Topino mio, dà un bacio
a mamma
E’ stata donna
ribelle in Thelma e Louise, fidanzata di un insetto ne La
Mosca e casalinga assassina in Spy. Ora nel film Stuart
Little la ex modella Geena Davis adotta un topo parlante.
L’ultima scommessa per un’attrice vincitrice di un
Oscar e campionessa di tiro con l’arco che da sempre ama
gli estremi
E’
entrata nella storia del cinema al fianco di Susan
Sarandon come la Thelma del film diretto da Ridley Scott Thelma
& Louise. Un’icona sexy e dal carattere forte,
la cui vita artistica è stata segnata da matrimoni con
colleghi: prima l’attore Jeff Goldblum con cui ha
interpretato il remake de La mosca e il
demenziale Le ragazze della Terra sono facili; poi
il regista Renny Harlin con cui ha centrato tre pellicole
consecutivamente disastrose al botteghino. Adesso a
quarantatré anni, l’ex modella alta un metro e ottanta
con alle spalle una carriera costellata di grandi successi
come Tootsie e un premio Oscar per Turista per
caso guarda avanti con uno spirito del tutto nuovo.
Amante del tiro con l’arco – per un soffio non è
stata selezionata nella nazionale olimpica americana in
partenza per Sidney 2000 – l’affascinante Geena,
stranamente più bella di persona che sullo schermo si è
divertita a fare la madre del topino Stuart Little nel
delizioso film che annovera le voci italiane di Luca
Laurenti e Paolo Bonolis a doppiare rispettivamente il
piccolo Stuart e del gatto Fiocco di neve. Una pellicola
davvero per tutti che ha sbancato i botteghini americani e
italiani e di cui è stato annunciato l’inevitabile sequel..
Quale è stata la cosa più difficile da
fare in Stuart Little?
Ricreare
lo stesso tono della storia contenuta nel libro senza
scadere nella facile tentazione di indebolire l’equilibrio
tra fantasia e realtà presente nella trama. Già era
straordinario pensare di adottare un topo come figlio e di
dovergli dare il bacio della buona notte, poi, però, le
cose si sono complicate quando abbiamo dovuto recitare
senza che ci fosse realmente nulla, perché Stuart è
stato aggiunto digitalmente dal computer. Così mi sono
trovata a dare decine di baci nel vuoto prima di centrare
la posizione giusta che avrebbe consentito al regista di
aggiungere l’immagine del topo attaccata alle mie
labbra. Un’esperienza quasi snervante che ci ha fatto
quasi impazzire tutti quanti. Del resto per me come
attrice era proprio questa la sfida: far sembrare che
tutto accadesse nella maniera più naturale e normale
possibile. Qualcosa di molto complesso quando si ha a che
fare con delle immagini generate dal computer.
Chi o che cosa l’hanno aiutata di più
per questo ruolo?
Sicuramente la mia esperienza di
bambina. Da piccola avevo sempre dei gatti o dei cani. Li
ho sempre trattati come delle persone e mi aspettavo da un
momento all’altro che iniziassero a parlare. Ho sempre
avuto un’immaginazione molto attiva anche quando giocavo
con le bambole. Poi io adoro gli animali…
L’elemento più interessante di questo
film è il fatto che tramite una storia deliziosa viene
messa in scena una fiaba molto avanzata, una sorta di
apologo sulla tolleranza e il rispetto per il prossimo…
Quando ho letto la sceneggiatura sono
rimasta affascinata: il suo messaggio era innovativo e
straordinario. Conoscevo bene il vecchio libro da cui era
stata tratta, ma mi sono accorta subito di questi elementi
molto moderni che insegnano davvero qualcosa ai bambini,
ma anche agli adulti. Mi piace come viene trattato il
diverso in Stuart Little e sono convinta che tutti
i bambini meritino di essere amati di un amore che non
pone alcuna condizione. Del resto un altro messaggio del
film è che la famiglia è composta dalle persone che ti
vogliono bene e non necessariamente da coloro che hanno
con te legami di sangue. La normalità con cui noi
adottiamo il topino Stuart è la vera forza di una
metafora per spiegare che la diversità è sempre e
comunque.
Il fantastico è un elemento che tocca
molti dei suoi film…
Ho sempre amato questo genere, ma la
cosa che più mi interessa nelle pellicole che giro è
quella di essere in tutto e per tutto molto attiva
riguardo la parte che interpreto. Non mi piace essere la
ragazza dell’eroe. Adoro essere protagonista di quello
che faccio. E’ anche per questo che ho rinunciato ad una
parte che mi avrebbe dato molto denaro e successo come
quella che poi è andata a Demi Moore in Ghost.
Le persone che lavorano con lei la
definiscono eccentrica, perché?
Non lo so proprio. Sono molto sensibile,
ma non mi sento eccentrica. Anzi, nei miei film incarno
spesso l’elemento razionale della storia, mentre altri
fanno cose pazze intorno a me.
Le è dispiaciuto non andare alle
Olimpiadi?
Un po’ sì, ma è difficile portare
avanti insieme due carriere diverse come attrice e come
sportiva. Viaggio molto a causa di entrambi e la cosa più
importante per me è quella di poterle conciliare.
Cosa le piace di più nella vita?
Adoro viaggiare e lo faccio molto sia
per lavoro che per hobby quando vado a fare le gare di
tiro con l’arco in tutto il mondo. E’ una cosa molto
stimolante. Una piacevole controindicazione del mio
lavoro.
La sua carriera è piena di personaggi
tutti molto diversi tra loro che appartengono a film di
vari generi. Qual è quello che le è rimasto più nel
cuore?
Faccio
l’attrice per cambiare e per trovare nuovi stimoli che
mi arrivano da storie e personaggi femminili diversi tra
loro. Per anni ho fatto la modella poi ho deciso di dovere
diventare altro. La mia stabilità emotiva e professionale
sta nell’accettare nuove sfide. Forse, il personaggio
cui sono più legata è quello di Spy. Una
casalinga colpita da amnesia che scopre di essere stata in
passato un’assassina. Richiedeva una trasformazione
emotiva radicale. Come interprete mi piacciono gli estremi
e Hollywood in questo senso aiuta le mie scelte: nel mio
film precedente ero un’assassina di professione, in
questo sono la madre di un piccolo roditore…
Cosa è stato più difficile: baciare il
topo Stuart Little o la Mosca Jeff Goldblum?
Sicuramente la seconda cosa, anche se
sotto le ali c’era mio marito…però in molti momenti
in cui stavamo girando Stuart Little abbiamo pensato che
saremmo diventati tutti quanti pazzi…
Marco Spagnoli