Quel professore è un
mostro
E’ un
film horror grottesco ed esasperato fatto in casa con
qualche milione. Dove i rapporti fra alunni e insegnanti
sono fatti di sangue, mutilazioni e violenze. Ma
"Medley", comprato da una casa cinematografica
Usa e in uscita a maggio nelle sale cinematografiche, è
anche un modo diverso per raccontare i problemi della
scuola italiana
Ogni
anno il Ministero della Pubblica Istruzione pubblica dati
allarmanti sulla dispersione scolastica e sulle forme di
disagio giovanile che scaturiscono da uno scorretto
rapporto alunno-scuola. Secondo le cifre dell'Eurispes,
l'Italia è agli ultimi posti in Europa per numero di
diplomati e laureati: 47 alunni su 1000 abbandonano la
scuola dell'obbligo, senza aver conseguito la licenza
media. Su 1000, 684 arrivano al diploma; solo 165, su 476
matricolati, raggiungono il traguardo della laurea. La
percentuale scende di molto soprattutto nel ricco Nord-Est
dove la cultura del lavoro prevale nettamente su quella
dei libri.
Ma se la mortalità
scolastica è un dato oggettivo e riscontrabile, pochi
ancora si preoccupano di altri segnali, ormai non più
sottovalutabili, riguardanti sempre un maggior numero di
alunni che di scuola veramente si "ammalano" e
muoiono. La scuola sembra latitare di fronte al ruolo
formativo e orientativo, per privilegiare l'aspetto
trasmissivo, più asettico e professionale, decisamente
meno impegnativo perché riduce al minimo il rapporto
alunno-docente e poco agisce sulle motivazioni. Da qui
forse si spiega il crescente numero di studenti che si
imbatte in forme più o meno latenti di depressione; i
sempre più frequenti casi di anoressia e bulimia degli
adolescenti legati all'insuccesso scolastico e alla
perdita di autostima, dovrebbero far riflettere.
E che dire del "mal di
pancia" dei ragazzini delle elementari che vivono,
già dall'inizio, il disagio dell'apprendere? Il "mal
di scuola" ha ripercussioni pesanti sulle famiglie:
il cattivo studente diventa automaticamente anche il
cattivo figlio e il rapporto alunno-docente si estende a
quello genitore- figlio fino a sfociare nel più ampio,
indistinto e preoccupante calderone del sociale dove i
ragazzi frustati, demotivati o arrabbiati, cercano forme
di aggregazione al branco per ritrovare una sorta di
identità perduta. La scuola dovrebbe fare prevenzione ma
spesso ci si limita a predicare bene e razzolare male.
Quanti sono gli studenti fortunati che non si sono mai
imbattuti in piccoli o grandi Medley quotidiani? Quante
volte dopo una bella lezione sulla tolleranza e sulla pace
hanno visto i loro professori "accapigliarsi"
anche solo verbalmente nei corridoi?
Chi non si è mai sentito
"lo scemo" medleyano solo perché non era
all'altezza di una determinata prestazione? E,
soprattutto, chi, dopo toccanti appelli alla solidarietà
e al "vogliamoci bene" non ha abbandonato per
strada un compagno o un alunno in momentanea difficoltà?
Ha
ragione, Zarantonello: anche in Italia, non solo in
Giappone si muore di scuola... Il suo film realistico in
maniera iperbolica perché il tempo della realizzazione e
quello della fiction coincidono, surrealisticamente reale
per l'immediatezza dei vissuti e la paradossale normalità
degli attori, ha affrontato, in modo quasi autodiegetico,
il rapporto insegnamento-apprendimento, uno dei temi più
sentiti dal popolo della scuola, ma anche da tutti quei
fortunati "eterni studenti" per usare un epiteto
gucciniano, che considerano la materia di studio
infinita...
Vorresti fare una breve
presentazione di te stesso e di Medley per il lettori di
Nautilus?
Mi chiamo Gionata
Zarantonello, ho frequentato il liceo classico a Vicenza
in cinque anni, perché l’ho fatta in tempo reale...
All'ultimo anno, invece di studiare per la maturità, ho
girato Medley che è un film a episodi sul mondo della
scuola.
E' un film grottesco
perché tutto è esagerato e esasperato. I rapporti
conflittuali tra alunni e professori sono portati
all'eccesso fino al dissanguamento, fino allo splatter e
allo smembramento dei corpi. Sono le sensazioni che ho
vissuto da studente, sia alle superiori sia alle medie.
Medley è girato in un anno di tempo, più due anni
serviti per il montaggio e alla fine siamo riusciti a
venderlo alla Troma In di New York e alla Lantia in Italia
che lo distribuirà in home video e lo farà uscire nei
cinema il 5 maggio.
Il tuo film è dedicato a
quegli studenti che non studieranno più. Cosa vorresti
dire oggi ai ragazzi morti di scuola?
Si,
alla fine del film è scritto: questo film è dedicato
alla memoria dei pro. E degli studenti che a scuola sono
morti davvero e soprattutto a quelli che ci sono ancora
dentro". Io sono incazzato per tutti quelli che sono
morti per colpa della scuola e per tutti quelli che
portano dentro sentimenti così forti che conducono al
suicidio o all'omicidio. Sono rammaricato perché
uccidersi per la scuola è una gran cazzata: anche se è
vero che i prof. non capiscono niente, sono dei frustrati
ecc. ecc., puoi lasciarla la scuola, puoi fare un giro,
trovarti una tipa, puoi fare altre cose... E' dal grave
fastidio che ho provato di fronte a questi morti che è
nato Medley! Nel sito internet del film www.medley.it
c'è anche la
testimonianza di un padre il cui figlio si è tolto la
vita per la bocciatura. Il padre poi ha presentato ricorso
è l'ha vinto...
E cosa vorresti suggerire a
chi vuole sopravvivere all'esperienza scolastica perché
possano affrontare serenamente il loro percorso
conoscitivo, nonostante i medley quotidiani?
Ai ragazzi che sono ancora
dentro dico di non studiare troppo e vivere di più
Il tuo film è stato
proiettato in anteprima in alcune scuole: quali sono state
le reazioni e le osservazione
più significative
che hai raccolto?
Le reazioni sono state
tutte buone e la gente si è divertita molto: i commenti
più belli sono quelli di chi dice che la scuola è
proprio così e che, al di là dello splatter e
dell'horror ha ritrovato nel film sentimenti di base
comuni. Sono i sentimenti che mi hanno spinto a fare il
film.
Secondo te gli insegnanti
possono fare qualcosa per prevenire la
"mortalità" scolastica?
Dipende tutto da loro... La
scuola è fatta dai professori. Certo non vorrei la scuola
di Robin Williams, con gli alunni in piedi sulla cattedra,
ma un po' di rispetto, anche da parte dei prof., ci
vorrebbe. Quando vedi un ragazzo di 18 anni piangere in
classe o uno al quale esce il sangue dal naso un giorno si
e uno no, beh i prof. dovrebbero capire che qualcosa non
va!
C'è un messaggio che tu
vorresti mandare a Berlinguer?
Lo invito per la prima del
film il 5 maggio e sarebbe un grande onore se
partecipasse.
Ti piacerebbe studiare in
una Cyberscuola?
Ma, non so, sono favorevole
a Internet, mi piace…ma ruba comunque il rapporto umano.
Penso che la vita sia, per la scuola, una cosa essenziale.
E’ certo però che una scuola autogestita dagli studenti
a casa toglierebbe la dipendenza dai professori ed
eviterebbe anche il fatto di dover seguire alcune lezioni
che non servono a molto perché sei lì, ascolti ma pensi
ai fatti tuoi. Ma sotto altri aspetti io trovo importante
vedere una faccia, vedere una barba, un prof. che ti
racconta una cosa interessante…
E tu cosa ti aspetti che
diciamo noi ragazzi immaginari della Rete dopo aver visto
il tuo film?
Ragazzi immaginari, cyber
ragazzi??? Non li conosco, siamo nel 2000 ma non è ancora
arrivato Matrix... noi comunque faremo un'anteprima del
film in Internet. In Kataweb verrà programmato, a
spezzoni per 10 minuti al giorno, l'ultima settimana prima
del lancio. Ci sarà dunque anche un cyber lancio. Io
però mi auguro che a vedere il film ci siano persone
vere, l'ho fatto per loro e anch'io sono una persona vera!
Infine, per le fan di B@tticuore:
ce l'hai la ragazza???
Ce l'avevo ma mi ha
lasciato perché pensavo troppo al film e la trascuravo.
Chiaramente ha pensato bene di lasciarmi nel momento più
difficile. Comunque: Medley è Gionata Zarantonello e
Ulisse Lendaro, produttore e attore e nel film ci abbiamo
creduto fortemente.
E' divertente la totale
fusione fra una persona vera e un film. Non è che forse,
anche il nostro regista, con questa ultima e sentita
dichiarazione, sia, suo malgrado, entrato un po' nella
cybervita???
Maria Chiara Passera
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