Hannibal in DVD
E ad
Hannibal piace mangiare italiano
Quando
anni fa uscì Il
silenzio degli innocenti
era un giovane attore alle prime armi. L’anno scorso il
miracolo: Fabrizio Gifuni, volto nuovo del cinema
nazionale, ha fatto la vittima di Anthony Hopkins
cannibale nel seguito del film di Ridley Scott. Una
piccola parte
che però lo ha messo di fronte ai trucchi e al talento di
due grandi nomi di Hollywood
Fabrizio
Gifuni è uno dei volti nuovi del cinema italiano. Un
attore romano dalla simpatia epidermica e di cui non si
potrà mai dire troppo bene. Un interprete completo che
ama sempre cambiare i suoi personaggi e che scivola
abilmente tra la diversità delle pellicole. Da La
carbonara di Luigi Magni a Un amore e Qui
non è il paradiso di Gianluca Maria Tavarelli, da Così
ridevano di Gianni Amelio a Il partigiano Johnny di
Guido Chiesa Gifuni incarna uomini diversi che in momenti
distanti e con mentalità lontane affrontano la vita con
malinconia e passione. Gifuni è protagonista di tre film
italiani in uscita in autunno (L’amore probabilmente di
Giuseppe Bertolucci, La luce negli occhi di Andrea
Porporati e il nuovo film di Nina di Majo) e ha avuto un
piccolo, ma significativo ruolo in Hannibal di
Ridley Scott, secondo capitolo de Il
silenzio degli innocenti.
Gifuni, cosa si prova ad
essere la vittima di uno dei cannibali cinematografici
più famosi del mondo?
L’esperienza con Ridley
Scott risale ormai ad un anno fa, maggio e agosto 2000,
con un doppio finale per quella che è stata la mia
piccola partecipazione perché io ho fatto solo sei giorni
a Firenze. E’ stata un’esperienza meravigliosa, molto
divertente, che poi ha avuto questo doppio finale perché
ad agosto mi hanno richiamato d’urgenza in Nord Carolina
perché Scott aveva bisogno di tre inquadrature in cui era
presente questo personaggio che io facevo, che era un
componente della banda di sardi incaricata di rapire
Hannibal. Quindi prima di iniziare il film di Andrea
Porporati ho fatto quest’incursione di trentasei ore in
cui mi hanno deportato in un parco naturale in North
Carolina, dove c’era ricostruita una parte della
Sardegna.
Scott
è un regista ma è anche un mito per aver fatto film come
I duellanti, Blade runner, Alien, fino a Il
gladiatore, Thelma e Louise. Pellicole molto diverse
le une dalle altre improntate ad un grande eclettismo e un
talento naturale sicuramente tanto grande. Era molto
curioso vederlo disegnare sul set. Lui è un grandissimo
disegnatore e arriva sul set, questo poi me lo dicevano
anche persone che avevano lavorato con lui, non avendo
assolutamente l’esatta consapevolezza di quello che
girerà, di come girerà quello che girerà quella
mattina. Lui arriva sul set e inizia a disegnare
estemporaneamente le inquadrature raccogliendo delle
suggestioni visive anche immediate e questo è bello e poi
si diverte come un pazzo
E con Anthony Hopkins come
è andata invece?
Anthony Hopkins è uno dei
più grandi attori del mondo, ho avuto la fortuna di
lavorare un giorno intero con lui nella scena in cui lui
mi taglia la gola. E’ un attore strepitoso, questo non c’è
neanche bisogno di dirlo; un uomo fantastico, di una
gentilezza, di un garbo e di una professionalità…
Racconto questa cosa che non ci sarebbe neanche bisogno di
raccontare però, purtroppo, in rapporto a quello che
succede troppo spesso sui set italiani, è bene dirlo. Noi
avremo girato questa scena per dieci ore perché era una
scena molto complessa, girata con più macchine, con molti
campi e anche con campo e controcampo; lui è stato per
tutte e dieci le ore, anche in tutte le ore che non
riguardavano le sue inquadrature, accanto alla macchina da
presa a darmi gli sguardi, a darmi le battute, se non c’erano
battute anche soltanto a stare immobile davanti alla
macchina per guardarmi negli occhi. Questo mi ha dato una
grande emozione.
L’impressione che si ha
di Hopkins è che Hannibal è in qualche maniera un
personaggio estremamente connaturato alla sua
personalità. Lei ha avuto questa sensazione?
Si, sicuramente. Poi,
venendo dall’esperienza de Il silenzio degli
innocenti, in cui comunque si porta in dote su questo
film, c’è una maturità di interpretazione su questo
personaggio veramente straordinaria. Poi è un lavoro
tutto di sottrazioni, un veramente improntato allo stile
di una grande scuola. Lui lavora molto su quest’immobilità,
su questa fissità in cui leggi soltanto attraverso questo
sguardo che apparentemente sembra fermo ma che in realtà
è un vulcano in continua eruzione. Poi Julianne Moore
secondo me in questo momento è una delle attrici più
brave, più interessanti.
Anche più affascinanti e
sexy…
Molto affascinante, per cui
anche questa defezione della Foster chissà, può darsi
pure che non cambi lo stato delle cose…
Quando Hopkins parla di
Hannibal dice di essere contento che questo personaggio
sia ‘riemerso’. Lei crede che nel suo immaginario,
nell’immaginario di un attore teatrale come lui e come
è anche lei, i personaggi non scompaiano mai e che un bel
giorno possano riemergere dal proprio passato
professionale e anche spirituale?
Si,
sicuramente nella carriera di ogni attore ci sono dei
personaggi che hanno lasciato un segno più profondo
rispetto ad altri, dei personaggi in cui sei sprofondato
di piu' e quindi che porti sempre un po’ con te. Questo
succede un po’ con tutti i personaggi, ma credo che con
alcuni in particolare. Credo che Hannibal per lui sia
sicuramente uno dei personaggi a cui restera’ sempre piu’
legato. Forse e’ bene che ogni tanto riemergano,
possibilmente non gratuitamente, non per dei remake
stupidi, perche’ alle volte e’ meglio conservare il
ricordo di un bel film che farne un secondo un terzo.
Spero che non sia questo il caso di "Hannibal",
anche perche’, da quel poco che ho visto lavorare, mi
sembra ci fosse una grande una grande urgenza espressiva
da parte di tutti. Quindi questo potrebbe essere il caso
di un secondo film invece ben fatto
Quando ha visto "Il
silenzio degli innocenti" pensava che un giorno
"il cannibale" sarebbe arrivato fino a lei?
Incredibile, questo e’
veramente incredibile. Quando ho visto il silenzio degli
innocenti non so neanche se facevo l’attore o
l'accademia. Ero proprio all’inizio, io ho cominciato
nell’ '89, e veramente e’ uno di quegli scherzi del
destino, non me lo sarei mai sognato.
M. Spa
|