Bionde, pistole e incantatori
Intervista
a Woody Allen
Nonostante
tutto quello che è successo a New York, la grande paura e
il dolore seguito all’attacco al World Trade Center,
Woody Allen non ha rinunciato al suo tour promozionale per
La maledizione dello scorpione di giada. Il tono
divertente della pellicola ambientata negli anni Quaranta
non lo ha scoraggiato dall’andare in giro per il mondo a
mostrare il suo volto che è irrimediabilmente e
fatalmente associato all’immagine di Manhattam
e di New York, città dove ha ambientato quasi
tutti i suoi film. Una scelta coraggiosa, mentre all’orizzonte
si profilano minacciosi venti di guerra.
Mr.
Allen, perché ha deciso di girare il mondo per la
promozione de La maledizione dello scorpione di giada?
Perché la
cosa peggiore che uno può fare in questi casi è quella
di rintanarsi a casa ad aspettare. E’ proprio quello che
vogliono gli uomini che hanno colpito New York e non mi
sembra il caso di dargliela vinta.
Cosa
pensa di questo attacco?
Non mi
sorprende che sia avvenuto. Mi stupisce solo la sua
modalità sciagurata dove persone di paesi diversi e
religioni differenti sono morte tutte insieme. E’ stato
colpito il mondo, non solo New York.
Il suo
cinema ha raccontato la città meglio di ogni altro. Cosa
cambierà per lei questo attentato?
Il mio
cinema resterà lo stesso e non per mancanza di
sensibilità, bensì perché la vita deve proseguire e
andare avanti comunque. Ripeto: non possiamo permettere a
chi ha compiuto questo atto di cambiare il nostro modo di
vivere. Sarebbe molto più che sbagliato.
Charlize
Theron in questo film è una "bionda fatale".
Cosa le piace di più di questo tipo di personaggio che l’attrice
dice ispirato a Lauren Bacall?
Quando
sono cresciuto nei primi anni quaranta, il genere di film
cui appartiene La maledizione dello scorpione di giada era
molto popolare negli Stati Uniti. Erano pellicole in cui
gli stili si mescolavano: il poliziesco, il noir, i
toni sexy…c’erano essenzialmente due personaggi: un
uomo e una donna che – apparentemente – si odiavano e
lo manifestavano con insulti ripetuti l’uno contro l’altra
e viceversa. Anche se la donna diceva qualcosa di aspro e
di duro contro il maschio, sapevi che alla fine sarebbero
finiti insieme. Solo che ti domandavi come. Sembravano non
piacersi molto…Erano film divertenti, ma anche
affascinanti con dei grandi attori come Rosalind Russell,
William Powell, Fred McMurray, Carole Lombard. Charlize ha
ragione: se questo film fosse stato girato negli anni
quaranta il suo ruolo sarebbe stato interpretato da Lauren
Bacall o da Claudette Colbert. Lauren Bacall sarebbe stata
bella abbastanza e sufficientemente dura per renderlo al
meglio. Charlize è una delle poche attrici di oggi in
grado di farlo. E’ affascinante, intelligente ed ha uno
straordinario senso dell’umorismo. Qualcosa di molto
raro oggigiorno.
Quali
sono i riferimenti letterari e cinematografici de La
maledizione dello scorpione di giada?
Sono
molti, ma i principali sono: Il grande sonno di
Raymond Chandler e La fiamma del peccato di Billy
Wilder. I dialoghi e lo stile del film richiamano molto la
letteratura degli anni trenta e quaranta. La
maledizione dello scorpione di giada non sarebbe
potuto essere ambientato se non in quegli anni. I film di
Ernst Lubitsch e Billy Wilder avevano questo tipo di
ispirazione.
Cosa la
affascina tanto dell’ipnosi?
Non sono
mai stato ipnotizzato: riderei troppo e non riuscirei mai
a concentrarmi sufficientemente. E’ un fenomeno
scientifico che funziona perfettamente e le persone
sono miracolosamente convinte a non fumare oppure possono
subire interventi ai denti senza anestesia. E’ un fatto
notevole. Oggi comprendiamo il senso dell’ipnosi sotto
il profilo medico e anche psicologico. Negli anni quaranta
l’ipnosi sembrava avere delle qualità esotiche e
mistiche molto suggestive. Sappiamo che non si può
ipnotizzare qualcuno e farlo innamorare di una persona che
detesta. Se avessi ambientato il film oggi, sarebbe stato
poco credibile. Ma sessanta anni fa le persone credevano a
questa possibilità e che tutto fosse possibile con l’ipnosi.
So bene che
non è una cosa troppo originale per la commedia: l’ipnosi
è molto facile da utilizzare in questo tipo di film
quindi è stata già ampiamente sfruttata per la sua
natura spettacolare ed imprevedibile.
Un gioco
evidente nel film è la dimostrazione che essere
"buoni" o "cattivi" è solo frutto di
circostanze casuali…
L’idea
alle spalle del film è che – in realtà – noi non
sappiamo bene chi siamo, né abbiamo chiara l’idea di
chi sono davvero gli uomini e le donne che ci circondano.
La persona
che presentiamo al mondo come noi stessi, spesso, si
rivela come una grossa invenzione tramite la quale ci
siamo imbrogliati noi per primi. Attraverso l’ipnosi
qualcuno può scoprire il vero volto di se stesso…E’
un po’ quello che accade nella tragedia greca: Edipo
investigando se stesso scopre di essere colpevole e di
essere qualcun altro. Gli esseri umani, spesso, non sono a
conoscenza del fatto di chi sono davvero e di chi siano
quelli che li circondano.
Adesso a
cosa sta lavorando?
Ho finito
da poco di girare Hollywood ending con Tea Leoni e
Tiffani Amber Tiessen. E’ un’altra commedia ambientata
negli anni Quaranta che uscirà negli USA intorno ai primi
giorni del 2002. Poi lavorerò alla sceneggiatura di un
altro film che desidero essere molto diverso da quello che
ho fatto fino ad oggi.
M.S.
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