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redarrowleft.GIF (53 byte) Cinema Giugno 2000


I FILM DI GIUGNO 2000

Scelti da Nautilus

ALTRI FILM IN PROGRAMMAZIONE

Uno scapolo d’oro (The Bachelor) {Sostituisci con chiocciola}

Chris O'Donnell - Renee Zellweger Sceneggiatura Steve Cohen Regia Gary Sinori Anno di produzione USA 2000 Distribuzione MEDUSA Durata 101’

Inutile e indolore Uno scapolo d’oro è una scipitissima commediola che nel bene o nel male si può sia vedere che non vedere, tanto questo non cambierà affatto la vita dello spettatori. Aggravato dal maldestro tentativo di clonare le commedie del passato cercando di riesumare il tema legato al matrimonio di chi ovviamente non si vuole sposare, il film è una lunga sequela di luoghi comuni non solo cinematografici in cui il belloccio e monoespressivo Chris O’Donnell fa la parte (si fa per dire) del leone. In realtà la sua storia prevedibile all’insegna di una mediocrità sbarazzina rende il tutto come un’accozzaglia di mediocre deja vu. Un film non pessimo, ma decisamente vuoto di contenuti e di idee e privo di ogni appeal se si eccettua la divertente scena delle seimila spose in abito bianco che inseguono il fortunato O’ Donnell per tutta San Francisco, dopo avere risposto alla sua inserzione messa su un giornale da un amico desideroso di aiutarlo.

La vita è un fischio {Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}

Luis Alberto Garcia - Coralia Veloz - Claudia Rojas - Bébé Perez Sceneggiatura e Regia Fernando Pérez Anno di produzione Cuba 1999 Distribuzione Mikado Durata 106’

In una Cuba leggermente più moderna delle ultime pellicole in cui l’abbiamo vista, tre storie di diverse persone unite da un unico insondabile destino vengono raccontate in un crescendo originale e surreale che dello spirito dell’isola caraibica riecheggiano l’anima cristiana e al tempo stesso pagana. Elementi lirici come l’acqua, il volo, l’amore e la vita si interescano vicendevolmente sia sul piano narrativo che visivo in questa pellicola a tratti inconsueta, decisamente da non perdere, visto che costituisce una chicca all’interno del panorama cinematografico internazionale. Come in un capolavoro di Salvador Dalì, l’anima afro cubana con i suoi elementi ricchi di simbolismo danno vita ad una storia profondamente ed intimamente umana in cui la ricerca della felicità diventa l’elemento preminente della vita di tre persone. E l’azione caotica, ma al tempo stesso omogeneo prende corpo in una Cuba in cui al tempo stesso vivono le anime di Africa, America ed Europa. Un film unico che non si sdegna di essere anche molto divertente nel mostrare tanti piccoli vizi e buffi comportamenti di esseri umani in cerca del traguardo più alto cui si possa aspirare. Quella felicità che arriverà alle 4 e 44 del giorno 4, dove la ripetizione del numero simbolo dell’acqua sta indicare l’azione rigeneratrice della vita.

Sognando l’Africa (I dreamed of Africa) {Sostituisci con chiocciola}

Kim Basinger – Vincent Perez Sceneggiatura Paula Milne e Susan Shilliday tratta dal libro Sognavo l’Africa di Kuki Gallman Regia Hugh Hudson Anno di produzione USA 2000 Distribuzione Columbia Tristar Durata 112’

Tratto dal bestseller autobiografico della nobildonna veneziana Kuki Gallman, Sognando l’Africa è una sconfinata dichiarazione d’amore alle atmosfere che si respirano nel continente nero. Rossi tramonti che si perdono lungo i contorni della natura selvaggia e cieli azzurri capaci di stregare l’anima e il cuore degli uomini. Una pellicola intimamente legata all’epoca in cui è ambientata: quegli anni a cavallo tra i Sessanta e i Settanta, figli di un esotismo culturale che poteva portare le persone a scommettere sulle proprie esistenze, magari lasciando tutto e tutti per partire alla volta di paesi lontani. E questo è proprio quello che ha fatto la protagonista di questa storia interpretata da Kim Basinger. Sposarsi con un uomo conosciuto in seguito alle tragiche circostanze di un incidente d’auto e partire insieme a lui e al figlio avuto da un precedente matrimonio per il Kenya in cerca di una vita nuova. E Kim Basinger riesce bene ad interpretare la fermezza e la determinazione della giovane donna nell’affrontare le non poche difficoltà di ambientamento nel paese africano. Tra bracconieri, squallidi assassini di elefanti e rinoceronti solo allo scopo di rubarne l’avorio, e una natura quasi incontaminata dal contatto con gli esseri umani. La forza d’animo di Kuki assume la grandezza dei toni drammatici di un martirologio. Il suo amore per l’Africa, per una vita diversa da quella che si poteva condurre nell’Italia del nord di metà anni Settanta, per gli animali, per le tribù autoctone la cui salute era minata dalla fame e dalle malattie, per una vita in cui la pienezza spirituale coincide con ritmi e tempi diversi è stato più grande di qualsiasi altra cosa. Una passione diventata un libro che ha venduto milioni di copie in tutto il mondo e che ha convinto il regista Hugh Hudson (Momenti di gloria, Greystoke) a trasporre in un drammone doloroso con protagonista Vincent Perez oltre alla bionda interprete di Nove settimane e mezzo. Un film girato per tributare il giusto riconoscimento a questa donna che ha attraversato sofferenze difficili da raccontare e che sul grande schermo acquisiscono toni vagamente menagrami, spesso causa di un umorismo involontario. Quello di cui, però, il regista e forse anche la produzione non si sono resi conto è che Sognando l’Africa pur raccontando una storia vera, non riesce a coinvolgere quasi mai lo spettatore. Il suo stile troppo vecchio per il cinema di oggi fa apparire il classico La mia Africa con Robert Redford e Meryl Streep come una commedia d’avanguardia. Purtroppo, e questo dispiace nei confronti dell’autrice del libro che ha subito sulla sua pelle una serie terrificante di incidenti e di disgrazie, Sognando l’Africa è un film datato come la storia che racconta, incapace di trasmettere pathos al pubblico e foriero, invece, di tanta noia. Alla fine parafrasando l’ultima opera di Robert Altman il titolo giusto per questa pellicola sarebbe dovuto essere La sfiga di Kuki. Una sfortuna nera, accettata con la rassegnazione di un monaco buddista di cui non si riesce a comprendere il ritorno spirituale. Il film non lo spiega e l’unica vera emozione presente in Sognando l’Africa è data da una scena veloce in cui Kim Basinger mostra un nudo parziale, ma decisamente mozzafiato.

Battaglia per la Terra (Battlefield Earth) {Sostituisci con chiocciola}

John Travolta – Forest Whitaker Sceneggiatura Corey Mandell tratta dalla trilogia di Ron Hubbard Regia Roger Christian Anno di produzione USA 2000 Distribuzione Warner Bros Durata 114’

Anno Tremila. La terra è governata da una razza aliena che i pochi superstiti terrestri considerano come esseri soprannaturali, quasi dei demoni. C’è, però, qualcuno che ha ancora il coraggio di ribellarsi momento. Un uomo solo cresciuto come un guerriero e pronto ad affrontare a viso aperto e a mani nude quelle che ritiene solo delle superstizioni. In realtà sarà lui stesso a scontrarsi con una realtà peggiore di quanto potrebbe mai immaginare. In quello che una volta si chiamava Colorado questi feroci extraterrestri raggruppano gli umani per sfruttarli nello sfruttamento dei giacimenti di minerali pregiati che portano sul loro pianeta d’origine. Tratto dalla trilogia omonima scritta dal fondatore di Scientology Ron Hubbard, Battaglia per la Terra ha come imprevedibile protagonista un irriconoscibile John Travolta mascherato sotto un pesante trucco che ha il palese difetto di assomigliare a quello dei Klingon di Star Trek. Al suo primo film a carattere fantastico al cento per cento, Travolta si presta per raccontare una storia di intrigo, avidità e stupidità che sembra ricalcare moltissimo trame già viste più volte nel cinema degli ultimi cinquanta anni. Da Il pianeta delle Scimmie a Mad Max, da La fortezza a Indipendence Day, da Highlander a Dune, Battaglia per la Terra batte terreni già conosciuti, illuminato, però, dal carisma innegabile di un Travolta riconoscibile solo per gli inequivocabili occhi azzurri. Un film non originale che sebbene spettacolare è dominato da un senso di deja vu.

Scarlet Diva {Sostituisci con chiocciola}

Asia Argento – Vera Gemma Sceneggiatura e Regia Asia Argento Anno di produzione Italia 2000 Distribuzione Minerva Durata 90’

 Asia Argento diventa regista in una storia d’amore ambientata tra Roma e Parigi in cui ha voluto raccontare le ansie e le paure di una ragazza qualsiasi. Il risultato, sebbene interessante sotto il profilo squisitamente tecnico, è un’accozzaglia di storie e situazioni tra il pesante, lo sboccato e l’imbarazzante. Ritagliate su uno sfondo e un orizzonte intimamente squallidi, con situazioni noiose a metà tra l’erotico e il psicologico. Scarlet Diva è in fondo, in fondo un melodramma prevedibile con tanto di finale parigino sulle tracce innegabili delle suggestioni di opere come La boheme o La traviata in cui le donne soccombono sempre dinanzi ad un amore fatale. Un film fatto di sogni e di inquietudini catalizzate da Asia l’attrice – personaggio che diventa anche regista. Cucita addosso a se stessa la storia dell’alter ego della figlia di Dario Argento è un modello stilistico alternativo per raccontare attraverso un doppio, una trama plausibile, possibile, ma anche eccessivamente caricata, condita dagli squitti di questo Sex Symbol ancora troppo acerbo per potere davvero piacere a tutti e –soprattutto – per avere qualcosa di interessante da dire. Non è, infatti, sempre vero che la personalità di un attore e un regista debba sempre sopravanzare il carattere e l’evoluzione della trama che si sta raccontando.

Dorme {Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}

Cristiano Callegari - Alessio Muzi Sceneggiatura e Regia Eros Puglielli Anno di produzione Italia 2000 Distribuzione Lucky Red Durata 80’

Il lungo girato in video Dorme vincitore del premio Adriaticocinema viene adesso adattato e montato per il grande schermo e trasposto su pellicola per raggiungere un pubblico più vasto. Così, i sogni di periferia di un adolescente lasciato dalla sua ragazza, perché troppo basso, potranno raggiungere il grande pubblico e divertirlo con la sua fantasia, figlia di una contaminazione culturale tipica del retaggio culturale dei trentenni figli del villaggio globale. Un film buffo Dorme, povero di mezzi, ma ricco di idee esilaranti come quella dei fratelli Riccio, ovvero lo psicopatico del quartiere in piena crisi dissociativa oppure come quella della droga sintetica Monaco 2 che aiuta gli uomini a sentirsi come il Grande Mazinga. Una pellicola originale, profondamente romana, strutturata sullo sfondo di una periferia disastrata che diventa uno scenario perfetto per una specie di western post moderno in cui incubi e speranze passano necessariamente il vaglio di luoghi comuni e banalità della vita di tutti i giorni.

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