Donne nell'arte (43)
ANNA MARIA TREVISAN - Le misure del mondo
In Anna Maria Trevisan sembrano convivere, a volte dialetticamente, altre in armonia due diverse visioni dell'arte; una è l'applicazione e lo sviluppo di un'abilità precisa e determinata di prendere la misura del mondo, delle cose, dei volti secondo una procedura accademica seria, professionale e straordinariamente evoluta; l'altra è la tensione alla ricerca, alla concretizzazione di un'appartenenza estetica (ed etica) profonda e personale.
Alla fusione di queste due forze, ad esempio, devono il loro esistere molti tra i moltissimi ritratti eseguiti dalla Trevisan nella sua intensa carriera artistica, e specialmente quelli della figlia Eva e di alcuni altri personaggi nei quali emerge chiarissimo il volume e il valore degli affetti. Vi deve molto anche quella parte di attività ed esperienza legata ad un meno noto, ma altrettanto significativo, uso del suo pennello: la pittura chiesastica. Ad essa Anna Maria Trevisan ha dedicato uno studio e un impegno degni delle più famose "botteghe" della storia dell'arte: affreschi dalle proporzioni considerevoli, come quello per il soffitto della parrocchiale di Solesino, in provincia si Padova, un'Assunzione di 114 mq, o la vigorosissima Pentecoste, un "telero" di 12 mq, per l'ovale del soffitto della parrocchiale di Sarcedo (VI), entrambi trattati con
la forza espressiva che non stupisce trovare in chi, per trarla dalla propria conoscenza dell'arte e delle tecniche, è in grado di arrampicarsi su ponteggi a venti metri dal suolo per giorni e giorni ad applicare con esiti solari
strategie antiche che prevedono la preparazione di cartoni, dell'intonaco per l'affresco, degli spolveri, delle sinopie….
Forse tutta questa sostanza si è radicata con forza in questo inusuale, femminile e raffinato temperamento d'artista con il raccogliere, l'immagazzinare e far proprio un assoluto estetico (che nel passato fu quasi esclusivo appannaggio dell'artista uomo), come una
sorta di pietra filosofale in grado di trasformare in oro la precarietà dell'esistenza quotidiana.