Il
linguaggio del silenzio
Una
donna adulta perde l’udito. Ma invece di rinchiudersi in sé
stessa impara a sentire altri messaggi e altri stimoli.
Trasformando il modo che la mente ha di capire e interpretare
le cose. Per vivere così la vita come fosse una nuova
avventura tutta da scoprire
Hanna Merker,
In ascolto, Corbaccio, pp.199, L.25.000
Divenire
sordi in età adulta non è solo un trauma, ma comporta una
trasformazione radicale, una metamorfosi della vita davvero
sconvolgente. Cosa succede, infatti, allorché il silenzio
prende il posto delle voci e dei suoni che da sempre
accompagnavano il nostro universo percettivo? Cosa cambia nell’esistenza
quotidiana quando – per orientarci in un deserto acustico
senza più rumori – ci troviamo costretti a prestare
attenzione, ad ascoltare altri messaggi, altri stimoli
sensoriali, altri linguaggi che cambiano assolutamente il modo
d’essere al mondo e di esperirlo? Infine, o forse in primo
luogo, come far capire agli altri la dimensione
aliena/alienante della sordità o in che maniera comunicare il
silenzio invisibile che circonda e permea sin nell’intimo
chi non ode più?
Queste le
tematiche, gli interrogativi cruciali che si pone il testo di
Hannah Merker "In ascolto", un mix di racconto
autobiografico, saggio, riflessione poetica e breviario
meditativo intorno alla singolare "avventura di una donna
che ha perduto l’udito all’improvviso e ha scoperto un
nuovo mondo". Sì, perché paradossalmente questo libro
tratta dell’ascoltare, suggerendo modalità inedite e nuovi
approcci di ascolto sia per udenti che per non udenti; in
quanto (e questo riguarda tutti) una autentica, significativa
audizione/decifrazione dei messaggi che provengono dagli altri
o dall’universo naturale può accadere solo – sottolinea
la Merker – "quando ti prendi il tempo per guardarti
attorno, per restartene immobile la sera, per meravigliarti
della mattina". E questo non solo perché chi è affetto
da sordità trasforma l’ascolto in un atto visuale o
intuitivo, ma perché forse riuscire ad ascoltare davvero
comporta l’essenziale di "una mente consapevole".
Così educare
se stessi alla percezione di messaggi inauditi d’un mondo
silenzioso è mutar vita e implica una rivoluzione nel modo di
relazionarsi che talvolta può comportare cambiamenti
scioccanti. Hannah infatti d’improvviso non si trova solo a
perdere l’udito e il familiare mondo sonoro, ma pure il
marito che la lascia; anche se queste privazioni dolorose –
come ogni venir meno, del resto, qualora favoriscano l’aprirsi
nei confronti di nuove esperienze piuttosto che una
pietrificante stagnazione regressiva – segneranno per la
Merker l’inizio di una serie di incontri gratificanti,
destinati a culminare nel sodalizio con la cagnetta Sheena,
vero e proprio orecchio canino della donna, e quindi nella
nascita di un rapporto sentimentale con Harvey, destinato a
diventare il suo nuovo compagno.
Così Hannah impara ad ascoltare ciò
che non può più udire, facendo attenzione a tutto quanto non
è più suono. Ed ecco la sua descrizione di come una non
udente può sentire il rumoroso infuriare del vento contro la
sua barca/abitazione: "eccola l’aria invisibile che
spinge ad est il nostro albero, facendoci inclinare; ecco lo
schiaffo delle onde (…) ecco il grido di un gabbiano reale
in cima a un palo qui vicino, il becco che si apre e chiude
nell’emissione di strida altissime che non riesco a sentire
ma, comunque, riecheggiano in me".
Quindi Hannah Merker, non certo intenzionata
a considerarsi vittimisticamente una dei circa ventiquattro
milioni di portatori di handicap uditivo e verbale che vivono
oggi negli Stati Uniti, avendo il coraggio di affrontare,
meglio, di scoprire "il mondo di nuovo", si è
gettata in una "avventura che continua", consapevole
di come – l’ha detto bene F. Gonzales-Crussi – anche in
chi non riesca più a udire, nei più intimi recessi dell’anima
restano pur sempre impigliate tracce sonore e nonostante
cessino nella sordità certi stimoli sensoriali,
riaffioreranno comunque ricordi a fare da ponte tra il mondo
del silenzio e quello del rumore. Perché forse, come scrive
la Merker nella conclusione della sua ricerca/disvelamento,
ascoltare "è udire l’immaginoso".
Francesco Roat |