Felafel
all’australiana
Un produttore italiano,
un regista ebreo, un attore cattolico inglese, un piatto
tipicamente mediorientale diventato cibo nazionale del
Continente Australe. E’ il mix che ha dato vita a “E
morì con un felafel in mano”. Con qualche omaggio alla
comicità di Woody Allen
Chiunque
cammini per le strade di Gerusalemme, Haifa e Tel Aviv non
può non essere immediatamente attratto dai felafel, piatto
tipico della cucina mediterranea che in Israele sono
diventati praticamente un’istituzione e un’usanza
esportarla all’estero. Fino ad arrivare – insperabilmente
– addirittura agli Antipodi, in Australia insieme alla
comunità di ebrei arrivati in quel paese dopo la Seconda
Guerra Mondiale. E come spesso accade, in quel continente
i felafel hanno raggiunto una tale diffusione da diventare
un piatto di larghissimo consumo quanto la pizza. Adesso
viene loro dedicato – addirittura - un film che ne celebra
non solo la popolarità, ma anche la fascinazione
esercitata sull’immaginario collettivo: Morì con un
felafel in mano è la storia percorso esistenziale di
un trentenne nella Sidney di oggi. Prodotto dall’italiano
Domenico Procacci, il film è diretto dall’ebreo Richard
Lowenstein e ha come protagonista Noah Taylor, noto al
grande pubblico per le sue interpretazioni di Shine,
Simon Magus e dell’imminente Tomb Raider.
Mr.Lowenstein,
perché proprio i felafel sono al centro di questo film?
L’immagine dei
felafel è molto prepotente. Aprono e chiudono il film come
punto chiave di una storia molto moderna e scollegata
dalle radici mediterranee di questo piatto.
La parola stessa
"felafel" del titolo è molto fascinosa, al di là
dell’ovvio contrasto ironico. Addirittura per promuovere
il film avete lanciato un sito Internet con l’indirizzo
www.felafel.com. Da dove nasce tale fascinazione?
In
Australia i felafel rappresentano un modo di vita così
come i burritos e gli hamburgers in America
e la pizza qui in Italia. Sono un cibo rapido ed economico
che rappresenta la base nutrizionale di qualsiasi studente
squattrinato australiano e neozelandese. Soprattutto
perché grazie ai vegetariani, i felafel sono diventati uno
dei piatti più ambiti. Mangiare felafel equivale ad avere
una filosofia e uno stile di vita molto particolari. E’ un
piatto decisamente intrigante che mi ha spinto a
raccontare questa storia proprio per i diversi piani di
significato.
E la matrice
ebraico - mediterranea di questo piatto, quanto conta?
Molto. I felafel
sono un piatto di per sé multiculturale Così per un film
del genere abbiamo scelto un cast multinazionale per dare
senso al melting pot.
Protagonista del
film è Noah Taylor, ebreo in Shine e Simon Magus,
che lavora con lei ebreo per la seconda volta su un
film incentrato su un piatto israeliano. Possiamo davvero
dire di avere una pista ebraica…
E’ una serie di
coincidenze…(ride). Noah non è ebreo, ma il suo umorismo
visionario è marcatamente ebraico. Tutti noi siamo
cresciuti nel segno del cinema e dello humour
ebraico al punto da permetterci più volte delle citazioni
da Woody Allen durante il corso del film.
Mr.Taylor, lei ha
spesso ruoli da ebreo. Solo una coincidenza?
Io
sono cattolico, anche se sono inglese. E come inglese non
protestante appartengo ad una minoranza. Il che mi
consente un approccio molto più chiaro con l’ebraismo.
Detto questo ritengo
che esista una grande comunanza tra gli ebrei e i
cattolici. Entrambi condividiamo una grande passione per
il senso di colpa e per lo Humour. Elementi
entrambi assenti nella cultura protestante, ad esempio.
Quindi come le
capitano questi ruoli?
Beh, devo dire che
mi piacciono molto, ma non fanno parte di un piano
prestabilito.
Qual è l’elemento
che convince i registi a sceglierla per ruoli da ebreo. La
sua capacità mimetica, forse?
Mi
piace vedere cambiare le cose, anche se credo di non farlo
di più o meglio di tanti miei colleghi. Penso che i
personaggi debbano riflettere al meglio la loro
descrizione nella sceneggiatura, quindi mi sembra anche
giusto e doveroso modificare me stesso per renderli al
loro massimo. Forse, essere un amante dello spirito e
della cultura ebraica rende tutto più facile, alla fine…
Morì con un felafel
in mano ha una qualche
chiave di lettura ebraica?
Sicuramente, a
partire dal titolo. Del resto in Australia dove il film è
stato girato gli ebrei hanno una forte presenza,
soprattutto a Melbourne, città in cui la comunità ebraica
è molto florida e grande.
M. Spa.
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