I
dervisci rotanti ballano New Age
Girano come trottole al
ritmo di una musica ipnotica, raggiungendo uno stato di trance
mistica. Sono dei sacerdoti, i più antichi rappresentanti del
sufismo, una corrente del pensiero islamico vecchia di secoli
ma sorprendentemente moderna. Divenuta infatti l’ispiratrice
della New Age. Perché, come spiega la Schimmel nel suo libro,
predica la tolleranza e odia il settarismo
Annemarie Schimmel, Sufismo, Morcelliana,
pp.130, L.20.000
Cos’è
il sufismo? Se uscendo per la via ponessimo alla gente che
passa questa domanda, credo che ben pochi riconoscerebbero in
questo vocabolo desueto la più eccelsa espressione del
misticismo islamico. Del resto l’origine stessa del termine
sufi non è chiara nemmeno agli esperti, se è vero che –
scartata l’ipotesi di derivazione dal greco
σοφία (sapienza) – esso potrebbe
trarre origine da ahl al-suffa: il nome del pergolato
sotto il quale i primi musulmani si raccoglievano intorno al
profeta; oppure derivare dalla parola sūf: la lana
di cui erano fatti i vestiti grezzi che gli antichi mistici
indossavano. Ma forse il modo migliore per indicare cosa
esprima davvero il sufismo è usare una felice perifrasi della
Schimmel: tale corrente mistica costituisce "la
dimensione interiore dell’islam"; in quanto, nonostante
nell’immaginario di molte persone colte occidentali i sufi
abbiano spesso finito col rappresentare una sorta di setta
eretica o quantomeno eterodossa rispetto alla dottrina
ufficiale islamica, resta che per il sufismo ancor oggi il
libro sacro del Corano e Maometto rappresentano il cuore
pulsante della vita spirituale.
Tuttavia, benché si possa concordare quindi
con William C. Chittick sul fatto che sufi è il buon
musulmano, è pur vero – ci ricorda la Schimmel – che
sufi è soprattutto "uno che non è": ossia
un religioso il quale, alla pari dei mistici di ogni
tradizione e latitudine, anela annullarsi e perdersi nell’Amato
divino. E proprio qui sta il difficile per chi abbia intenti
divulgativi: trovare parole per dire l’inesprimibile di una
prassi contemplativa, contraddistinta appunto dall’amore
estatico verso dio, che i sufi medesimi cercavano di
rappresentare con termini mutuati dall’eros terreno, quali
"ebbrezza" o "passione". Non a caso, in
Occidente, l’ambito maggiormente conosciuto di questa
singolarissima spiritualità religiosa è proprio la
letteratura ad essa ispirata o meglio la poesia persiana nata
sotto l’influsso del sufismo, il cui più celebre
rappresentante è Rūmī (sec. XIII), cantore peraltro
di banchetti e libagioni, di rapporti tra uomo e donna insieme
casti e sensuali. Tutti simboli allegorici della relazione per
antonomasia: quella con Dio.
Ma la strada
per giungere al cospetto del divino quasi mai è agevole da
percorrere, nemmeno per chi sia pronto ad abbandonare il
dedalo dei sentieri mondani. Così spesso i sufi si
raccoglievano in una confraternita – sottolinea la Schimmel
– per essere istruiti da un maestro; solo questi infatti era
ritenuto in grado di indicare la via giusta al murīd,
al discepolo. L’ordine sufi più famoso e duraturo nei
secoli era quello indiano dei dervisci (o poveri) che vivevano
in conventi comunitari grazie alla carità altrui. E i
dervisci, noti per la propensione alla musica e per le danze
vorticose con cui essi si procuravano una sorta di trance,
peregrinando nei loro abiti color cannella dagli esotici
copricapi – leggiamo ancora nel saggio – "hanno
esteso l’influenza del loro ordine all’intero
subcontinente e l’hanno recato infine, in una forma
modernizzata, anche all’Europa e all’America".
Così anche da noi, negli ultimi decenni
sono nati movimenti influenzati dal sufismo, pur senza avere
connotati specificamente islamici; finendo inevitabilmente i
più per sfociare nell’indistinto, sincretistico ed
eterogeneo universo della New Age, in cui trovano luogo un po’
tutte le forme religiose o spirituali d’origine orientale,
purché non viziate da fondamentalismi settari. Nascono
altresì – scrive ancora la Schimmel – commistioni di
genere tra la musica sufi (caratterizzata eminentemente dal
ritmo) e quella dei gruppi alternativi occidentali e vari siti
su Internet forniscono anche ai non addetti ai lavori la
possibilità di documentarsi sulle favolose performance
estatiche dei dervisci danzanti. Ma se ci chiedessimo infine
cos’è davvero il sufismo, potremmo forse rispondere citando
Rūmī, il quale afferma che esso è: "Trovar
gioia nel cuore, quando viene il tempo dell’afflizione".
Francesco Roat
|