I viali di Las Condes. Un
"pisco sour" ai tavoli dell’italianissimo "Due Torri" per far
passare la notte. Le strade deserte, le Ande che dominano la
cittā, la politica, la gita a Viņa del Mar. Una specie di
diario a puntate per capire come si vive nella capitale del
Cile
Santiago del Cile, notte. I larghi viali
alberati della parte alta della cittā sembrano un enorme
labirinto. Abbiamo cenato in un ristorante italiano del Golf,
il nuovo quartiere "in" di Las Condes: un scintillante insieme
di relativamente alti palazzi vetrati, che di giorno disegnano
uno skyline formato ridotto, con la torre del Bank Boston che
al top ha il suo bravo colorato story rotondo (devo ancora
appurare se si tratta di un ristorante girevole) e con un
mini-Chrysler che anche qui diventa punto di orientamento,
almeno per chi si trova a camminare da queste parti. Il
problema sismico č il motivo per cui Santiago, anche la
Santiago che guarda come a modelli urbanistici Los Angeles e
Chicago, deve rinunciare alla vertigine dei grandi simboli
architettonici americani. La punta del mini-Chrysler si riesce
a vedere al massimo da una decina di "quadre" (isolati).
Di notte El Golf č un addormentato quartiere
residenziale tagliato in due da questo viale illuminato a
giorno lungo cui ora stiamo cercando un locale dove finire la
serata. Questo viale arriva da lontano: č un’arteria che
percorre l’enorme Santiago da ovest a est, in leggera ma
continua salita verso le Ande: strada dai molti nomi, gių in
centro si chiama Alameda, fino all’incrocio di Tobalaba si
chiama Providencia, qui al Golf si chiama Apoquindo, e molto
pių in su si biforca in Las Condes e Vitacura. Apoquindo č
fiancheggiata da due interminabili marciapiedi con relativi
alberi e lampioni. A mezzanotte non c’č un’anima che cammina.
L’illuminazione č spettrale. Le poche auto sfrecciano a
velocitā demenziale (leggevo l’altro giorno sul Mercurio che
proprio qui in Apoquindo i giovani bene dei quartieri alti
improvvisano gare notturne di velocitā – mentre sul
marciapiede chi ha intenzione di attraversare fa testamento
con mezzi di fortuna). Per trovare un pisco sour decente (la
grappa locale) dovremo tornare al Bosque Norte, il viale dei
ristoranti per i business man, o scendere verso Plaza Nunoa,
dove a quest’ora ci sarā ancora un po’ di gioventų nonostante
la triste illuminazione al neon.
Parcheggiamo al Bosque, ed entriamo al
solito Due Torri, uno dei pochi riferimenti per chi vuole a
qualsiasi ora trovare qualcosa che assomigli a una cucina
italiana. Ci sono ancora molte persone ai tavoli, e la cosa ci
rincuora non poco: l’atmosfera del Bosque a tarda sera, con
qualche eccezione al sabato, č quella di una smobilitazione
desolata. Qui dentro invece la luce calda e la vita ancora
"visibile" invogliano a far tardi. Ci sono molti americani, o
comunque anglofoni. Al tavolo vicino al nostro tre uomini
sulla cinquantina commentano le elezioni dello scorso dicembre
(in cui l’Udi, la coalizione di destra, č risultato il maggior
partito del Cile). Captiamo frasi spezzate, mentre lasciamo
l’idea del pisco per una bottiglia di rosso Concha y Toro e,
per accompagnare, una porzione di cannelloni, specialitā della
casa. Domani, venerdi, ci sarā, come ad ogni week end, il
grande esodo verso Viņa del Mar. Noi decidiamo di partire il
primo pomeriggio, per non essere coinvolti nelle interminabili
code di traffico della tarda serata: tutti aspettiamo - ed č
una vera attesa – l’apertura del nuovo tunnel e della nuova
corsia, che dovrebbero accorciare sensibilmente il viaggio. In
un’oretta sarā possibile andare al mare, non sembra vero...
Donatella Colla