Arriva
Terminator,
l’insetto bio-tech a luci rosse
Dopo mais,
soia e pomodori, ecco la prima larva geneticamente modificata
che si accoppia senza freni ma non si riproduce. La
sperimenteranno quest’estate vicino a Phoenix, negli Usa. In
un campo protetto da gabbie, recinti spinati alti due metri e
radiazioni. Perché nessuno sa cosa potrebbe succedere se il
verme-mostro riuscisse a scappare
Almeno
di giorno sembra uguale alle altre: una piccola larva rosea
che si arrampica pigramente fra le piantine di cotone. Ma come
un vampiro, di notte ecco il mostro: il vermetto diventa
fluorescente. Merito o colpa del gene di una medusa, gene che
ovviamente è stato inserito artificialmente nei suoi
cromosomi. Solo una prova, per ora. In fondo lui, il vermetto,
è innocuo. Non come il suo fratello cattivo, pronto a
prenderne il posto. E a cui hanno dato un nome che dice già
molto: Terminator.
Non va sottovalutata, la
piccola tarma del cotone. Perché Terminator è il primo
"insetto biotech", frutto dell’ingegneria
genetica. Fino ad ora ci hanno rifilato pomodori che non
marciscono, soia più produttiva, mais che resiste alle
malattie e pesci che crescono in un mese come quelli normali
fanno in tre. Ma questo è il primo insetto ogm (organismo
geneticamente modificato). Cosa dovrà fare? Accoppiarsi come
un ossesso con tutti gli insetti della sua specie che
incontra. Una specie di super playboy a sei zampe che, al
contrario degli umani, non lascerà dietro di sé migliaia di
ragazze-larve madri. Perché non ci sarà prole. Visto che il
verme-Casanova è stato sterilizzato geneticamente. Risultato:
netto calo delle larve mangia cotone che devastano le colture
senza usare né pesticidi né il cotone (ogm anche questo) che
contiene un insetticida naturale ma che costa molto più caro
di quello normale.
Se
il test con la larva-lucciola prevista per quest’estate
dovesse andare bene, subito dopo toccherà a Terminator. Nel
campo-prova del governo vicino a Phoenix verranno liberati
3600 insetti "luminosi", liberi ma dentro delle
gabbie di 3 metri e mezzo per 6. Il tutto circondato da un
recinto alto quasi due metri per tenere lontani vandali e
curiosi. Visto che non si può escludere che qualche insetto
riesca a fuggire, le larve del test verranno rese sterili con
le radiazioni. Poi verrà monitorato il loro comportamento.
Robert Staten, scienziato del Dipartimento agricoltura è
rassicurante: "Staremo molto, molto attenti a quello che
faremo". Meno convinti gli ambientalisti anti-ogm:
"Quando parliamo di insetti – dicono – parliamo di
organismi molto promiscui che mutano e si accoppiano in
maniera incontrollabile: non c’è garanzia che un insetto
modificato per essere sterile lo resti poi davvero".E si
torna al vecchio discorso: non fa paura quello che gli
scienziati sanno, ma quello che non sanno. Ancora una volta
però le ragioni dell’agricoltura sembrano prevalere.
Economiche prima di tutto: costano meno gli insetti terminator
del cotone geneticamente-resistente e nessuno negli Usa vuole
sopportare le perdite causate dall’infestazione delle larve
nei 200 mila ettari a cotone delle terre del Sud. Poi, dicono,
sempre meglio gli insetti ogm dell’uso di tonnellate di
pesticida. E’ vero, da anni si usano anche in Europa insetti
sterili per contenere il numero di parassiti. Ma sono insetti
resi non fecondi attraverso le radiazioni, un sistema che li
rende però deboli e molto lenti nel riprodursi. Invece
Terminator è del tutto normale: caccia freneticamente le sue
partner e si accoppia senza sosta. E anche nei numeri vince:
mentre per garantire l’efficacia le larve irradiate devono
essere almeno 60 per ogni larva selvatica, per quelle ogm
basta un rapporto di 5 a 1.
Certo
colpiscono due cose: gli agricoltori americani alla fine
useranno degli insetti geneticamente modificati per non usare
del cotone geneticamente modificato. Sembra un po’ tortuoso.
Poi proprio in questi giorni una commissione di scienziati Usa
ha avvisato il governo: "Servono più ricerche per capire
l’impatto sull’ambiente e sulla salute di mais e grano
geneticamente modificati". E lo ha fatto poco prima che l’Epa,
l’Environmental protection agency decida se rinnovare o meno
la licenza per produrre mais e cotone ogm. Infine il caso
recente di una donna che dopo aver mangiato del mais ogm (che
tra l’altro non doveva contenere materiale geneticamente
modificato) è stata colpita da una grave reazione allergica,
una delle reazioni secondarie più temute con l’uso di
sostanze ogm.
Alla fine l’idea che resta è
quella di una certa confusione. Nonostante le dichiarazioni
rosee e fiduciose, nessuno sa cosa succederà a Terminator una
volta libero. Intanto, chiudiamo le finestre.
a.m.
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