"Nel
Vicentino ci bastano i nostri immigrati"
Sono oltre 4 mila gli
extracomunitari senza lavoro nella provincia veneta. Valentino
Ziche, presidente dell’Assindustria, interviene sull’allarme
lavoro nel Nord: "Non lanciamo messaggi ingannevoli, non
c’è posto per tutti. Diamolo a chi è già qui, magari
assieme ad una abitazione"
Immigrati a caccia di un
posto di lavoro. E nel Vicentino sono migliaia. Almeno 4 mila
iscritti alle liste di collocamento. "Prima di importare
nuova immigrazione - dice il presidente dell'Associazione
industriali di Vicenza Valentino Ziche - cerchiamo di dare una
occupazione e una casa a chi è già qui e non ha né un
reddito, né un'abitazione. E' una questione morale.
Smettiamola di lanciare messaggi che rischiano di essere
ingannevoli. Nel Vicentino qualche posto di lavoro libero
c'è, e allora diamolo a chi è già qui e ne ha i requisiti
senza far credere a mezzo mondo che da noi c'è lavoro per
tutti".
Reclamando un po' di ritorno al buon senso,
parla chiaro il presidente dell'Assindustria vicentina, la
quarta struttura "dell'Aquilotto" in Italia per
numero di imprese associate. "Auspico che si vada davvero
verso una regolamentazione dei flussi per dare la giusta
portata all'introduzione nel nostro Paese di lavoratori
extracomunitari. E' scorretto e poco etico far credere che qui
nel Nordest c'è posto per tutti. Non è così nè in termini
di quantità, nè in termini di profili professionali. Ecco
perchè ritengo indispensabile che si instauri un migliore e
più corretto rapporto tra mondo dell'imprenditoria e sistema
pubblico. Il rischio, altrimenti, è quello di lanciare
messaggi aleatori. E quando si parla di lavoro, di lavoro per
far vivere persone e famiglie decorosamente che vengono da
lontano, non è il caso di montare illusioni".
Dopo aver messo in carnet un
2000 sostanzialmente positivo, l'industria vicentina
s'interroga sul futuro. "Se l'andamento dell'Euro nel
corso del 2000 ha dato dei vantaggi alle nostre aziende
orientate all'export, è pur vero - sottolinea Ziche - che
negli ultimi mesi dell'anno molte aziende non sono riuscite ad
"assorbire" nei listini gli aumenti dovuti
all'incremento dei costi energetici, con evidenti risvolti di
minor redditività dei bilanci aziendali". Per dire che
anche la task force produttiva vicentina non è immune dal
subire le dinamiche economiche. "Ecco perchè - aggiunge
Ziche - si profilano due sfide: la prima, che si collega alle
dinamiche occupazionali, che è quella di aumentare le
assunzioni flessibili, atipiche; la seconda, che investe
invece il pianeta imprenditoriale. Mi spiego. Chi opera in
settori maturi è ad un bivio: o delocalizza per far
fronte ai costi della manodopera o crea le basi per un
processo di riconversione puntando su prodotti ad alto valore
aggiunto. C'è poi una terza via, che considero
strategicamente valida, che è quella della cooperazione tra
industrie". Vale a dire? "Oggi la dimensione
aziendale è fattore determinate per competere. Aggregare
realtà di settore diventa perciò un elemento strategico per
guardare avanti e proiettarsi in una economia in contina
trasformazione. La parola d'ordine dunque è quella di creare
sempre più sinergie funzionali tra aziende, e come
Assindustria di Vicenza stiamo divulgando questa cultura.
L'integrazione, la cooperazione tra imprese locali crea
sistema, e diventa quindi fattore vincente. Un esempio? Quello
quello che è accaduto nel settore laterizi, dove alcune
imprese del Vicentino si sono messe assieme ed hanno creato il
marchio "Stabila". Sulla base di questa esperienza
positiva, realtà di settori diversi, come ad esempio il
tessile, potrebbero aggregarsi in funzione di una crescita
rispetto ad un mercato che si presenta sempre più
competitivo".
Torniamo, presidente Ziche, alla questione
occupazione. Come si pone l'esperienza delle industrie
vicentine, e più in generale del Nordest, rispetto al
Mezzogiorno?
"Sul Sud abbiamo puntato con risultati
contrastanti. Penso al caso Manfredonia. Non è facile portare
laggiù il know how delle nostre aziende, perchè è una
sintesi di rete costruita al Nord, in un territorio ben
delineato. Se i giovani del Sud vogliono venire a lavorare da
noi, nell'ambito delle professionalità richieste c'è posto.
Ma io credo che questo potrà avvenire solo togliendo le forme
di assistenzialismo statale che "bloccano" il Sud.
Chi intende salire la Penisola, se ha volontà e
professionalità, trova di certo un posto di lavoro. E noi
imprenditori non dimentichiamo certo il loro problema
accessorio ma non secondario , cioè la casa. Nel sud ci sono
molte potenzialità ; qui nel Nordest, nel contesto
socio-economico che si è creato, potrebbero esprimersi. Ma la
scelta, a questo punto, tocca soprattutto a loro, ai giovani
del Mezzogiorno".
Maurizio Mascarin
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