Opera di
restauro
Le parti parlate
sono andate irrimediabilmente perse. Ma Franco Piva è
riuscito a mettere in scena ugualmente al Teatro Sociale di
Rovigo la rara "La Romanziera e l’Uomo Nero" del
maestro bergamasco. Oltre al "Divertimento dei Numi"
di Paisiello, recuperato nonostante le cancellature del
manoscritto originale
Il
Teatro Sociale di Rovigo il 25 novembre ha messo in scena due
opere che erano cadute nel dimenticatoio pur avendo i numeri
per una giusta circolazione; si tratta del "Il
Divertimento dei Numi" di Giovanni Paisiello e "La
Romanziera e l’Uomo Nero" di Gaetano Donizetti. Va dato
merito al maestro Franco Piva, tenace riscopritore di
partiture dimenticate, di aver proposto alla direzione del
Teatro Sociale di rappresentare questi importanti lavori dei
quali ha curato la revisione critica.
"Il Divertimento dei
Numi" di Giovanni Paisiello su libretto di Giovan
Battista Lorenzi è uno scherzo musicale nel quale Giove
tramuta in divinità tre mortali i quali non riescono a
dimenticare gli affanni e le beghe di tutti i giorni e si
comportano di fronte ai veri Dei come persone umane con tutti
i loro problemi e con il loro modo di pensare e di agire; alla
fine essi riprendono le loro naturali sembianze e ritornano
alla loro quotidianità.
Partitura elegante, con belle
arie, interventi frequenti e sostanziosi del coro e una
varietà di situazioni molto bene sottolineate dal discorso
musicale. Per la revisione il maestro Piva ha lavorato sulla
partitura autografa che è custodita presso la Biblioteca del
Conservatorio di San Pietro a Majella a Napoli superando le
difficoltà di un manoscritto contenente molte cancellature ed
addirittura delle parti ricoperte con della carta, segno di
evidenti incertezze da parte del compositore.
Un maggior impegno è stato
quello per la revisione de "La Romanziera e l’Uomo
Nero", opera scritta da Gaetano Donizetti su libretto di
Domenico Gilardoni. La prima rappresentazione di questo lavoro
del maestro bergamasco è andata in scena il 18 giugno 1831 al
Teatro del Fondo di Napoli e si colloca tra la "Francesca
di Foix" rappresentata il 30 maggio 1831 al Teatro San
Carlo di Napoli e la "Fausta" andata in scena nel
medesimo teatro il 12 gennaio 1832. Ponendo attenzione alle
date sopraccitate si può capire come Donizetti avesse tempi
strettissimi per la composizione de "La Romanziera e l’Uomo
Nero" e pertanto nella partitura è facile identificare
motivi tratti da opere precedenti o che preannunciano lavori
futuri come "L’Elisir d’Amore": si ravvisa anche
una ascendenza rossiniana con citazioni precise come la
canzone del gondoliere dall' "Otello" di Rossini.
L'opera ebbe una sola
rappresentazione perché fu accolta male dal pubblico
napoletano ed allora l'impresario Barbaja la tolse subito dal
cartellone. Il lavoro era costituito da scene musicali
collegate tra loro da testi parlati che sono andati
irrimediabilmente perduti tanto che in tempi recenti si ebbero
due rappresentazioni, una a Londra nel 1982 e una a Fermo nel
1988 ma con i soli numeri musicali; nell'unico compact disc di
quest'opera, edito da Opera Rara, non vi è traccia delle
parti recitate.
Per la messa in scena rodigina
Michele Zurletti ha ricostruito i parlati basandosi sui testi
dei lavori teatrali "L’Homme Noir" e "Le
Coiffeur et le Parruquier" entrambi di Scribe, testi sui
quali è basata la trama di Gilardoni. Il maestro Piva ha
eseguito la revisione musicale servendosi del materiale che si
trova nella Biblioteca del Conservatorio di San Pietro a
Majella di Napoli costituito da due partiture manoscritte che
presentano delle differenze tra loro e da uno spartito per
canto e pianoforte. In questo modo con la stretta
collaborazione del maestro Piva e del critico Michelangelo
Zurletti si è potuto ricostruire e mettere in scena il
piacevole lavoro donizettiano.
La trama è assi semplice:
Antonina,la romanziera, vive in un mondo di sogni e per lei il
vero uomo cui concedere la mano non è Carlino, al quale il
padre vorrebbe maritarla, ma un ipotetico uomo nero, frutto
della sua fantasia. Alla fine Antonina dimentica il suo mondo
irreale e assicura il padre che dimenticherà il suo irreale
" romanticismo". Per la messa in scena dell'opera il
Teatro di Rovigo ha molto oculatamente affidato la regia a
Michele Placido, uomo di teatro che ha lavorato egregiamente
trasformando e plasmando i cantanti in veri e propri attori
sia dal punto di vista scenico che nella recitazione, cosa non
facile per un artista sdoppiarsi nella funzione di cantante e
di attore di prosa.
Da lodare in blocco la
compagnia di canto formata da Claudia Marchi, Giampaolo
Fiocchi, Alessandro Calamai e Patri Sbudelli per "Il
Divertimento dei Numi" cui si sono aggiunti Patrizia
Cigna, Anna Maria Barconi, Marco Ferrato, Massimiliano Fichera
e Dario Giorgelè per il lavoro donizettiano. Il maestro
Franco Piva ha diretto con entusiasmo e brio l'orchestra
"G.F. Malipiero", Edoardo Sanchi ha curato la parte
scenografica dello spettacolo e Cristina Moret ha ideato i bei
costumi.
l.m.
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