Cara Maria
Chiara,
qui si parla
solo di amore fra "umani", ma io ti voglio
raccontare di un’esperienza un po’ diversa. Ci si può,
secondo te, innamorare di un fazzoletto di terra, ascoltarne i
suoi sussurri guardare con stupore i suoi cambiamenti,
conoscere le sue piante, i suoi fili d’erba, i suoi insetti
come si conosce tutto di un vecchio amante? Si può portarsi
sempre dentro quel fazzoletto di terra e desiderarlo più di
ogni altra cosa? Si può vederlo a distanza, sognare di
portarci solo le persone più care? Si può soffrire da cani
perché non è più tuo, perché la rosa che tu avevi
addomesticato, innaffiandola ogni giorno, togliendole i
parassiti, accarezzandole i petali in maggio, ora fa parte di
un volgare roseto trattato a antiparassitari?
Giulia
Anch’io
mi sono innamorata di un brolo, chiuso da una vecchia muraglia
e mi sono innamorata di un ibiscus bianco, che era l’orgoglio
del vecchio brolo, poi del vecchio ippocastano che lo
proteggeva. Stavo bene nel mio brolo, al sicuro da tutto, in
salvo da ogni malinconia (a proposito, di che colore è la
malinconia?).
Ero
felice nel mio brolo e non c’erano braccia di giovane amante
che potessero darmi più fremiti. Siamo fortunati a portarci
dentro i nostri fazzoletti di terra, a ritornare col pensiero
negli orti, nei giardini incantati. Sì, sono anche questi
amori, quelli che ti permettono il "rivissuto",
quelli che non ti deludono e ti fanno venire voglia di tornare
indietro ogni volta che non ce la fai a andare avanti, ogni
volta che un odore, un richiamo sibillino te li riporta alla
mente.
ABBASSO
I CLEENEX
Tua,
eternamente raffreddata
Maria
Chiara |