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redarrowleft.GIF (53 byte) Societā Febbraio 2002  
 

Scoprendo Santiago

I viali di Las Condes. Un "pisco sour" ai tavoli dell’italianissimo "Due Torri" per far passare la notte. Le strade deserte, le Ande che dominano la cittā, la politica, la gita a Viņa del Mar. Una specie di diario a puntate per capire come si vive nella capitale del Cile

Santiago del Cile, notte. I larghi viali alberati della parte alta della cittā sembrano un enorme labirinto. Abbiamo cenato in un ristorante italiano del Golf, il nuovo quartiere "in" di Las Condes: un scintillante insieme di relativamente alti palazzi vetrati, che di giorno disegnano uno skyline formato ridotto, con la torre del Bank Boston che al top ha il suo bravo colorato story rotondo (devo ancora appurare se si tratta di un ristorante girevole) e con un mini-Chrysler che anche qui diventa punto di orientamento, almeno per chi si trova a camminare da queste parti. Il problema sismico č il motivo per cui Santiago, anche la Santiago che guarda come a modelli urbanistici Los Angeles e Chicago, deve rinunciare alla vertigine dei grandi simboli architettonici americani. La punta del mini-Chrysler si riesce a vedere al massimo da una decina di "quadre" (isolati).

Di notte El Golf č un addormentato quartiere residenziale tagliato in due da questo viale illuminato a giorno lungo cui ora stiamo cercando un locale dove finire la serata. Questo viale arriva da lontano: č un’arteria che percorre l’enorme Santiago da ovest a est, in leggera ma continua salita verso le Ande: strada dai molti nomi, gių in centro si chiama Alameda, fino all’incrocio di Tobalaba si chiama Providencia, qui al Golf si chiama Apoquindo, e molto pių in su si biforca in Las Condes e Vitacura. Apoquindo č fiancheggiata da due interminabili marciapiedi con relativi alberi e lampioni. A mezzanotte non c’č un’anima che cammina. L’illuminazione č spettrale. Le poche auto sfrecciano a velocitā demenziale (leggevo l’altro giorno sul Mercurio che proprio qui in Apoquindo i giovani bene dei quartieri alti improvvisano gare notturne di velocitā – mentre sul marciapiede chi ha intenzione di attraversare fa testamento con mezzi di fortuna). Per trovare un pisco sour decente (la grappa locale) dovremo tornare al Bosque Norte, il viale dei ristoranti per i business man, o scendere verso Plaza Nunoa, dove a quest’ora ci sarā ancora un po’ di gioventų nonostante la triste illuminazione al neon.

Parcheggiamo al Bosque, ed entriamo al solito Due Torri, uno dei pochi riferimenti per chi vuole a qualsiasi ora trovare qualcosa che assomigli a una cucina italiana. Ci sono ancora molte persone ai tavoli, e la cosa ci rincuora non poco: l’atmosfera del Bosque a tarda sera, con qualche eccezione al sabato, č quella di una smobilitazione desolata. Qui dentro invece la luce calda e la vita ancora "visibile" invogliano a far tardi. Ci sono molti americani, o comunque anglofoni. Al tavolo vicino al nostro tre uomini sulla cinquantina commentano le elezioni dello scorso dicembre (in cui l’Udi, la coalizione di destra, č risultato il maggior partito del Cile). Captiamo frasi spezzate, mentre lasciamo l’idea del pisco per una bottiglia di rosso Concha y Toro e, per accompagnare, una porzione di cannelloni, specialitā della casa. Domani, venerdi, ci sarā, come ad ogni week end, il grande esodo verso Viņa del Mar. Noi decidiamo di partire il primo pomeriggio, per non essere coinvolti nelle interminabili code di traffico della tarda serata: tutti aspettiamo - ed č una vera attesa – l’apertura del nuovo tunnel e della nuova corsia, che dovrebbero accorciare sensibilmente il viaggio. In un’oretta sarā possibile andare al mare, non sembra vero...

Donatella Colla

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