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redarrowleft.GIF (53 byte) Musica Febbraio 2001  
 

Bassano, seduttore cerca amici

La messa in scena del Don Giovanni mozartiano al teatro Astra della città vicentina ha evidenziato un vecchio problema: la mancanza di collaborazione fra i vari teatri. Così spettacoli di qualità, come l’opera diretta con mano felice da Ulisse Santicchi, sono costretti a poche recite con costi alti

Il teatro di provincia è sempre stato una palestra importantissima per la formazione dei giovani cantanti specialmente se guidati da una mano esperta sia dal punto di vista musicale che scenico ed è un peccato che a causa delle perenni ristrettezze economiche tali teatri siano costretti a fare poche produzioni con un numero limitato di recite. Sarebbe auspicabile che a fronte di tale stato di cose vi fosse una maggior collaborazione tra i singoli teatri in modo che spettacoli di valore possano essere portati in varie sedi, aumentando quindi il numero di recite, riducendo i costi e non vanificando un lavoro prezioso di tutti gli addetti ai lavori.

E’ questo il caso della recente produzione del "Don Giovanni" di Mozart andato in scena al Teatro Astra di Bassano del Grappa il 13 dicembre 2000 e con solo due repliche; spettacolo di primissimo ordine che ha giustamente esaurito i posti per tutte le recite. La bellezza e la godibilità dello spettacolo è merito della mano felicissima di Ulisse Santicchi che ha curato la regia ed ha ideato le scene ed i costumi, dando un’impronta di grande classe allo svolgersi della vicenda e mettendo bene in risalto i caratteri variegati dei personaggi mozartiani.

Molto bella e funzionale la scena costituita da quattro grandi lesene poste ai due lati del palcoscenico tra le quali gli attori entravano ed uscivano e facevano cornice a scarni ma efficaci elementi scenici simboleggianti i vari luoghi nei quali ha luogo la vicenda. Di effetto erano i costumi, candidi per tutti i personaggi salvo quello rosso scuro di Don Giovanni (simboleggiante la lussuria del personaggio) e nero quello del Commendatore. La dicotomia dei colori metteva bene in evidenza l’onestà e la sincerità dei sentimenti dei vari personaggi rispetto al dissoluto impenitente Don Giovanni.

Dal punto di vista musicale le cose hanno funzionato egregiamente. Simone Alberghini è stato un ottimo ed aitante Don Giovanni con una esecuzione di tutto riguardo sia dal punto di vista musicale che scenico dando un ritratto a tutto tondo del grande seduttore, mentre Sergio Foresti ha risolto con giusta e misurata vivacità il personaggio di Leporello mettendo in evidenza una vocalità molto interessante e precisa. Bruno Lazzaretti è stato un buon Don Ottavio e Danilo Gabriele Serraiocco è stato un Masetto di notevole spessore.

Sul versante femminile vanno lodate tutte le interpreti ineccepibili nella linea di canto e nella recitazione: Donna Anna era Cristina Ferri precisa e musicale, Donna Elvira era Rachele Stanisci bene calata nel suo ruolo e Zerlina era una frizzante e gustosa Paola Cigna.

L’Orchestra Filarmonia Veneta ha risposto in modo egregio al bravissimo maestro concertatore e direttore Mirko Letonja che ha dato una lettura precisa ed analitica della splendida partitura ed ha trovato un perfetto equilibrio tra orchestra e palcoscenico.

l.m.

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