Europa anno zero
Era un bambino
durante la Prima Guerra Mondiale. Ma il resto di questo secolo
tormentato lo storico ungherese Fejito lo ha vissuto da
osservatore acuto. Così Maurizio Serra lo ha intervistato per
cercare di capire, tra nazionalismi, dittature e muri caduti,
da dove viene il Vecchio Continente. E dove vuole andare
François Fejtö – Maurizio
Serra, Il passeggero del secolo, Sellerio, pp.381, L.35.000 –
Euro 18,8.
E’
certamente uno straordinario passeggero del secolo il
magiaro (ma forse sarebbe meglio dire il cosmopolita) François
Fejtö, nato da famiglia ebraica nel 1909 in Ungheria e dal
1955 naturalizzato francese: autore noto a livello
internazionale per la sua Histoire des démocracies
populaires (1969) e per svariati altri libri di argomento
storico. Un passeggero e un osservatore del novecento
davvero privilegiato; si pensi che egli attraversò il primo ed
il secondo conflitto mondiale, fuggì prima Hitler e poi
Stalin, visse quindi gli anni che vanno dalla nascita delle
cosiddette Repubbliche democratiche popolari dell’Europa
orientale fino alla caduta del muro di Berlino. Fu, insomma,
testimone privilegiato di tutte le miserie e gli splendori del
secolo XX, di cui Fejtö ci parla in un testo/intervista – a
cura di Maurizio Serra – dal sottotitolo emblematico: "Guerre,
Rivoluzioni, Europe".
Queste le tre chiavi di lettura
che lo storico utilizza per indagare il novecento, che per il
Nostro inizia con la Grande Guerra, la conseguente finis
Austriae (considerata da Fejtö una iattura) e il crollo
degli Imperi Centrali; per proseguire con i maldestri trattati
di pace che – come sottolinea Serra – "regolano l’assetto del
continente senza riuscire a garantirne l’avvenire". Sia il
fascismo che il nazismo, infatti, sapranno sfruttare entrambi
l’insoddisfazione nei confronti di Versailles. Ed eccoci, tra
il primo conflitto mondiale ed il secondo, all’instaurarsi
delle tre dittature occidentali: comunismo prima, fascismo e
nazismo poi. Ma se per il lettore, abbastanza scontata può
essere la condanna senza mezzi termini del nazifascismo, più
stimolante appare senz’altro il polemico j’accuse nei
confronti di tutti quei pensatori (da Sartre a Lukács) e
militanti di sinistra europei che guardarono per decenni con
indulgenza all’Unione Sovietica e al suo regime dispotico e
illiberale, non giungendo quasi mai a formulare una
disapprovazione netta e senza distinguo di comodo nei
confronti di quanto accadeva nell’Est europeo. O nella Cina di
Mao al tempo della rivoluzione culturale che fece milioni di
vittime, e che sin troppi intellettuali (fra cui molti
italiani) celebrarono come "l’avvento di un modello purificato
dalla corruzione e dall’opportunismo kruscioviani".
Quindi il 1990 e il crollo dei
regimi comunisti: ultima grande cesura storica del secolo
ventesimo, che apre la strada alla grande Europa –
assolutamente altra ed incommensurabile a livello politico,
culturale, sociale rispetto a quella di Francesco Giuseppe,
Mussolini, Hitler, Stalin, Gorbaciov – e alle prospettive (ed
ai timori) del nuovo millennio. Così sono gli interventi
finali del colloquio tra Fejtö e Serra, più legati
all’attualità, quelli che maggiormente colpiscono il lettore
interessato a farsi un quadro delle possibili incertezze e
speranze del vecchio continente, per dirla col titolo del
capitolo finale di un testo dal tono pacato ed obiettivo ma
capace di improvvise accensioni polemiche in grado di
vivacizzare l’inedita intervista con questo libertario
passeggero del secolo.
Le conclusioni dello storico
ungherese sono però all’insegna dei punti di domanda; anche
perché la storia non conosce progressi lineari e non è certo
in grado di fornire ricette predittive a buon mercato.
Assodato quindi, a suo parere, che in Europa l’ideologia
comunista "sia definitivamente tramontata", la Russia – questo
magmatico colosso dai piedi istituzionali d’argilla – si
muoverà verso un rafforzamento o un indebolimento del potere
centrale? La Cina, si avvicinerà al Giappone, con grande
dispiacere della Russia? O assisteremo alla competizione di
mercato fra Cina e Stati Uniti, con tutto quello che ne potrà
derivare a livello economico per l’Europa? Ancora: per gli Usa
l’Europa "conterà presto meno dell’immensa e vicina Asia?" E,
infine, l’umanità del XXI secolo sarà in grado di resistere al
sogno/incubo faustiano "di dominare tutto, capire tutto,
inventare tutto, col rischio di distruggere tutto?"
Francesco Roat |