Ama le contaminazioni.
Nella vita, nella musica e soprattutto nel cinema. Così il
regista di Mediterraneo e Nirvana ha fatto anche nel suo
ultimo film Amnésia dove ritrova Abatantuono e Rubini.
Perché, dice, la società è in crisi. E bisogna trovare
nuovi modi per stare insieme
Dopo
Denti tratto dal romanzo di Domenico Starnone,
Gabriele Salvatores torna al cinema con Amnésia,
una pellicola dalla natura molto personale in cui incontra
nuovamente gli amici di sempre Diego Abatantuono e Sergio
Rubini con dei ruoli scritti appositamente per loro. Il
film è ambientato a Ibiza dove dei quarantenni in crisi
affrontano la loro vita con difficoltà e non pochi timori.
Nel cast ci sono anche Valentina Stella,
Alessandra Martines e Antonia San Juan, già nota per il
ruolo di Agrado nel film di Pedro Almodovar
Tutto su mia madre.
Nella colonna sonora del film lei
utilizza un brano di Leonard Cohen In my secret life
uscito a settembre nel Cd Ten New Songs
pubblicato per la Sony insieme a Sharon Robinson. Perché –
in una pellicola intitolata Amnésia – inserire la
canzone di un’icona della musica rock che afferma di avere
dimenticato tutto quello che è accaduto prima del 1978?
Il primo motivo è proprio questo.
L’altro è che volevo avere la possibilità di inserire una
canzone di Cohen in un mio film sin da quando ho visto
I compari di Robert Altman… La spiegazione sta tutta
nelle parole della canzone che racconta di persone che
hanno una vita segreta di cui non lasciano trapelare
niente a coloro che gli sono vicino. Inoltre prima avevo
utilizzato una canzone di Manu Chao che – stranamente –
messo su quella scena sembrava caratterizzare quel momento
del film più sul personaggio di Martina Stella. Il pezzo
di Leonard Cohen, invece, pur rendendo più malinconica
l’emozione del film, riesce a seguire e a caratterizzare
tutti i personaggi.
Poi c’è Strawberry fields forever
dei Beatles…
E’ una delle più belle canzoni del
secolo passato. Avevo già utilizzato in Nirvana
l’ultimo verso Nothing is real, ovvero nulla è
reale…
Nel film mancano delle figure femminili
materne. Perché?
Perché altrimenti sarebbe andato in
maniera molto diversa rispetto alla storia che mi ero
prefissato di raccontare. Le donne hanno sempre quella
capacità di cambiare le cose, smussando gli angoli e
riconducendo alla ragione.
In Amnésia tutti i personaggi
hanno problemi familiari. Nei suoi film, però, sembra
sempre che la famiglia sia davvero in crisi…
Non solo la famiglia, ma anche i
movimenti, le associazioni, i gruppi e i partiti sono in
crisi. Amnésia riflette sulle bugie che si
raccontano, ma offre anche l’idea che se si vuole si può
riuscire a comunicare davvero. Bisogna trovare nuove forme
per stare insieme.
In questi giorni si fa un gran parlare
dell’attività politica di Nanni Moretti tra comizi e
girotondi. Lei cosa ne pensa?
Penso che bisogna dedicare sempre una
grande attenzione a tutto quello che di spontaneo viene
fuori nella vita della nostra società. E’ una cosa buona e
ho trovato puerili le accuse secondo cui Moretti stesse
sbagliando. Dire che un intellettuale non debba fare
politica è una sorta di contraddizione in termini. La
politica è qualcosa di presente nelle parole di tutti noi
e figuriamoci quindi se un intellettuale della caratura di
Moretti non ha il diritto di esprimere il suo parere senza
essere accusato di "eversione": personalmente non sono
molto bravo a parlare in pubblico, ma credo che potrei
esserci anche io ad una delle prossime manifestazioni.
Cosa risponde a chi ritiene che
Amnésia sia stato "solo" un divertissment?
Nessuno è autorizzato a pensare qualcosa
del genere. Per me il cinema rappresenta una grande
fatica. Mi diverto sui set dove lavoro. Amnésia,
però, non appartiene nemmeno a questo caso. Lavorare a
Ibiza è stato una necessità, non la scelta di andare in un
posto divertente. Non farei mai un film solo per
divertirmi.
A lei piacciono le contaminazioni.
Perché?
Perché le ritengo necessarie. Le cose
migliori degli ultimi anni vengono fuori da delle
contaminazioni. I figli delle coppie miste, la musica e la
cucina fusion, l’incontro tra i generi letterari e
cinematografici hanno portato a realizzare sempre le cose
migliori.
Lei sfida sempre il pubblico con temi
nuovi…
Avrei potuto rifare tre o quattro volte
i miei vecchi film e campare di rendita, ma il mio grande
rispetto per il pubblico e per me stesso me lo impediva.
Preferirei smettere se dovessi fare sempre quello che so
fare… preferisco cercare una scrittura narrativa
mescolando dei generi. Lo faccio sin da quando lavoravo
nel teatro. La contaminazione è quello che mi interessa di
più.
Marco Spagnoli