Quelle Nozze (istriane) non s’hanno da
fare
Un amore contrastato
dal padre della sposa, l’inganno, il matrimonio di
convenienza, il duello e la tragedia. Sono gli ingredienti
delle "Nozze istriane" dell’autore giuliano
Antonio Smareglia messe in scena al Teatro Verdi di
Trieste. Con la grande voce del soprano bulgaro Vassileva
e la forza del baritono italiano Mastromarino
Antonio
Smareglia è un autore che, nella nostra epoca, smentisce
il detto popolare "Nemo propheta in patria " in
quanto i suoi lavori vengono praticamente rappresentati
solo a Trieste, sua città di adozione: egli è il
capostipite di alcuni autori giuliani come Illesberg,
Viozzi, Zafred. Smareglia, nato a Pola nel 1834 e morto a
Grado nel 1929, è autore di una decina di opere liriche
nonché di composizioni sinfoniche, musica sacra e lieder.
Il suo solido mestiere, aiutato da una
vena compositiva di primo ordine è bene evidente nell’opera
"Nozze istriane" la cui prima rappresentazione
avvenne al Teatro Verdi di Trieste nel 1895 ottenendo un
buon successo di pubblico e di critica sia per il valore
della partitura sia per la presenza di due grandi artisti
come Gemma Bellincioni e Tito Stagno. L’opera è
dedicata ai genitori ed a tutta la gente di Dignano, paese
posto geograficamente di fronte all’isola di Brioni e
nel quale si immagina che si svolga la vicenda.
La trama del libretto è ben costruita
ed è opera di Luigi Illlica: Lorenzo e Marussa si amano
ma il padre di Marussa, dando ascolto ad un sensale di
matrimoni, vorrebbe che la figlia andasse in sposa al
ricco Nicola. Con uno stratagemma egli riesce a far
restituire a Marussa i piccoli doni che aveva ricevuto da
Lorenzo e quindi ella si crede abbandonata ed accetta di
sposare Nicola, i due uomini si incontrano e Lorenzo viene
ucciso in duello..
Musicalmente
vi sono pagine di grande interesse come il temporale che
apre l’opera, la preghiera di Marussa del terzo atto, il
finale del secondo atto e tanti piccoli episodi raccontati
con una felice ispirazione. Nella edizione triestina
Marussa era impersonata dalla bulgara Svetla Vassileva, un
soprano da tenere bene in evidenza per la sua musicalità,
la sicurezza nell’acuto bello e squillante e per la sua
sensibilità interpretativa. Lorenzo era il tenore inglese
Ian Storey dotato di una voce potente, bene impostata e
finissimo fraseggiatore. Alberto Mastromarino ha
impersonato la figura di Nicola in modo credibilissimo:
questo baritono è una certezza nello scarno panorama
delle voci maschili che oggi calcano le scene. Da
ricordare Giorgio Surian nella parte di Biagio e Enzo
Capuano in quella di Bara. Tiziano Severini ha diretto con
molta cura l’ottima Orchestra del Teatro Verdi di
Trieste trovando un buon rapporto tra orchestra e
palcoscenico e sostenendo accuratamente tutti gli
interpreti. Il Coro del Teatro Verdi di Trieste, istruito
dal maestro Luigi Petroziello, si è molto ben
disimpegnato nei numerosi interventi.
Efficace la regia di Stefano Vizioli
rispettosa della partitura in tutti i particolari. Le
scene ed i costumi erano di Sergio D’Osmo realizzati con
la collaborazione di Federico Cautero. Ci si augura di
poter riascoltare altre opere smaregliane come "La
Falena", già rappresentata a Trieste con Leyla
Gencer e la direzione di Gianandrea Gavazzeni, od "Oceana",
la cui prima rappresentazione venne diretta da Arturo
Toscanini.
Luciano Maggi