L’armonia della
natura e l’ordine dei governi
Piero
Morpurgo: L’armonia della natura e l’ordine dei
governi (secoli XII –XIV ) Sismel.
Edizioni del Galluzzo –2000 Vol.
di pagg. 362.
In
tempi in cui tanto si discute di integrazione e integralismo,
pluralismo e multicultura, offre non pochi spunti di
riflessione l’interessante studio storico di Piero Morpurgo
,che analizza, con ricchezza di annotazioni e grande cura,
l’evoluzione delle conoscenze
scientifiche nell’ultimo periodo medievale e il loro
intrecciarsi con la realtà
del potere politico, non solo per quanto di favolistico
si possa rinvenire nella credenza che vedeva il regnante quale
diretta proiezione della potestà divina, ma anche
per gli influssi che l’amore per il sapere ebbe su
alcune figure di potenti illuminati, sui loro criteri di
condotta, e
soprattutto per i molteplici problemi
sorti in conseguenza
dell’accresciuto sviluppo delle scienze.
Il saggio
rappresenta una fonte vastissima di precisazioni storiche e di
osservazioni critiche, non trascurando alcun momento della
cultura politico-scientifica di tempi spesso a torto
sottovalutati e che furono invece ricchi dei fermenti dai
quali poté
scaturire, sotto il profilo culturale, la sistemazione
scientifica dei secoli seguenti e, quanto alla politica, lo
sviluppo delle forme di governo che mutarono il panorama di
gran parte dell’Europa, con l’avvento e il consolidarsi
delle grande monarchie.
Prendendo lo
spunto dalle osservazioni che Giorgio Vasari espresse a
Francesco di Cosimo Medici circa la preparazione di alcuni
affreschi per il Palazzo della Signoria,Morpurgo risale
all’esame dei dati scientifici forniti nel XII° secolo da
testi quali la
Cosmographia di Bernardo Silvestre, per sottolineare il
parallelo tra ordine naturale ed equilibrio nell’esercizio
del potere e così, via via, numerosi fatti e documenti
storici vengono rapportati alla crescente importanza raggiunta
dalle conoscenze scientifiche,ricordando come sovente la
commistione stessa dei linguaggi, scientifico, politico e
religioso, fosse prova
non di confusione al riguardo, quanto della ricchezza umorale
che ne era alla base.
E’ noto
come storicamente il sovrano traesse i fondamenti del proprio
potere dalla volontà divina (e questo da sempre e non
soltanto in Europa);ma si radicò in quel periodo anche la
convinzione che il buon governo, garanzia per l’evoluzione
della cultura scientifica, ricevesse particolare sicurezza
dove l’organizzazione del potere e la sua amministrazione
rispecchiassero l’armonia delle norme che sovrintendono il
mondo naturale.
Nella parte
centrale del suo scritto, Morpurgo tratta del problematico
rapporto tra la scienza nel suo periodo di più fervido
progresso e i rischi
dell’influenza che tale progresso avrebbe potuto
esercitare sugli affari della politica . Se alla fine del XIII°
secolo era possibile
ritenere inseparabili i poteri imperiali e gli
spirituali,ben più gravi furono i quesiti posti
dall’ampliarsi del pensiero scientifico quale veniva
sviluppandosi nelle grandi scuole europee, dove fu
fondamentale l’apporto
della cultura ebraica ,in particolare quando si fecero
più intensi gli scambi culturali anche tra centri minori.
Il problema
fondamentale di questi secoli
difficili e travagliati, cui Morpurgo dedica la terza
parte del saggio, sta a questo riguardo nei rapporti tra
la cultura scientifica ebraica,consolidatasi in modo
preciso specie in campo medico, aperta a innovazioni e
intuizioni di grande significato, e la tradizionale cultura
europea,in prevalenza cattolica e d’impronta dogmatica.
Problema che ebbe ovviamente risvolti politici , pur partendo
da presupposti di carattere etico; lo stesso impulso dato in
quegli anni agli studi biblici
rese più acuti i dissensi e quindi più radicali le
differenti posizioni. Già la comparsa sulla scena
europea della cultura islamica aveva in precedenza
complicato il quadro politico generale; ma, a differenza
dell’Islam, la cultura ebraica non
ebbe confini geografici di alcun genere: per lontano
effetto della diaspora iniziale, il mondo giudaico viveva in
una sorta di extraterritorialità all’interno
di molti paesi europei e
l’accresciuta importanza delle acquisizioni scientifiche
fecero di questo mondo culturale il protagonista di tempi
travagliati, oggetto di critiche, diffidenze e condanne che da
dottrinali divennero chiaramente politico-razziste,
espressione di un’ostilità
naturalmente radicata nel
conservatorismo più chiuso e nell’intolleranza.
Morpurgo documenta con estrema precisione le tappe di questo
cammino di lotta, che pure fu il sentiero attraverso cui
l’Europa arrivò a gettare le basi di studi scientifici più
sistematici, quali furono possibili solo in tempi moderni,
fuori da ogni pastoia ideologica o dogmatica.
Tracciando un
filo di congiunzione tra il pensiero di Maimonide, medico
ebreo spagnolo, e le analisi di Jean Bodin, giurista francese,
con uno scarto di quattro secoli che non indica una frattura
quanto una continuità, il volume si conclude
con le parole dello stesso Bodin
dove egli sostiene essere necessario al buon governo di
uno stato l’equilibrio, fatto di tranquillità, che presiede
al volgere del tempo nel giusto ritmo delle stagioni.
Resy
Amaglio
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