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redarrowleft.GIF (53 byte) Arte Giugno 2001 (a cura di Giovanna Grossato)


APPUNTAMENTI D’ARTE

CAMPOSAMPIERO (PD) – Paola Romanzini. Segni – Villa Querini 13 giugno / 1 luglio

Da mercoledì 13 giugno e fino al 1 luglio le belle sale di Villa Querini di Camposampiero ospitano due eventi artistici di notevole interesse, che si inseriscono nel programma "Il mese della cultura" e includono, nel medesimo spazio espositivo, anche il Convegno dal tema "I colori tra scienza, psicologia e pittura".

L’esposizione antologica di una quarantina di opere del Museo di Arte Contemporanea "D.Formaggio" di Teolo (PD) è un avvenimento di particolare significato, in quanto la maggior parte dei pezzi della Collezione, -che costituiscono un rappresentativo campione della produzione artistica degli ultimi cinquant’anni-, escono per la prima dalla loro sede permanente.

Anche la personale di Paola Romanzini rappresenta un momento culturale di rilievo in quanto la scultrice vicentina raramente si propone al pubblico, benché molte sue terrecotte e bronzi siano presenti in importanti raccolte pubbliche e private.

La sua scultura si esprime attraverso un linguaggio figurativo potentemente intriso delle grandi esperienze plastiche dei primi del Novecento, italiane e non: da Marino Marini, a Giacometti, ad Arturo Martini, fino a Minguzzi, Greco, Messina, Fazzini, Manzù.

Non sono però estranei alla sua formazione anche autori dell’antichità mediterranea e del Rinascimento sui quali la Romanzini ha applicato uno studio attento e sistematico. Donatello o Arturo Martini hanno da elargire in ugual misura modelli ideali e prassi. L’insegnamento è quello dell’esperienza plastica le cui radici affondano in tempi remoti e che sempre si è posta come obbiettivo la ricerca indefettibile dell’armonia tra la materia, cioè la forma, e la luce. Nell’impasto vigoroso dell’argilla attuato dalla Romanzini, infatti, sono mescolati motivi classici e forme al limite dell’astrazione, realtà quotidiane tradotte in un lessico fortemente espressivo e sogni ondivaghi risolti in una ostinazione talvolta triste talvolta accorata.

In ognuno dei suoi pezzi è presente, comunque, una sintassi coerente, una sintesi formale che a volte sfida il naturalismo alla ricerca della qualità essenziale, quasi ontologica, nel soggetto rappresentato.

Forse, in tal senso, la scelta del figurativo rappresenta per la Romanzini la sfida perenne di volersi misurare con la propria capacità di scoprire e di saper mettere a nudo, nelle figure, la loro essenzialità intrinseca, l’armonia insita nelle misure e nei rapporti plastici, e da questi elementi trarre una visione globale assoluta, l’equilibrio ottimale dei pieni e dei vuoti, della luce e dell’ombra.

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