Candidato
a otto nominations all’Oscar, diretto da Ron Howard e
interpretato da Russell Crowe e Jennifer Connelly, A
BEAUTIFUL MIND è una intensa vicenda drammatica che si
ispira alla vita di John Forbes Nash Jr., un genio
matematico affascinante quanto eccentrico. Agli inizi
della sua carriera, Nash fece una elaborò una famosa
teoria che lo rese famoso in tutto il mondo, ma questa
ascesa stellare nelle alte sfere della ricerca modificò
drasticamente il suo corso quando la mente del matematico,
capace di brillanti intuizioni, venne minata dalla
schizofrenia. Fronteggiando ostacoli che sarebbero stati
in grado di distruggere l’esistenza di molti uomini, Nash
ebbe la forza di opporsi alla malattia, grazie anche al
sostegno devoto di sua moglie Alicia. Dopo anni e anni di
sofferenze, il matematico riuscì a trionfare sulla sua
tragedia personale e, nel 1994, ricevette il Nobel. Oggi
John Forbes Nash Jr. continua a svolgere la sua
professione ed è considerato una vera leggenda vivente.
Mr.Crowe, qualcuno
vi accusa di avere trasformato Nash in un "santino"?
John
Nash non ha mai confermato le sue tendenze omosessuali,
dunque lo sceneggiatore e il regista non hanno ritenuto
opportuno parlarne. Quando si racconta la vita di qualcuno
attraverso un film non è necessario parlare di tutto, un
film non è un documentario. La cosa importante è cercare
di rendere al pubblico il senso di questa vita,
soprattutto se è molto complicata, particolarissima e
afflitta dalla malattia mentale come quella di Nash. Sono
molte le cose che non si raccontano di lui nel film: il
divorzio, l'arresto per comportamento indecente in un
bagno pubblico, il suo lungo soggiorno in Europa. Ma,
ripeto, non sono omissioni che alterano il senso della
storia. Nel film si voleva raccontare, con una giusta dose
di simbolismo, la genialità del personaggio, la lotta
contro la malattia, il lungo, difficile e intenso rapporto
affettivo con la moglie, alla quale si è poi riunito dopo
il divorzio. Se questo messaggio arriva allo spettatore il
film è riuscito nel suo intento. Infine, se la storia
dell'omosessualità fosse stata vera, credete davvero che
nessuno si sarebbe fatto avanti a confermarla in tanti
anni? Credo invece che nell'America del tempo il
comportamento, certo fuori della norma, di Nash potesse
essere anche frainteso e dare adito al sospetto di
devianza sessuale. Un altro motivo che ha spinto Ron a non
trattare questo tema è il fatto che si sarebbe creato,
inevitabilmente, un binomio forzato tra schizofrenia e
omosessualità. Cosa non giusta, oltre che falsa. Il cinema
porta a operare delle scelte molto responsabili.
Cosa significa per
lei scegliere di portare sullo schermo uomini che mostrano
il proprio lato vulnerabile?
Sono
interessato alle crisi e a prestare il mio corpo e il mio
spirito a uomini che hanno delle debolezze. Tutti noi
siamo vulnerabili, alcuni sono solo in grado di non
mostrare i punti deboli, ma tutti ne hanno. Io amo questo
aspetto dei miei personaggi, li scelgo forti, ma non
invincibili. D'altronde io posso interpretare un film solo
se sono coinvolto emotivamente dalla sceneggiatura. In
genere il rapporto è di quaranta a uno: quaranta ne leggo,
una ne scelgo. I miei personaggi mi devono donare grandi
emozioni, se non scatta la molla emotiva non se ne fa
nulla. Un film è un impegno faticoso, anzi faticosissimo:
se un personaggio non ti interessa è inutile tentare,
almeno per me.
Da musicista, ma
anche da attore come si rapporta alla musica spesso
addirittura straordinaria dei film che interpreta come nel
caso degli ultimi A beautiful mind, Il gladiatore, The
insider e L.A. Confidential?
Quando
ho saputo che sarebbe stato James Horner a scrivere la
musica di A beautiful mind sono rimasto un po’
spaventato. Horner è in grado di tirare fuori emozioni
anche da un sasso o – come diremmo noi in Australia – di
arrivare a mungere un gatto…Ma non è stato così e in
questa occasione si è limitato ad una partitura
orchestrale essenziale con un risultato molto
interessante. Nella scena dell'inseguimento in macchina,
ad esempio, la musica aiuta a capire che ciò che vive il
protagonista non è la realtà dei fatti, questo significa
che la musica va di pari passo con la storia. Non è un
elemento staccato dalla storia. Come interprete,
ovviamente, non ho il controllo di questo aspetto del mio
lavoro che eppure mi coinvolge molto e
mi
interessa. Quando giro una scena, spesso, usiamo una
musica "temporanea" che poi verrà sostituita in sala di
montaggio o non ne usiamo affatto. Spesso resto molto
sorpreso a rivedere la stessa sequenza con la musica di
artisti del calibro di Hans Zimmer. Del resto tutto
succede seguendo un filo logico. Michael Mann ama molto il
lavoro di Lisa Gerrard che aveva utilizzato per The
insider e Ridley Scott ha voluto che Lisa lavorasse
con Hans Zimmer sia per il Gladiatore che per
Black Hawk Down.
Un lavoro
straordinario. Una delle mie colonne sonore preferite è
quella di L.A. Confidential che mi sembrava
perfetta per lo spirito di quel film.
Possiamo definire
A beautiful mind una storia d’amore?
Sì,
è la definizione che mi interessa di più. Non volevamo
fare un film dal punto di vista clinico, ma da quello
dello spirito del personaggio principale, "salvato"
dall’amore per la moglie. In qualsiasi momento della
nostra vita può succedere qualcosa di inaspettato che ci
fa sentire felici, non so, magari un gattino per la strada
che ci guarda oppure quando ti aspetti la pioggia e invece
viene fuori il sole; nei rapporti di lavoro ma anche nei
rapporti con le persone che ci circondano l'importante è
non chiudersi mai.
Parliamo di Oscar?
Ne ho già vinto uno
e non sento l'esigenza di vincerne un secondo. Sono
comunque molto felice che il film abbia avuto molto
candidature, credo che se le meriti. L'anno scorso fu
un'esperienza bellissima ma quest'anno finalmente potrò
godermi davvero la serata, perché in quel periodo non sarò
ancora impegnato sul set del mio prossimo film che
inizierò a girare in giugno.