Il Museo Cantonale d'Arte presenta la seconda
esposizione del ciclo "Consonanze" dedicato
a una riflessione sul proprio patrimonio artistico e
sulle modalità di fruizione. Le due mostre, entrambe
curate da Marco Franciolli, direttore del Museo
Cantonale, esplorano relazioni, distanze e contiguità
tra le opere della collezione permanente.
Rinunciando
a un allestimento di impostazione cronologica si è
scelto di privilegiare il gioco dei rimandi tra le
opere e l'indagine sulle analogie tra autori diversi.
Dopo aver indagato in Consonanze 1 relazioni
tra opere della collezione secondo un ordinamento
tematico, il Museo Cantonale propone, per
"Consonanze 2", un nuovo tipo di sguardo che
sottolinea le analogie tra le opere che esplorano la
natura dell'arte nei suoi meccanismi precipui. Che
cosa è un'opera d'arte? Qual è la sua funzione?
Quali sono gli elementi che la definiscono? Sono
alcuni degli interrogativi primari affrontati dagli
artisti inclusi in questa mostra. Ad essere indagata
è così l'opera nella sua stessa natura e non più in
relazione con l'oggetto rappresentato. In questo senso
la linea, la superficie, il colore, la materia
pittorica, la memoria dell'arte del passato divengono
campi d'indagine primari. Obiettivo di Consonanze 2
è insomma quello di evidenziare gli aspetti
dell'evoluzione artistica del Novecento che attuano
una ricerca nel mondo dell'astrazione, dell'informale
e del concettuale, quando l'arte, liberatasi dallo
stato di soggezione al reale inizia a interrogarsi
sulla propria identità. Le opere di Toroni e Paolini
dialogano con Mola interrogandosi sul linguaggio
dell'arte; le installazioni di Taeuber Arp, Dynys e
Schütte affrontano il problema del rapporto tra
spazio e percezione, mentre i dipinti di Glarner e
Saxon lavorano sulle relazioni tra linea e superficie.
Consonanze 2 offrirà inoltre l'occasione di
confrontarsi con opere di Max Bill, Melotti, Fontana,
Dadamaino e Orozco, per citare solo alcuni degli
artisti rappresentati.