Scienza Aprile 2000
L’albero dei
miracoli
Contiene la
vitamina C di sette arance, quattro volte il betacarotene delle
carote, il calcio di un litro di latte e il potassio di tre
banane. E’ il Moringa, una pianta spontanea che cresce in
Africa, India, Sudest asiatico e Sudamerica. Viene usato per
curare diabete e tumori, ferite infette e dissenteria. E poi
purifica l’acqua e brucia come un olio. Ora associazioni
umanitarie e un’università inglese lo stanno studiando. Per
capire se si tratta di un mito popolare o di una panacea per il
Terzo Mondo
Nei
circoli scientifici il nome Moringa ricorda probabilmente i grandi
stregoni tribali e nulla più, ma ultimamente diverse associazioni
umanitarie hanno spinto la ricerca scientifica proprio in questa
direzione: cercare la verità che si cela nelle credenze popolari.
Moringa, la pianta che può rafforzare le ossa, arricchire il
sangue anemico, permettere ad una madre malnutrita di allattare il
figlio. I dati sono questi: un’oncia contiene il calcio di
quattro bicchieri di latte, la vitamina C di sette arance e il
potassio di tre banane, più proteine, vitamina A e ferro.
La poltiglia ottenuta macerandone i
semi viene utilizzata nella Valle del Nilo per la purificazione
dell’acqua: avvolta in una tela appropriata, viene immersa nell’acqua
da purificare e lì produce delle cariche positive come magneti
che attirano gli elementi negativi dei batteri e di altre
particelle negative. Nell’Africa occidentale i dottori la
somministrano ai pazienti diabetici, mentre in India viene
utilizzata per curare l’ipertensione. Non solo può curare un’infezione
cutanea, ma è anche un buon combustibile, fertilizzante e mangime
per il bestiame.
Nativo delle regioni a nord-ovest
dell’India, questo albero è ormai diffuso in molte zone di
Africa, Arabia, Sud-est asiatico, le isole del Pacifico e
Sudamerica. In queste zone la medicina popolare ne ha scoperto
vari utilizzi, più o meno scientifici. Fiori, foglie e radici
vengono utilizzati contro i tumori. In Nicaragua il decotto fatto
con le radici serve per curare l’idropisia, mentre il succo
delle stesse viene applicato esternamente per alleviare le
irritazioni. Per non parlare di altre parti utilizzate contro la
diarrea, come espettoranti, diuretici, o addirittura in caso di
paralisi o epilessia.
Al di là degli usi medici o
paramedici, quasi ogni parte della pianta viene mangiata. In
Malacca i semi vengono mangiati come noccioline. Il fogliame viene
mangiato in insalata, in piatti indiani a base vegetale e in
salamoia.Le foglie vengono utilizzate per pulire gli utensili. Dai
semi si ottiene un olio conosciuto come olio di Ben, impiegato in
arte, per lubrificare gli orologi e altri meccanismi delicati,
nella produzione di profumi e prodotti per i capelli, e nelle
lampade ad olio grazie al fatto che nella combustione produce una
luce chiara priva di fumo. Dal legno di Moringa si ottiene un
colorante blu. Infine, le foglie vengono mangiate dal bestiame.
Una pianta semplice e comune che
fiorisce sia nel deserto che nel salotto di casa produce foglie,
rami, radici, fiori che fanno cose straordinarie.
Ora
in Senegal si è deciso di promuovere l’inserimento della pianta
nella dieta quotidiana degli abitanti, visti i buoni risultati
ottenuti da un progetto-pilota in una regione più piccola dove il
Moringa cresce spontaneamente. Gli scienziati che stanno studiando
questa pianta stupefacente la considerano, inoltre, un esempio
evidente di ciò che è ormai andato perso in altre specie animali
e vegetali: una versatilità genetica che è stata distrutta dall’agricoltura
massiva. Se le varietà vegetali dominanti sono troppo simili,
sono al tempo stesso tutte vulnerabili agli stessi agenti
patogeni.
Oggi varie organizzazioni stanno
studiando le potenzialità dell’albero di Moringa ed i suoi
utilizzi. L’International Eye Foundation del Maryland utilizza
le foglie di Moringa in Malacca per curare le malattie agli occhi,
perché contengono quattro volte il betacarotene delle carote. L’università
di Leicester sta studiando la capacità dei semi di purificare l’acqua,
il che sarebbe molto più salutare dei sistemi attualmente
utilizzati a base di solfato di alluminio.
L’interesse verso questa bella
pianta sta crescendo, ma in un ambiente pieno di teorie
conflittuali sui mezzi da utilizzare nella lotta contro la fame
nel mondo. Moringa è un albero molto flessibile ma tuttora
utilizzato al minimo proprio in quei territori dove il suo
potenziale nutritivo sarebbe vitale. Mentre le discussioni
procedono, procederanno, si spera, anche gli studi scientifici.
Per scoprire quanta verità e quanto mito sia racchiuso nella
favola del Moringa.
Tatiana Tartuferi |