"Little
Italy chiama Terra, passo…"
E’
multimiliardario, ha 60 anni ed è il primo turista spaziale.
Partito sabato 28 aprile dalla Russia su una capsula Soyuz
dopo essersi pagato un "biglietto" da 40 miliardi di
lire per attraccare sulla stazione spaziale internazionale. Ma
non è l’unico primato. Perché Dennis Tito è figlio di
immigrati italo-americani, partiti dalla Campania e sbarcati a
New York senza una lira in tasca. Senza sapere che quel
piccolo bambino sognatore che guardava sempre il cielo sarebbe
diventato il primo emigrante delle stelle
Quello
che tutti sanno è che il primo turista spaziale della storia
partito sabato 28 aprile alle 9,37 su un razzo Soyuz da
Baikonur nel Kazakistan, è un multimiliardario americano. Che
per pagarsi il viaggio ha scucito ai russi 40 miliardi di
lire, che si è allenato scrupolosamente per un anno alla
"scuola astronauti" vicino a Mosca e che è riuscito
a superare perfino le resistenze della Nasa che di far
attraccare alla stazione spaziale internazionale un
"passeggero inutile" non ne voleva sapere. Perché
costa, perché uno che non serve a nulla è pericoloso e
impiccia e perché potrebbe diventare una moda. Eppure Dennis
Tito, 60 anni, un impero nel settore delle consulenze
finanziarie (è fondatore e presidente della terza più
importante società del settore degli Stati Uniti), è
qualcosa di più. E’ a suo modo il culmine di un percorso
storico, esagerando perfino il traguardo raggiunto da due,
forse tre generazioni. Perché Tito è figlio di immigrati
italo-americani, originari di un paesino della Campania e
sbarcati a New York. Senza una lira e con le classiche valigie
di cartone.
Una storia incredibile, quella
di Dennis Tito. Nato e vissuto da bambino in una delle
centinaia di piccole case a schiera del Queens, quartiere di
New York. Il padre stampatore, la madre sarta. A vent’anni
mentre la sera si gustava un gelato passeggiando, vide una
piccola luce lampeggiante sfrecciare fra le stelle. Era il
1961 e quello che vedeva era uno dei primi satelliti. E da
quel momento astronavi, cosmo e pianeti divennero la sua
ossessione. Così a 23 anni la laurea in ingegneria
aerospaziale (un traguardo non male per il figlio di due
emigranti, ed è solo il primo traguardo…), l’approdo alla
Nasa e il lavoro negli anni ’60 in tre missioni Mariner, le
sonde che fotografarono Marte e Venere per la prima volta.
Dennis Tito era uno degli ingegneri che calcolava le rotte
delle navicelle americane, dalla Terra al Pianeta rosso.
Ma
i 5 anni di avventura spaziale non bastano al 30enne Tennis.
Nel tempo libero gioca in Borsa e assieme alla moglie Suzanne
mette in piedi una società di consulenze finanziarie. Che
come le traiettorie della Mariner (nel vero senso della
parola: Tito infatti usa le stesse formule matematiche per le
analisi finanziarie) non sbagliano un colpo: la sua Wilshire
Associates diventa la terza maggior società del settore degli
Usa. E Tito, il figlio dello stampatore e della sartina
campani diventa così ricco da diventare proprietario della
più grande villa di Los Angeles: 10 mila metri quadri solo di
casa in cima a una collina sul Pacifico. E’ talmente grande
che la moglie ci resiste solo sei mesi, poi divorzia
nonostante i tre figli: "Non era così che pensavo di
vivere…" dice al marito.
Dennis Tito però, grazie anche
al suo patrimonio personale di almeno 400 miliardi di lire,
continua a guardare in alto come faceva da ragazzino.
Partecipa ad un concorso per realizzare la prima astronave per
trasporto passeggeri riutilizzabile. Abbandona l’idea, ma
progetta un razzo capace di andare da Los Angeles in Nuova
Zelanda (dove abita la figlia) in 45 minuti. "Pensare –
dicono i suoi dipendenti – che quando guida la sua Ferrari
F355 spider manco va in corsia di sorpasso…". L’idea
di farsi un giretto nello spazio sembra diventare qualcosa di
concreto nel 1991, quando durante un viaggio a Mosca prende un
appuntamento con l’allora direttore dell’ente statale
Energia, l’ente che controllava la stazione Mir. Ma sono i
giorni del tentato putsch anti-Gorbaciov, con Eltsin che
difendeva il parlamento parlando alla folla sopra un carro
armato. Così niente avventure alla Star Trek, Tito torna a
casa.
Ha 50 anni e pensa che mai più
riuscirà a prendere l’autobus per le stelle. Fin quando non
conosce Eric Anderson, fondatore della Space Adventures,
società Usa decisa a buttarsi nell’affare turismo-spaziale.
Soprattutto intuisce che è con i russi che si deve trattare.
In particolare per quel terzo posto disponibile sulle capsule
Soyuz. Così la catena finalmente di chiude: Eric presenta
Tito ai russi, Tito sborsa i suoi 20 milioni di dollari e loro
lo trasformano in un astronauta, destinazione Mir. Un vero
astronauta, nonostante i suoi 60 anni, il suo metro e 65 di
altezza e i suoi 63 chili di peso: 900 ore di lezioni da
cosmonauta nel centro russo, otto mesi di lunghi allenamenti
via da casa, il russo come seconda lingua da imparare. Nessun
privilegio (lo chiede lui: "Niente guanti bianchi").
Stavolta per il miliardario italoamericano cresciuto fra le
stradine del Queens sembra fatta.
Invece
no: la Mir non regge più, la stazione spaziale internazionale
non accetta altri ritardi dal partner russo e i soldi non ci
sono. Così la gloriosa, vecchia e amata Mir viene affondata
nel Pacifico e Dennis Tito si sente perduto definitivamente.
Se non fosse che quei 40 miliardi già versati alle polverose
casse dell’agenzia spaziale russa valgono lo stesso un
biglietto di andata e ritorno. Ma questa volta sulla
scintillante Stazione spaziale internazionale. "E’ come
andare al Ritz invece che in un motel in autostrada…"
commenta felice. La Nasa protesta e subito dice che non se ne
parla nemmeno: niente turisti bizzarri fra gli astronauti,
troppi rischi. I russi non cedono. Perfino gli astronauti
compagni di Tito fanno "sciopero": o viene lui o non
andiamo neanche noi. E gli americani cedono.
Così sabato 28 aprile il
ragazzino italoamericano che 50 anni fa mangiava il gelato
guardando i satelliti è partito verso le stelle. Certo c’è
confusione, nello spazio. I computer guasti sulla stazione
Alpha hanno ritardato la partenza dello Shuttle con l’italiano
Umberto Guidoni a bordo. Così si troveranno un po’ in
troppi, lassù. Ma a Dennis Tito cosa importa? Lui, il figlio
di un tipografo e di una sartina partiti dalla Campania con
tante speranze, di più non potrà fare. Ingegnere spaziale,
miliardario, astronauta. "Con un entusiasmo da vero
americano" come dice la sua ex moglie. E un’anima
italiana: anche lui, come Guidoni, si è portato fra le stelle
un cd di Andrea Bocelli.
Alessandro Mognon
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