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redarrowleft.GIF (53 byte) Varie Sport  2001
 

Uffa che barba, ci sono i mondiali

Troppo calcio e spesso inutile. Fra tornei estivi, scandali e veleni, gioco inesistente. E’ questo il panorama in attesa del campionato planetario di Giappone e Corea nel prossimo anno. Le speranze di vedere qualcosa di decente? La Francia, l’Argentina, in parte l’Italia. Dietro è il nulla, a meno di qualche sorpresa africana. O della pittoresca Giamaica: almeno il supertifoso Bob Marley sarebbe stato contento

Diciamocelo, mai ci siamo ritrovati a un anno dai mondiali di calcio con un misto di indifferenza, nausea e scontento come questo che ci attanaglia a dodici mesi dal torneo programmato per il 2002 in Giappone e Corea del Sud. Il fatto che l’Italia potrebbe addirittura vincerli, dopo esserseli giocati, pronostici alla mano, soprattutto con Francia e Argentina, è qualcosa di talmente vago e distante, da non tramutarsi nemmeno in una parvenza di sogno a occhi aperti.

E’ innegabile. Siamo asfissiati da dosi continue e incontrollabili di pallone, che in anni dispari come il presente, si ricicla attraverso inutili carrozzoni estivi tipo la Confederations Cup, per nazionali vincitrici di titoli continentali, o la farraginosa Coppa del Sudamerica, dove le uniche partite importanti cominciano con i quarti di finale, dopo dieci giorni di noiosissimi gironi.

Non solo. Siamo pure rintronati dal clamore roboante di scandali e veleni spalmati come un cancro su un campionato nazionale scaduto a inauditi livelli di polemica e contraffazione (doping, passaporti falsi, contestazioni, sospetti, inguardabili piazze virtuali consacrate al peggio del calcio). E, come se non bastasse, ci ritroviamo senza parole di fronte alla bruttezza di un calcio odierno degnamente rappresentato da una finale di Champions’ League Bayern-Valencia, vinta dai tedeschi ai rigori dopo due ore di "gioco" assolutamente privo di una qualsiasi emozione o tecnico virtuosismo.

L’altra faccia di questa tristezza è la goliardica modestia della finale Uefa tra Liverpool e Alaves, palpitante finché si vuole se si pensa al 5-4 a favore degli inglesi, ma nello stesso tempo caratterizzata dall’imbarazzante festival di ingenuità che ha provocato i nove gol del risultato conclusivo.

Se queste sono state le finali europee del 2001, diventano quanto mai intuibili le considerazioni da fare sugli attuali valori calcistici espressi dall’Italia e dal suo campionato, a proposito del quale nessuno si sogna più di dire che è il più bello del mondo. Luogo comune assolutamente tramontato in un 2001 caratterizzato dall’assenza di ogni nostra squadra oltre la soglia dei quarti di finale delle due coppe continentali. Eppure, ed ecco il cerchio della miseria richiudersi su se stesso, la nostra è le medesima serie A dove giocano gli azzurri vicecampioni d’Europa nel 2000 in Olanda, e gli under ’21 tornati a vincere il titolo continentale sotto la guida di Marco Tardelli. Come è possibile una contraddizione del genere?

L’unica risposta formulabile rimanda inevitabilmente alla cosmica pochezza calcistica da cui siamo partiti. Sulla carta, i primi mondiali asiatici della storia sembrano ideati apposta per confermare un’immagine di questo tipo. Non fosse altro perché, a rendere ancora più buio il quadro, incombe l’eventualità di una competizione televisivamente "criptata", riservata agli abbonati del network in grado di acquisirne i diritti, con la sola eccezione "in chiaro" delle partite giocate dalla nazionale italiana, destinate per contratto alla Rai. Ma, anche ammesso che la Tv di Stato riesca ad aggiudicarsi le sessantaquattro sfide previste fra l’inaugurazione del 31 maggio a Seul e la finalissima del 30 giugno a Yokohama, quale spettacolo sportivo ci propinerà? Il quadro che sta affiorando dalle centinaia di incontri di qualificazione in programma in ogni parte del mondo, offre poche certezze di cui compiacersi.

Tre, e non più di tre, sembrano le squadre appartenenti a un altro pianeta. Innanzitutto la Francia campione in carica, immancabile dominatrice di ogni amichevole di lusso. In secondo luogo l’Argentina, nettamente in testa al girone unico sudamericano, grazie ai gol e alle invenzioni di fuoriclasse come Crespo, Veron e Simeone (con Batistuta finora sottoutilizzato). Buona terza possiamo metterci l’Italietta di Trapattoni, senza rivali nel proprio girone eliminatorio, e sospinta così in alto, a livello di previsioni, dalle innegabili virtù dei propri difensori e, soprattutto, attaccanti. Tanto da arguire che, se si riuscisse a elevare in modo accettabile il rendimento di un centrocampo attualmente buono ma non ottimo, l’Italia stessa assurgerebbe a favoritissima del torneo.

Alle spalle di questo terzetto, il quadro è quello di una palude per il momento priva di sorprese in positivo. Si profilano caso mai quelle in negativo, con un Brasile in tremende difficoltà per qualificarsi (è quarto in Sudamerica, ma rischia fortemente il quinto posto, valevole per spareggiare con la vincente del raggruppamento dell’Oceania), con un’Inghilterra e un’Olanda quasi condannate alla lotteria dei play off europei destinati alle seconde dei gironi di qualificazione, con un Uruguay ormai stabilmente relegato a ruolo da comparsa.

Secondo copione si profilano invece le qualificazioni in arrivo per nazionali come la Spagna, la Svezia, la Russia, la Repubblica Ceca, nonché una Germania in grado di dare segni di ripresa dopo la disastrosa spedizione agli Europei francesi di un anno fa. Nello stesso tempo, mentre dai raggruppamenti africani stanno uscendo i previsti nomi di Marocco, Sudafrica, Tunisia e Camerun (la grande novità, fra le cinque qualificate, potrebbe essere l’inedita Liberia di George Weah), gli unici segnali nuovi giungono dal Sudamerica e dall’Asia.

In America Latina, Paraguay ed Ecuador stanno seriamente contendendo le piazze d’onore dietro l’Argentina a Brasile, Colombia e Uruguay. In Asia, i posti lasciati vacanti dalle due nazioni che ospitano il mondiale hanno scatenato una bagarre ricca di sorprese, che si chiamano Uzbekistan, Quatar, Thailandia, Oman e Cina. In tutto sono rimaste in dieci per due qualificazioni, e se ne saprà qualcosa di più in autunno.

Sempre in autunno giungeranno i verdetti dal centronord americano. Con la speranza che, nel ventennale della morte di Bob Marley, innamorato pazzo del calcio, quasi si trattasse del reggae sublime, da "suonare" col pallone al posto della chitarra, la sua Giamaica vada a Seul e a Tokyo per segnare l’indispensabile gol della poesia.

Stefano Ferrio

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