I film di ottobre 2001
Santa
Maradona {Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}
di Marco
Ponti con Stefano Accorsi, Libero De Rienzo, Mandala Tayde,
Anita Caprioli
E’ un
film divertente e interessante quello che il regista
esordiente Marco Ponti ha dedicato alla storia di quattro
ragazzi torinesi impegnati con la ricerca del lavoro e con
i problemi di cuore. Santa Maradona che prende il
titolo da una canzone di Manu Chao, vede come protagonista
Stefano Accorsi al suo primo film dopo il successo
straordinario de L’ultimo bacio. Una pellicola
che si inserisce nel contesto più ampio di un cinema
internazionale con Ponti che fa il verso ai vari Clerks,
Singles e 200 cigarettes. Una storia intrigante
dove la tensione erotica presente tra i protagonisti è
raccontata con intelligenza e umorismo pur stigmatizzando
che hanno le difficoltà incontrate nella ricerca del
lavoro da parte dei giovani tra i 26 e i 29 anni. Senza
dubbio Santa Maradona sarà il film italiano
rivelazione di questo scorcio finale di stagione
cinematografica e ancora una volta – come era già
capitato per La stanza del figlio, Le fate ignoranti e
il film di Gabriele Muccino – Accorsi è tra i
protagonisti.
A.I.
{Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}
Di Steven
Spielberg con Haley Joe Osment – Jude Law – Frances O’Connor
A.I. rappresenta
il capitolo finale dell’opera di Stanley Kubrick,
lasciato in eredità al pupillo Steven Spielberg che ha
trasformato il racconto di Brian Aldiss Supertoys last
all summer long in un film doloroso e sgradevole, duro
e inquietante in cui uno dei temi più cari alla
fantascienza (la macchina che volle farsi uomo) diventa un’allegoria
dell’intolleranza e del razzismo. Una miscela esplosiva
di buoni sentimenti e di cattivi pensieri che Spielberg
celebra in una storia solenne e drammatica che vede
protagonista un robot – bambino, il primo capace di
amare. Dopo che – in un futuro non meglio precisato - i
ghiacciai si sono sciolti, con un mondo dove gli esseri
umani sono decimati dalle carestie, per avere dei figli
bisogna chiedere il permesso. I robot aumentano giorno
dopo giorno e per soddisfare la domanda crescente di un
mercato, un burattinaio cibernetico costruisce David, una
sorta di novello Pinocchio, cui è stato insegnato ad
amare. Il problema è che la famiglia cui è stato
affidato non è in grado di contraccambiare. Mentre il
figlio della coppia è in coma, David sembra riuscire a
conquistare l’affetto dei due umani, ma quando il
bambino torna miracolosamente a prendere conoscenza, ecco
che il devastante confronto tra il bimbo "vero"
e il robot artificiale, costringe i due genitori adottivi
a rimandare alla fabbrica l’androide. Una fiaba
postmoderna, venata di tutte le drammatiche istanze del
nostro tempo, sgradevole ed inquietante perché mette gli
esseri umani di fronte alla propria crudeltà. Un film che
pur risultando stranamente ibrido (Spielberg tenta di
girare il film come se fosse Stanley Kubrick…) trasmette
allo spettatore un forte senso di irrequietezza tramite i
diversi piani di lettura possibili della pellicola. Se da
un lato A.I. si propone come una visione del
futuro, dall’altro tramite la reinvenzione del mito di
Pinocchio, diventa un messaggio allegorico contro il
razzismo, la violenza e l’intolleranza. Le scene della
caccia ai robot riecheggiano – non a caso – le
sequenze del genocidio degli ebrei portato avanti dai
nazisti nel Ghetto di Varsavia, immortalate da Spielberg
in Schindler’s
List
Ravanello
Pallido {Sostituisci con chiocciola}
Di Gianni
Costantini con Luciana Littizzetto, Massimo Venturiello
Top Model
per caso Luciana Littizetto è un’anonima segretaria che
diventa una delle più gettonate e ricercate showgirl del
mondo dello spettacolo italiano. Questa – in estrema
sintesi – la trama del noiosissimo Ravanello Pallido
film d’esordio per la simpaticissima Littizetto che
volendo mettere momentaneamente da parte i suoi personaggi
televisivi, si lancia in un’avventura cinematografica
troppo grande per un cast esile e incapace di gestire al
meglio una storia che pur volendo essere satira del mondo
dello spettacolo di oggi, non riesce né ad essere
brillante, né particolarmente divertente. Un’occasione
decisamente sprecata nonostante un carismatico Venturiello.
Belfagòr
{Sostituisci con chiocciola}
Di Jean
Paul Salomé con Sophie Marceau, Michel Piccoli, Julie
Christie
Chi ricorda
il terrorizzante sceneggiato televisivo con Juliette Greco
non può andare a vedere questa ignobile idiozia che ne
porta impunemente e indegnamente il nome. E qui non si
tratta nemmeno della solita sterile polemica se i remake
hanno o meno senso. Questo film che dell’originale
si propone come un seguito posticcio e sconclusionato
risulterebbe sgradevole anche a chi non abbia visto il suo
illustre predecessore. Certo, nel primo film il fantasma
era poco più di un fantoccio e veniva preso a
pistolettate, ma il fascino e la regia dell’epoca
restano immutati ai giorni nostri soprattutto nel
paragonarlo ad un seguito patetico e pieno di battutacce
infelici. Nemmeno la bellezza di Sophie Marceau permette
di perdonare questa pellicola con una regia, una
sceneggiatura e un andamento demenziali. Una generazione
di spettatori non necessariamente cinefili è ormai
abituata ad un cinema di qualità dove le maledizioni e i
fantasmi (egiziani o meno) vengono affrontati con
razionalità e metodo, Belfagòr è basato su una
sceneggiatura raffazzonata e sconcia. Da perdere senza
problemi…
Il
diario di Bridget Jones {Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}
Di Sharon
McGuire con Renée Zellweger, Hugh Grant, Colin Firth
Renée
Zellweger ha messo su parecchi chili per entrare nei
larghi abiti di Bridget Jones, alter ego da quattro
milioni di copie della scrittrice – editorialista Helen
Fielding che nel Diario a lei dedicato ha descritto
la vita di una single trentenne con problemi di
alcol, fame nervosa e sigarette. Un successo tutto
britannico che nel film realizzato dallo stesso gruppo di
lavoro di Notting Hill e Quattro matrimoni e un
funerale ha come protagonista la trentaduenne attrice
proveniente dal Texas. Un accento americano trasformato
rapidamente e con grande professionalità in una compunta
e convincente cadenza britannica per rubare il posto alle
bellezze locali in pole position per il ruolo come
Kate Winslet (che sembrerebbe avere rifiutato), Helena
Bonham Carter e Elizabeth Hurley. Risultato? Una commedia
romantica divertente e decisamente adatta a questa era di singles
forzate con Colin Firth (Shakespeare in
Love, Febbre a 90°) e Hugh Grant a contendersi la
bella addetta all’ufficio stampa di una casa editrice
londinese. Messe da parte le ruvidità forse eccessive del
romanzo, la Bridget Jones di Renée Zellweger è una
ragazza al tempo stesso simpatica e aspra, fragile, ma
determinata a non subire troppo i rigori della sua epoca,
le amarezze e le frustrazioni. Una pellicola gradevole e
intelligente che sarà senza dubbio il campione di incassi
del prossimo autunno cinematografico insieme all’altro
film, interpretato dalla Zellweger accanto a Morgan
Freeman, Greg Kinnear e Chris Rock, Betty Love diretto
da Neil Labute, un’intelligente satira del mondo delle soap
operas.
Blow
{Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}
Di Ted
Demme con Johnny Depp, Penelope Cruz, Franka Potente, Ray
Liotta, Rachel Griffiths, Jordi Mollà
La
biografia del narcotrafficante George Jung sullo sfondo
dell’America a cavallo tra gli anni Sessanta e gli
Ottanta è non solo uno spaccato del mondo della droga con
i suoi guru come Pablo Escobar, ma anche la celebrazione
del "talento" del suo protagonista: un uomo come
tanti che ebbe la discutibile intuizione di introdurre la
cocaina sul mercato nordamericano, prendendo direttamente
accordi con i signori della droga colombiani. Interpretato
da un – come al solito – straordinario Johnny Depp, Blow
è un film eccessivamente agiografico, dove –
nonostante l’ironia con cui viene raccontata la storia
– la figura di Jung risulta bidimensionale tutta presa
dal proprio lavoro portato avanti con maligna genialità e
l’amore per la famiglia. Gli effetti della droga, il
mondo dei drogati e del vizio, restano sullo sfondo e –
alla fine – si pretenderebbe dallo spettatore una forma
di pietismo nei confronti del "povero Jung"
francamente senza senso. Senza volere fare del falso
moralismo oppure senza scadere nella pruderie etica
fine a se stessa, si può dire che Blow è una
pellicola interessante e coinvolgente, vista e considerata
la sua regia dinamica e l’interpretazione degli attori,
che si scontra, però, con il limite eccessivo dell’autobiografismo,
utilizzando come unico punto di vista quello stesso delle
memorie di Jung e null’altro. Una visione limitata che
non offre niente di più allo spettatore, piuttosto
indispettito dal finale strappalacrime del film con Jung
addolorato e rimbambito riguardo l’impossibilità di
vedere la sua famiglia.
Alla
rivoluzione sulla due cavalli {Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}
Di Maurizio
Sciarra con Adriano Giannini, Gwenaelle Simon, Andoni
Garcia
Sogni di
rivoluzione, amore e libertà all’indomani della
rivoluzione dei garofani in Portogallo nel 1974 che ha
visto la caduta del regime fascista. Uno studente italiano
a Parigi parte insieme al suo amico portoghese alla volta
di Lisbona per partecipare alla rivoluzione. Con la loro
due cavalli raccolgono a Bordeaux un’ex fidanzata
annoiata dal menage borghese con il marito
italiano. Il loro viaggio è una corsa verso la libertà e
l’illusione. Dal regista dello straordinario La
stanza dello scirocco Maurizio Sciarra, Alla
rivoluzione sulla due cavalli è una pellicola
agrodolce sulle illusioni della gioventù e sulla passione
politica. Un film divertente e leggero che – nonostante
qualche incertezza stilistica e alcune incongruenze –
piace per il suo essere un inno alla vita, all’amore e
alla libertà. Nonostante le ombre cupe che si allungano
sulle esistenze di tutti…
American
Pie 2 {Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}
Di J.B.
Rogers con Jason Biggs, Tara Reid, Mena Suvari
Ad un anno
dalla "prima volta" raccontata nel film
precedente i cinque protagonisti sono rimasti ancora a
quella notte alla fine del liceo. Quando arriva l’estate,
ecco risvegliarsi gli istinti…Più divertente e più
strutturato come film del suo predecessore, American
Pie 2 è una pellicola molto gradevole fondata su
quell’umorismo adolescenziale che ha animato quelli che
oggi sono considerate delle pietre miliardi della storia
del cinema come American Graffiti, Animal House e I
Nerds. Meno greve del precedente e più studiato, American
Pie 2 ha un cast di attori che hanno dimostrato di
essere davvero in gamba (sono presenti in maniera separata
in film che vanno da Rollerball 2000 a Evolution)
in grado di formare un gruppo affiatato. Sicuramente non
si tratta di un capolavoro, ma è di certo uno dei film
più divertenti in circolazione e non è il caso di fare
gli snob…
Mari
del sud
Di Marcello
Cesena con Diego Abatantuono, Victoria Abril, Chiara Sani
Un film
divertente il cui difetto maggiore resta quello di essere
troppo surreale. La storia di un manager rovinato dal
commercialista che obbliga moglie e figlia a fare le
vacanze in cantina purché la cosa non trapeli, pur
essendo un allegro apologo sulla marea di stupidità che
affligge la nostra società, resta nel campo della
commedia leggera per colpa di una sceneggiatura
eccessivamente limitata al campo del paradossale. Mentre
Abatantuono appare troppo rigido nel suo ruolo e l’Abril
non sfodera sufficiente carisma, da notare è l’interpretazione
di Chiara Sani, un’attrice decisamente sottosfruttata
dal nostro cinema, di grande grinta e dalla simpatia
epidermica nonostante un ruolo appena abbozzato.
Scary
Movie 2
Di Keenan
Ivory Wayans con Carmen Electra, Marlon Wayans
Scary
Movie, il suo
predecessore, ha avuto il merito di riutilizzare il genere
horror per una grande satira, affrontando i temi
topici di pellicole come Scream, So quello che hai
fatto e Urban Legend sotto una prospettiva
ironica e deflagrante. Adesso il suo seguito – deludente
e volgare – punta al soprannaturale: L’esorcista,
Hannibal, Le verità nascoste, L’uomo senza ombra e The
haunting vengono presi in giro uno dopo l’altro in
maniera più o meno riuscita. Nonostante James Woods e Tim
Curry una stantia sequela di gags che fanno sembrare il
film lunghissimo e insopportabile. Sembra che si voglia
indicare quello che fa ridere e si cerca di insistere su
fatti e situazioni già viste anche in altre parodie.
Eppoi nel primo sono state fatte fuori Carmen Electra e
Shannon Elizabeth…la loro bellezza ci manca…
La
promessa {Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}
Di Sean
Penn con Jack Nicholson, Benicio del Toro, Aaron Eckhart,
Helen Mirren, Mickey Rourke, Vanessa Redgrave
Il giorno
del suo pensionamento, Jerry Black, un ispettore di
polizia del Nevada, si attarda in ufficio per il party a
sorpresa che viene dato in suo onore. Un po’ imbarazzato
dalla generosità dei colleghi, Jerry accetta il regalo
che gli hanno fatto, un biglietto aereo per andare a pesca
in Messico: il viaggio che aveva sempre sognato. Ma quando
si viene a sapere che tra le montagne coperte di neve è
stato ritrovato il cadavere di una bambina di otto anni,
Jerry non riesce a farsi da parte: si reca sulla scena del
delitto e si assume il compito di informare i genitori
della piccola vittima. La madre disperata lo implora di
scoprire la verità. Di fronte all’atrocità del
delitto, alla sofferenza dei genitori e all’incertezza
della vita che lo aspetta dopo aver lasciato la polizia,
Jerry giura a se stesso che troverà l’assassino.Quando
un giovane e ambizioso poliziotto estorce una dubbia
confessione a un sospetto debole di mente, il caso viene
considerato chiuso… ma non da Jerry.
Jack
Nicholson in un film pieno di ottimi attori diretto da
Sean Penn e tratto dal romanzo omonimo di Friedrich
Durrenmatt edito nuovamente da Feltrinelli proprio in
questi giorni (pagg.155 lire 13.000) . Ci si potrebbe
attendere di più da un film del genere? Purtroppo le
aspettative vanno rapidamente deluse per una serie di
fattori abbastanza imprevedibili sulla carta. Jack
Nicholson è un grande del cinema e resta tale, anche se
il doppiaggio di Giancarlo Giannini (lo stesso di Al
Pacino) sembra in qualche maniera snaturarlo. La
promessa nonostante l’ottima regia di Sean Penn in
grado di non fare mai cadere la tensione nemmeno per un
solo istante, è un film troppo lungo (due ore) e diluito
fino ad arrivare al colpo di scena finale. Per il resto l’insistere
eccessivamente su alcuni luoghi comuni cinematografici (il
poliziotto che non riesce ad andare in pensione, l’alcol,
gli ex colleghi che non gli credono) risulta un po’
ridondante in una pellicola del genere sulle violenze
sessuali ai bambini e – soprattutto – sulla casualità
che domina l’esistenza. Da notare la presenza di grandi
attori in piccoli, ma intensi ruoli come Vanessa Redgrave,
Mickey Rourke, Aaron Eckhart e la moglie di Sean Penn,
Robin Wright già vista in She’s so lovely e Le
parole che non ti ho detto. Anche se tutto questo non
basta a risollevare un film dalle enormi potenzialità sia
sotto il profilo visivo (la fotografia e la colonna sonora
di Hans Zimmer aggiungono grande emotività ad un film
molto cupo) che narrativo. Una pellicola che sarebbe
risultata migliore se avesse insistito di più sul
versante dell’ironia e se avesse avuto un maggiore senso
del ritmo.
Indiavolato
(Bedazzled) {Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}
Brendan
Fraser – Elizabeth Hurley – Frances O’Connor Sceneggiatura
Larry Gelbart – Harold Ramis – Peter Tolan Regia
Harold Ramis Distribuzione
Twentieth Century Fox Anno
di produzione USA 2000 Durata
88’
E’ una
commedia semplice, semplice, ma efficace questo remake del
classico di Stanley Donen Il mio amico il diavolo del
1967 con Dudley Moore come protagonista. Stavolta, però,
il diavolo ha le sembianze (e che sembianze) di una
seducente Elizabeth Hurley che deve convincere il
“nerd” Elliot Richards a vendere la sua anima in
cambio di sette desideri, con i quali riuscire a
conquistare il cuore di una bella collega di lavoro. Anche
se il canovaccio faustiano è ormai è abusato, il talento
comico del regista Harold Ramis, autore di Ghostbusters
e Terapia
e pallottole, sembra
iniettare nuova linfa in una trama divertente, grazie ai
suoi protagonisti. Se la Hurley è brava nel raccontare un
diavolo tutto femminile, ricco di completini diversi e di
abiti aderenti o succinti, dall’altro lato anche Brendan
Fraser sfida ancora una volta la sua vena ironica, già
messa alla prova con George
della Giungla, Dudley do Right e
in alcuni momenti della saga de La
mummia. Il resto è noto, anche se con un finale abbastanza imprevedibile in cui
viene coinvolta la Frances O’Connor, attualmente
presente sui nostri schermi anche con A.I.
The score
{Sostituisci con chiocciola}
Robert
De Niro – Edward Norton – Marlon Brando – Angela
Basset Sceneggiatura Scott
Marshall Smith, Ebbe Roe Smith, Lem Dobbs, Kario Salem Regia
Frank Oz Anno
di produzione USA
2001 Distribuzione MEDUSA
Durata 123’
Non
lasciatevi ingannare dai nomi di questi tre giganti della
storia del cinema a mezzo servizio. The score è
uno dei film più noiosi e deludenti della storia del
cinema, basato su un’accozzaglia di pellicole già viste
che una pletora di sceneggiatori non sono riusciti a
ricucire in una sceneggiatura vagamente decente. Tutti al
loro minimo (incluso il regista Frank Oz, noto per In
& Out, e le voci del Muppet Show e di Yoda),
i protagonisti di questa pellicola fanno di tutto per
rendere interminabile la sua durata, inciampando un cliché
dopo l’altro. C’è il ladro che vuole smettere, il
vecchio amico marpione che lo convince al colpo della sua
vita, c’è il giovane apprendista di talento, ma un
po’infido e c’è soprattutto tanto cinema trasformato
in un puzzle. La recitazione del pachidermico
Brando si limita a delle mossette. De Niro è
impenetrabile (come in Ronin…)
e Norton non è in grado di movimentare la situazione. Piange il cuore,
ma va visto a proprio rischio e pericolo…
La
promessa (The
pledge) {Sostituisci con chiocciola}
Jack
Nicholson – Robin Wright Penn – Aaron Eckhart Sceneggiatura
Jerzy
Kromolowski & Mary Olson Kromolowski tratta dal
romanzo omonimo di Friedrich Durrenmatt Regia
Sean
Penn Distribuzione
Warner
Bros. Anno
di produzione USA
2001 Durata
122’
C’è
qualcosa di estremamente irritante in questo film di Sean
Penn. E’ una pellicola molto interessante, basata su una
storia efficace che vede un poliziotto in pensione come
l’unico consapevole delle azioni di un serial killer di bambini ed
è girato in maniera decisamente intrigante. Risultato?
Noia e poco altro. Questo, perché il film sembra essere
stato diluito e reso inefficace dal volere aggiungere
troppi particolari. E dire che la lista di attori famosi
che partecipano alla pellicola è decisamente di tutto
rispetto: Mickey Rourke, Helen Mirren, Sam Shepard,
Vanessa Redgrave, Harry Dean Stanton fronteggiano
egregiamente un grande Jack Nicholson. Purtroppo, però,
il resto del film è costruito con lungaggini eccessive.
Certo, nessuno pretendeva da questo thriller psicologico
il dovere trasformarsi in un film d’azione ritmato e
mozzafiato, eppure l’avere reso così morbidamente
questa trama sembra danneggiare più che migliorare La
promessa. Inoltre,
l’avere fatto doppiare Nicholson da Giancarlo Giannini
sembra una mossa tutt’altro che riuscita.
Tigerland
{Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}
Colin
Farrell – Matthew Davis – Clifton Collins Jr. Sceneggiatura
Ross Klavan
& Michael McGruther Regia Joel
Schumacher Anno di produzione USA
2000 Distribuzione MEDUSA
Durata 101’
Piccolo
film girato interamente in digitale da Joel Schumacher, già
regista dei Batman del dopo Tim Burton, Tigerland
racconta la storia di un campo di addestramento
militare nella Louisiana del 1971. Un posto dove persone
comuni venivano trasformate in soldati prima di essere
spediti in Vietnam a combattere una guerra persa che non
sentivano loro. Un film non tanto sul conflitto nel sudest
asiatico quanto – piuttosto – sulla paura di perdere
la vita e la gioventù lontano da casa. Ed è su questo
sfondo emozionale che il regista ha portato sullo schermo
le memorie del reduce Ross Klavan riguardanti le folli
dinamiche interne ad un piccolo plotone di ragazzi con
nulla in comune costretti dall’oggi al domani a
diventare soldati. Su tutti si erge la figura di Bozz, un
enigmatico e fascinoso texano, insofferente e ribelle. Pur
non mostrando nulla di nuovo che non si sia già visto in
altre pellicole belliche da Full Metal Jacket in giù,
Tigerland è un’opera semplice, diretta ed
intrigante, perché ancora una volta mette lo spettatore
dinanzi al terrore della morte e alla disperazione
derivata dall’estraniamento dell’esistenza. Una
pellicola contro la leva obbligatoria e quel senso di
ineluttabilità che il conflitto in Vietnam ha portato con
sé per un’intera generazione di persone.
Nella
morsa del ragno (Along
came a spider)
{Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}
Morgan Freeman – Monica Potter – Michael Wincott Sceneggiatura
James
Patterson & Marc Moss Regia Lee
Tamahori Anno di produzione USA
2001 Distribuzione Eagle
Pictures Durata 101’
Potenzialmente
questo seguito de Il collezionista avrebbe potuto
perfino superare il suo intrigante predecessore. La
struttura solida carica di colpi di scena permette sin da
subito al pubblico di sperare in un film molto convincente
e riuscito. Gli elementi ci sono tutti: due attori
decisamente in gamba come Morgan Freeman e la protagonista
di Patch Adams Monica Potter, una storia di
rapimenti incrociati abbastanza imprevedibile, una
sceneggiatura con qualche cliché ancora di troppo,
ma ancora abbordabile. Quello che, però, manca del tutto
a Nella morsa del ragno è piuttosto la regia. Gary
Fleder, regista dell’originale di quattro anni fa con
Ashley Judd, è stato sostituito con Lee Tamahori che –
a parte per lo straordinario e claustrofobico Once were
warriors – si è sempre distinto per una regia
piatta e di maniera, da autore che sembra non riuscire ad
osare in nulla. E’ così che il regista (cui tra
l’altro è stata affidata la regia del prossimo Bond…)
dilapida tutto il tesoro contenuto nel copione,
scopiazzando di qua e di là lo stile di autori più noti
come – ad esempio – il John McTiernan di Die Hard
III. Un film da vedere, anche se irritante, perché si
ha la precisa sensazione di una frettolosità eccessiva
che impedisce ad un gigante come Morgan Freeman di
esprimersi al meglio delle sue potenzialità.
Il
destino di un cavaliere (A Knight’s tale) {Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}
Heath
Ledger – Mark Addy – Paul Bettany – Rufus Sewell Sceneggiatura
e Regia Brian
Helgeland Anno di produzione USA
2001 Distribuzione Columbia
TriStar Durata 132’
Contaminazione tra il cinema giovanilistico
e le saghe cavalleresche, Il
destino di un cavaliere è un film fragile e inutile, che, però, riesce a
divertire a sprazzi nella sua prevedibilità. Il più
grande limite è quello della lunghezza eccessiva (due ore
e dieci) per una sorta di versione medioevale di Driven
dove
al posto delle macchine ci sono i tornei tra cavalieri,
trasformati in una sorta di Formula 1 del tredicesimo
secolo. Spettacolare dal punto di vista della
realizzazione, Il destino di un cavaliere, nonostante
il titolo berlusconiano, è un film che presenta qualche appeal.
Da un lato la colonna sonora rock crea una piacevole
contaminazione a livello subliminale tra quello che
significava essere giovani allora ed oggi, mentre
dall’altro canto, gli attori – pur nella prevedibilità
dei loro ruoli – sono tutti simpatici e convincenti, a
partire dal protagonista Heath Ledger, ex figlio
cinematografico di Mel Gibson ne Il patriota proseguendo
per il “gangster no.1” Paul Bettany. Purtroppo
tra panzane storiografiche e scivoloni storici perfino nel
linguaggio (ad un certo punto si parla di “indorare la
pillola” e di vedere le cose “in diretta”…), Il
destino di un cavaliere sommerge di un’eccessiva
ridondanza una storia esile e lineare con tanto di
previsti colpi di scena. Troppo ibrido per definirsi
riuscito…
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