L’infanzia
non-stop
Che l’adolescenza
sia un’età difficile si sapeva. Che oggi lo sia diventata
anche di più è però una novità. Colpa degli adulti
assenti, della mancanza di modelli di riferimento e della
prolungata convivenza in famiglia. Allora soprattutto "i
grandi" devono imparare a comportarsi nel modo giusto.
Per aiutare i ragazzi ad affrontare la loro "seconda
nascita"
L’età incerta – Silvia
Vegetti Finzi e Anna Maria Battistin – ed Mondadori
Dopo i saggi a due mani "A
piccoli passi" (sulla psicologia della prima infanzia) e
"I bambini sono cambiati" (sulla psicologia dei
piccoli dai cinque ai dieci anni) Silvia Vegetti Finzi e Anna
Maria Battistin firmano insieme un terzo libro guida al mondo
dei figli. Si tratta de "L’età incerta" (Ed.
Mondadori), ossia l’adolescenza. Fase della vita
caratterizzata oggi più che mai dall’incertezza, secondo le
autrici, per tutta una serie di ragioni. In primis perché
ragazze e ragazzi in questa età paiono spesso
ambivalentemente procedere attraverso un cammino esistenziale
fatto di progressioni e regressioni" che possono far
pensare ad uno stallo piuttosto che a una crescita. In secondo
luogo perché ai giovani è venuto meno un modello adulto
stabile di riferimento. In terzo l’adolescenza appare
indecisa nel senso della sua quasi interminabile durata, causa
la difficoltà a trovare lavoro o casa; insomma a staccarsi
dalla famiglia d’origine per muoversi autonomamente nella
vita. Infine: incerta non solo perché a livello psicologico
non è possibile formulare un qualche paradigma astratto
grazie a cui interpretarla, ma soprattutto perché noi stessi
adulti ormai diffidiamo delle definizioni esaustive, come
delle prescrizioni troppo perentorie.
Così l’adolescenza finisce
per diventare anche per i grandi un’età nei
confronti della quale è difficile confrontarsi e che è arduo
gestire. Un’età, sottolineano le autrici, in cui
"opposizioni e ricomposizioni, convergenze e conflitti
sono inevitabili manifestazioni della necessità di separarsi
senza per questo rompere le relazioni precedenti". Ed è
forse tale compito – il dover prendere le distanze dal mondo
protettivo dell’infanzia e il doversi definire
psicologicamente in modo autonomo rispetto ai genitori – che
rende particolarmente impegnativa la cosiddetta seconda
nascita, quando cioè il ragazzo (o la ragazza) muore come
bambino per rinascere come adulto.
Ma proprio questo compito
cruciale, questo abbandono del passato infantile affinché sia
possibile la prospettiva di un futuro all’insegna della
crescita e dell’individuazione di sé spesso comporta spinte
ambigue e contraddittorie, se è vero che ogni adolescente
"tende a rinnegare il passato pur conservandone una
segreta, inconfessabile nostalgia", proiettato com’è
verso una meta ancora troppo vaga e incerta, verso un
domani "dal quale inconsapevolmente si ritrae",
essendo l’addio alla puerizia e al suo universo fantastico
– come ogni addio d’altra parte – pur sempre un lutto.
Per non parlare di quell’altro importantissimo traguardo
adolescenziale da superare: l’acquisizione dell’identità
sessuale, che si attua quando il giovane si riconosce
positivamente nel proprio corpo e nelle sue pulsioni,
riuscendo ad integrare l’immagine somatica con quella
psichica di sé.
Impegnativo, lungo e spesso
defatigante rito di passaggio fra puerizia ed età adulta, l’adolescenza
non è dunque quasi mai un periodo scevro da inquietudini,
conflitti, scontri con quegli adulti da cui i giovani hanno il
sacrosanto diritto di prendere le distanze per scelte
esistenziali autonome e diverse. Età non sempre felice, come
ci ricorda il celebre incipit del romanzo "Aden
Arabia" di Paul Nizan ("Avevo vent’anni. Non
permetterò a nessuno di dire che questa è la più bella età
della vita"), ma che, sottolineano Vegetti Finzi e
Battistin, i giovani riescono in genere ad affrontare
superando le prove che li attendono "purché l’ansia e
la paura che gli adulti proiettano su di loro non li blocchino
nell’immaturità" impedendo ad essi di spiccare
serenamente il volo dal nido.
Per cui, se essere adolescenti
è difficile, altrettanto lo è il corrispettivo ruolo
genitoriale o quello degli insegnanti e degli adulti in genere
che abbiano a che fare con ragazzi dalla pubertà ai venti
anni e passa. Quindi è innanzitutto ai grandi che
questo libro si rivolge: perché meglio possano affrontare e
fare affrontare ai giovani l’età ingrata.
Francesco Roat