Pollini suona
il Davidsbündlertänze-Concert di Robert Schumann
Robert Schumann,
Davidsbündlertänze-Concert sans orchestre, Deutsche Grammophon,
Maurizio Pollini, piano
Il
pianismo giovanile schumanniano delle Davidsbündlertänze
e della Sonata in fa minore (apparsa all’inizio col titolo di
Concert sans orchestre) è senz’altro inquadrabile
all’interno di una sensibilità prettamente romantica, di una
Sehnsucht cioè che esprime insieme ripiegamento
nostalgico ma anche inesausta tensione desiderante. Moti
questi, o figure dell’animo che vengono simboleggiati dai due
personaggi immaginari di Eusebio e Florestano (celebri
eteronomi dell’autore); non a caso indicati da Schumann quali
artefici delle danze dell’op. 6, per rappresentare con
esse una sorta di manifesto del Davidsbund: ideale
sodalizio artistico-spirituale vagheggiato dal giovane
compositore tedesco in contrapposizione al conformismo
musicale e culturale borghese dell’epoca, che il Nostro
deprecava.
Così le danze attribuite
dal loro ideatore (in un primo tempo, almeno) ad Eusebio hanno
un carattere elegiaco, melanconico e contemplativo, mentre
quelle di Florestano, marcate da uno slancio brillante, sono
contraddistinte da tempi e ritmi maggiormente dinamici.
Comunque tutti i 18 brevi ma pregevoli pezzi delle
Davidsbündlertänze si presentano come invenzioni
melodico/armoniche all’insegna della freschezza e della
fantasia creativa. La gioia che essi esprimono deriva con
tutta probabilità dal fatto che – come ha sottolineato Alfred
Cortot – volevano raffigurare un pensiero d’amore di Robert
per Clara Wieck. Lo afferma peraltro Schumann stesso in una
lettera del 1838 all’antico maestro Heinrich Dorn, confessando
che tali pezzi per pianoforte "sono stati ispirati quasi
esclusivamente da lei".
Ma pure il cosiddetto
Concert sans orchestre (composto un anno prima delle
Davidsbündlertänze e poco conosciuto dal grosso pubblico)
rappresenta ancora una volta un’opera legata alla futura
moglie di Schumann; basti solo pensare al secondo movimento di
questa Sonata, costituito giusto da una serie di variazioni su
un Andantino di Clara Wieck. L’atmosfera quanto mai
romantica dell’op. 14 alterna (alla pari dell’op. 6)
momenti/motivi pacati o lirici ad irrequietezze scapigliate
dalla sonorità veemente e dagli accenti drammatici.
Stimmung che, come nota nella sua introduzione al CD Paolo
Petazzi, costituisce fra le partiture di ampio respiro
dell’autore: "una delle più misteriose e inquietanti".
Venendo all’ambito esecutivo
non si può che plaudire all’interpretazione magistrale di
Maurizio Pollini; il quale non solo conferma (forse è
superfluo persino ribadirlo) la padronanza assoluta di una
tecnica che ha del prodigioso per precisione del tocco,
sobrietà e nitore estremi (priva com’è di alcun vezzo
virtuosistico) ma, soprattutto nell’impegnativo Concert
sans orchestre, è in grado di rendere al meglio i due
stilemi espressivi dell’autore – sia quello
fantasioso-passionale, sia quello crepuscolar-meditativo –
consegnando all’ascoltatore uno Schumann davvero intenso e
godibilissimo.
f.r. |