Bassano,
seduttore cerca amici
La messa in
scena del Don Giovanni mozartiano al teatro Astra della città
vicentina ha evidenziato un vecchio problema: la mancanza di
collaborazione fra i vari teatri. Così spettacoli di
qualità, come l’opera diretta con mano felice da Ulisse
Santicchi, sono costretti a poche recite con costi alti
Il teatro di provincia è
sempre stato una palestra importantissima per la formazione
dei giovani cantanti specialmente se guidati da una mano
esperta sia dal punto di vista musicale che scenico ed è un
peccato che a causa delle perenni ristrettezze economiche tali
teatri siano costretti a fare poche produzioni con un numero
limitato di recite. Sarebbe auspicabile che a fronte di tale
stato di cose vi fosse una maggior collaborazione tra i
singoli teatri in modo che spettacoli di valore possano essere
portati in varie sedi, aumentando quindi il numero di recite,
riducendo i costi e non vanificando un lavoro prezioso di
tutti gli addetti ai lavori.
E’ questo il caso della
recente produzione del "Don Giovanni" di Mozart
andato in scena al Teatro Astra di Bassano del Grappa il 13
dicembre 2000 e con solo due repliche; spettacolo di
primissimo ordine che ha giustamente esaurito i posti per
tutte le recite. La bellezza e la godibilità dello spettacolo
è merito della mano felicissima di Ulisse Santicchi che ha
curato la regia ed ha ideato le scene ed i costumi, dando un’impronta
di grande classe allo svolgersi della vicenda e mettendo bene
in risalto i caratteri variegati dei personaggi mozartiani.
Molto bella e funzionale la
scena costituita da quattro grandi lesene poste ai due lati
del palcoscenico tra le quali gli attori entravano ed uscivano
e facevano cornice a scarni ma efficaci elementi scenici
simboleggianti i vari luoghi nei quali ha luogo la vicenda. Di
effetto erano i costumi, candidi per tutti i personaggi salvo
quello rosso scuro di Don Giovanni (simboleggiante la lussuria
del personaggio) e nero quello del Commendatore. La dicotomia
dei colori metteva bene in evidenza l’onestà e la
sincerità dei sentimenti dei vari personaggi rispetto al
dissoluto impenitente Don Giovanni.
Dal punto di vista musicale le
cose hanno funzionato egregiamente. Simone Alberghini è stato
un ottimo ed aitante Don Giovanni con una esecuzione di tutto
riguardo sia dal punto di vista musicale che scenico dando un
ritratto a tutto tondo del grande seduttore, mentre Sergio
Foresti ha risolto con giusta e misurata vivacità il
personaggio di Leporello mettendo in evidenza una vocalità
molto interessante e precisa. Bruno Lazzaretti è stato un
buon Don Ottavio e Danilo Gabriele Serraiocco è stato un
Masetto di notevole spessore.
Sul versante femminile vanno
lodate tutte le interpreti ineccepibili nella linea di canto e
nella recitazione: Donna Anna era Cristina Ferri precisa e
musicale, Donna Elvira era Rachele Stanisci bene calata nel
suo ruolo e Zerlina era una frizzante e gustosa Paola Cigna.
L’Orchestra Filarmonia Veneta
ha risposto in modo egregio al bravissimo maestro concertatore
e direttore Mirko Letonja che ha dato una lettura precisa ed
analitica della splendida partitura ed ha trovato un perfetto
equilibrio tra orchestra e palcoscenico.
l.m.
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