Il
cinema a Natale è da sempre attento alle famiglie con
pellicole per tutti se non addirittura film d’animazione
rivolti ad un pubblico il più ampio possibile. Quest’anno,
però, è il cinema indipendente ad offrirci un’importante
riflessione sul nucleo fondante la società. E lo fa –
casualmente – congiungendo in un unico spazio temporale
tre pellicole estremamente significative che parlano di
amore e morte, di matrimoni e figli. Da un lato il
divertentissimo Jalla, Jalla di Fares Fares
attore e regista prodotto da Lukas Moodysson racconta la
storia di un ragazzo libanese emigrato con la famiglia in
Svezia, costretto a fare di tutto pur di sfuggire il
matrimonio combinato dal padre e la nonna con una bella
connazionale. Dall’altro – sempre in tema di matrimoni non
d’amore – ecco il musical vincitore del Festival di
Venezia Monsoon Wedding di Mira Nair in cui
una famiglia del Punjab che vive a New Delhi
affronta
i preparativi per il matrimonio della giovane Aditi. Si
tratta di un’unione combinata con un giovane indiano che
da tempo risiede per lavoro in America e che Aditi accetta
di sposare per fuggire dall’India e dalla sua relazione
senza speranza con un anchorman televisivo più
anziano di lei e già sposato. Nella confusione totale dei
preparativi cominciano ad arrivare tutti i membri della
famiglia, perfino un nipote dall’Australia, e molti
troveranno inaspettatamente anche l’amore.
Una pellicola
divertente in cui i toni etnici si confondono con quelli
della "commedia umana" e che – per stessa ammissione della
sua produzione è una sorta di rivisitazione del
Festen del Dogma, in chiave asiatica.
Due
commedie agrodolci bilanciate dal severo, ma anche
notevole Sole negli occhi diretto da Andrea
Porporati, già sceneggiatore de Lamerica con
protagonista uno straordinario Fabrizio Gifuni nei
difficili panni di un parricida che spera di essere punito
e redento dal suo atroce crimine e che, invece, diventa la
vittima di una serie di circostanze beffarde. La storia di
un omicidio in una totale assenza di etica e morale. Tre
film da non perdere che – sebbene diversissimi tra loro –
fotografano da angolature diverse le sfide e le istanze
della famiglia e nel ventunesimo secolo. Con le sue
miserie, le sue dolcezze e le sue insperate nonché
improvvise alzate di scudi. Tutto questo mentre il
rapporto tra genitori e figli è meno evidentemente
raccontato anche in altri film del momento, ma di natura
più commerciale come Il diario di Bridget Jones,
American Pie 2, Tomb Raider e
perfino
Harry Potter. Segno di un momento storico di
riflessione per il cinema che dopo American Beauty,
Magnolia e Una storia vera
torna ad analizzare i rapporti tra parenti. Da notare che
proprio in questi giorni in America riscuotono discreto
successo Life as a House di Irwin Winkler
con Kevin Kline e Kristin Scott Thomas: la storia di un
architetto che dopo avere scoperto la sua malattia, decide
di impiegare il tempo che gli resta ricostruendo la sua
casa e metaforicamente il rapporto con l’ex moglie e il
figlio. E In the bedroom di Todd Field con
Sissy Spacek incentrato sulla tragedia seguita all’amore
proibito di un ragazzo in una piccola e gretta cittadina
del Maine.