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redarrowleft.GIF (53 byte) Cinema Gennaio 2002

 
Soderbergh 2002, prove tecniche di Oscar

Cambia in continuazione generi e tecniche. Passa dal thriller violento alla commedia giallo-rosa. Anche se passati i tempi di "Sesso, bugie e videotape" ha capito come lavorare in pieno stile Hollywood. Con relativo corollario di divi. E ora, tra una regia e l’altra, Steven Soderbergh sta pensando anche ad un film di fantascienza

E’ uno dei pochi registi della storia che può vantare il fatto di essere stato nominato all’Oscar per due film contemporaneamente: Steven Soderbergh dopo il successo di Erin Brockovich con Julia Roberts (anche lei vincitrice della preziosa statuetta) e di Traffic non è certo stato con le mani in mano. Prima ha realizzato con George Clooney, Brad Pitt, Matt Damon, Andy Garcia e la stessa Roberts Ocean’s eleven poi si è lanciato a studiare la possibilità di produrre un film di fantascienza e subito dopo un seguito del fortunatissimo Sesso, bugie e videotapes ancora una volta con protagonista Julia Roberts.

Quanto è difficile dirigere un gruppo di attori tanto famosi?

La vera protagonista di Ocean’s Eleven resta la storia e io ho scelto un cast di attori in grado di sottomettersi all’esigenza di raccontare questa trama al meglio. Non volevo cambiare la sceneggiatura e per questo sapevo di dovere contare su un gruppo di professionisti che non mi avrebbe richiesto alcun cambiamento. In Traffic, invece, abbiamo più volte messo mano al copione per ottemperare diverse esigenze. Personalmente scelgo i film in base al materiale narrativo che mi viene proposto. Quando abbiamo lavorato io e George Clooney a mettere su il cast per questo film, abbiamo cercato di scegliere degli interpreti che volessero fare parte di una squadra e non certo dei solisti in cerca di un pezzettino di riflettore per conto loro.

Lei crede con Out of sight e con The Limey di avere ridato impulso al genere cinematografico legato alle gesta di banditi gentiluomini?

No, credo di no. E’ un genere che ha generato tanti film nel corso degli anni: Butch Cassidy & Billy the Kid potrebbe rappresentare un nome su tutti, ma ce ne sono anche molti altri come I tre giorni del Condor C’è una tradizione molto antica di questi personaggi, ma quello che mi piaceva di più di Ocean’s Eleven era il fatto che la sceneggiatura non era violenta, volgare ed eccessivamente "realista". Poiché avevo finito da poco di girare Traffic mi è sembrata quasi una boccata d’aria fresca…

Parliamo un po’ di Traffic: un film molto "doloroso" che le ha consentito, però, di vincere il suo primo premio Oscar…

Quando si ha a che fare con il mondo della droga vieni trascinato in qualcosa di enorme. Molto più grande di quello che sei tu. E non importa che tu stia spacciando, comprando o sequestrando droga. Tu hai a che fare con qualcosa di enorme. Questo è quello che attraversa ogni singola storia di Traffic la sua forza e la sua misura superano di gran lunga i singoli protagonisti.

In Traffic lei ha lavorato con uno stile molto più "sperimentale" che in quest’ultimo Ocean’s Eleven

Non volevo creare dei mal di testa alle persone, ma le tre storie richiedevano tre diversi stili di ripresa e tipi diversi di immagini. Mi piaceva anche creare una sorta di cesura tra le storie proprio grazie ad uno stile di ripresa totalmente diverso. La grande difficoltà del film è stata quella di girare con Catherine Zeta Jones incinta. Le sue scene richiedevano una certa partecipazione emotiva e credo che in questo sia stata molto aiutata dalla gravidanza. Considero davvero straordinario il lavoro che ha fatto.

Si è occupato anche della fotografia…

Negli ultimi anni, poi, ho lavorato con diversi direttori della fotografia in pellicole a basso budget. Abbiamo collaborato in maniera molto stretta e per questo ho deciso di occuparmi anche della fotografia di Traffic. Mi sentivo pronto a prendermi anche questa responsabilità.

Cosa è cambiato nel suo cinema degli ultimi anni?

Nulla. Ho esteso il campo dei miei interessi cercando storie diverse e nuove. Ho fatto undici film e in tutti questi ho tentato di cambiare stile. Oggi sono più libero di cambiare e di commettere errori. Certo, sono anche più veloce e più aperto ad esperienze diverse.

Cosa pensa degli attori che vogliono diventare registi?

E’ un fenomeno che c’è sempre stato. Penso, però, che negli ultimi anni le persone si siano stufate di stare sedute ad attendere che un telefono squilli. Credo che sia anche un’attitudine connaturata a chi è sempre in cerca di buon materiale che non è davvero facile da trovare di questi tempi.

E dove l’ha portata la sperimentazione del suo prossimo film?

Bisogna aspettare un poco per dirlo. E’ un film molto strano: vedremo in primavera quando uscirà…

m.s.

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