione avvenne a Milano nel1810;
l'argomento è praticamente lo stesso del "Don
Pasquale" che Gaetano Donizetti scrisse su libretto
di Giovanni Ruffini e che andò in scena nel 1843. Nel
" Ser Marc’Antonio" primeggiò il contralto
Elisabetta Gafforini, primadonna buffa dotata come
riportano le cronache dell'epoca di una voce limpida,
risonante e duttile. Appuntamento quindi di notevole
importanza per porre a confronto un'opera uscita dal
repertorio con il capolavoro donizettiano
Luciano Maggi