Da 50 anni scienza e
fantascienza annunciano auto volanti, robot, case
intelligenti, teletrasporti. Invece viaggiamo ancora con il
motore a scoppio, pieni di smog e intasati nel traffico. Ma
stavolta forse le cose stanno cambiando. Anche perché la
società occidentale è arrivata al punto critico. E gli esperti
promettono che entro 10 anni nelle città ci muoveremo
diversamente. Sfrecciando nel cielo
Diciamoci la verità: di tutto quello che ci
avevano promesso scienza e fantascienza dagli anni ’50 ad oggi
non abbiamo visto quasi niente. Niente macchine volanti, robot
tuttofare, cinture antigravità, scooter spaziali, case
intelligenti, teletrasporti, cucine
che-premi-un-bottone-e-preparo-quello-che-vuoi. Siamo ancora
gli stessi, anzi in qualche caso peggio: sempre al volante
delle stesse auto puzzolenti, con lo stesso motore a scoppio
inventato nel 1800, con la differenza che le auto sono
aumentate a dismisura. Niente robot casalinghi in stile Asimov,
solo qualche elettrodomestico e per giunta stupido. Insomma
qualcuno ci ha bidonato.
Però
qualcosa, in questi ultimi anni, sembra essere cambiato.
Almeno nelle speranze future. Questione di necessità, forse:
le città intasate e gassificate hanno raggiunto il limite.
Un’indagine negli Usa ha scoperto che negli anni ’90 il tempo
medio di spostamento nelle città americane è aumentato
costantemente. Forse la prima volta da quando è comparsa
l’auto sulle strade. Insomma la curva scende di nuovo: a New
York il tempo medio di spostamento di un pendolare è di 39
minuti. Da qui, anche in Europa e in Italia, la tortura
diventata quasi quotidiana, utile o meno che sia: le targhe
alterne, la benzina verde, l’euro 3-4-5 delle marmitte
catalitiche con le macchine nuove che scadono ogni due anni e
sono da buttare. E poi i nuovi combustibili, l’idrogeno, il
biodiesel, i motori ibridi, le auto ad aria compressa. Tutto
questo significa che siamo (almeno) in una fase critica: oltre
in queste condizioni non ci possiamo più andare e la
tecnologia cerca di correre ai ripari. A tentativi, magari, ma
ci prova.
Per questo chi dice che già tra una decina
d’anni si vedranno grandi differenze, stavolta potrebbe avere
più ragione di una volta. Perché a cambiare le cose in maniera
drammatica è stata la rivoluzione digitale. I microchip sempre
più piccoli e potenti: loro fanno la differenza, perché nello
spazio di un unghia riescono a gestire migliaia di dati e
funzioni in tempo reale. E’ vero, la meccanica non ha fatto
passi così grandi. Ma la gestione dei sistemi sì. E non è
poco.
E’ questo che ha permesso all’inventore
miliardario americano Dan Kamen di presentare qualche mese fa
il suo "Ginger", quella specie di monopattino elettrico che
sta sempre in piedi. Non è la scoperta del secolo, ma non va
sottovalutato. E’ pulito, ha autonomia, facile da usare, costo
abbordabile (almeno in Occidente). E’ un primo segno. Ma ce ne
sono altri. Chi ha letto Nautilus in questi anni ricorda
quando si parlava della skycar, la macchina volante. O di
quella specie di "skycopter", un mini rotore sulla testa per
volare che si comanda con due joystick. Idee curiose di
scienziati bizzarri? No, perché sono tutte e due arrivate ai
test, sotto la supervisione della Nasa, l’ente spaziale
statunitense. Che in quei progetti ci crede, visto che ha
voluto investirci qualche milione di dollari.
Un esperto di trasporto e di viaggi Usa,
Alan Pisarski, non ha dubbi: "La società futura, sempre più
ricca, chiederà con insistenza sistemi di trasporto sempre più
veloci, sicuri e affidabili". Se ai primi del ‘900 quando ci
si muoveva a piedi e con i carri la distanza media percorsa da
una persona in un giorno era di 8 km, con l’auto si è arrivati
a 80 km. Ora le ultime innovazioni tecnologiche promettono di
spostare questa distanza fino a 800 km. Non fra 50 anni, ma
entro 10 anni.
Ginger,
skycar, minielicotteri, treni magnetici, navi che volano a 500
km l’ora (non è uno scherzo, si chiama Aquaglide e l’hanno
costruita i russi: le versioni più semplici navigano e volano
a 200 km l’ora, una compagnia italiana ne proverà una
sull’Adriatico quest’estate), bus-navette personali (anche
queste le stanno già sperimentando in alcune città del Nord
Europa: esci da casa dentro a una di queste macchinette, ti
inserisci dentro un "binario" comune e arrivi a destinazione).
E perfino enormi dirigibili a elio grandi come un campo di
calcio (si, quelli di cento anni fa ma in versione tecnologica
e non infiammabile: sono quasi operativi e paradossalmente
potrebbero diventare il sistema di trasporto merci dei
prossimi anni).
Molto dovrà viaggiare in cielo, come nelle
città pazze di Blade Runner o de Il quinto elemento.
E’ là l’unico spazio rimasto, anche per il trasporto privato.
Sempre alla Nasa hanno già in mente di progettare piccoli
aeroporti per piccoli aerei facilissimi da guidare in
"autostrade elettroniche" del cielo. Tutto automatico, non
occorre nemmeno essere piloti. E’ come Internet, dicono alla
General Aviation Program Office dell’ente spaziale americano:
una Rete invisibile che guida i mini-aerei in zone libere dal
grande traffico aereo. Quando? "Entro 30 anni" è la speranza.
Ci beccheranno questa volta gli esperti? O
sono le solite favole da fantascienza e fra 10 anni saremo
ancora alle prese con gas di scarico, motori a scoppio e città
intasate? Come la mettono loro, con le case faccio-tutto-io e
lo scooter volante, probabilmente no. Ma è vero che il
cambiamento è nell’aria. E succederà magari tutto in un
momento. Quando il vostro vicino di casa vi supererà la
mattina mentre andate al lavoro passandovi sopra la testa su
una strana macchina a forma di uovo. Per sparire, sorridente,
fra le nuvole.
Alessandro Mognon