E’ un famoso scrittore di
libri. Fa politica con rabbia. Dai suoi racconti hanno
tratto anche film. Ora il cileno Luis Sepùlveda fa il
grande passo e diventa lui stesso regista di una sua
sceneggiatura. Per amore, dice, del grande schermo
L’autore
di libri di successo come La gabbianella e il gatto
diventa regista con Nowhere, una storia che lui
stesso definisce come "necessaria" da raccontare al cinema
e con il linguaggio cinematografico. E per l'esordio
dietro alla macchina da presa lo scrittore cileno Luis
Sepùlveda ha sceneggiato un suo racconto su una lotta in
difesa di confusi valori in cui un fratello assassina il
suo stesso fratello.
Cosa rappresenta per lei girare un film
come Nowhere?
Confrontarmi con una sceneggiatura. Una
struttura originale che non può essere altro, così come ha
detto il mio amico Tonino Guerra che l’ha letta e mi ha
detto: "Va bene, ma ricordati che una sceneggiatura è
una sceneggiatura!". A me piace parlare da spettatore
di cinema e non da autore. Questo film ha rappresentato
per me una sfida e sono stato molto contento di
confrontarmi con il lavoro dal punto di vista operativo.
Fare un film è un lavoro faticoso ed enorme. Sono molto
felice e contento del risultato finale.
Qual è il suo rapporto con il cinema?
E’
sempre stato un rapporto molto passionale: prima da
spettatore poi come autore di sceneggiature. Il cinema è
un lavoro collettivo in tutte le sue fasi e questo mi è
piaciuto subito molto. La mia sfida è stata quella di
portare a compimento un vecchio sogno. E’ un rapporto nato
come spettatore. A Santiago del Cile sono cresciuto in un
quartiere proletario che aveva ben sei sale
cinematografiche ognuna capiente migliaia di posti. Non
c’era la televisione e così durante le vacanze estive per
tre mesi e anche durante le vacanze di Pasqua e di Natale
andavo al cinema a vedere almeno tre film diversi al
giorno. Il lunedì i prezzi erano ridotti. Il mio
immaginario è nato il sabato e la domenica al cinema. La
mia tradizione culturale si chiama Metro Goldwyn Mayer,
Twentieth Century Fox., Warner Bros, Universal, Cinecittà…
Per questo la mia scrittura ha una matrice molto visiva.
Quando scrivo io vedo su uno schermo immaginario.
E’ ancora così?
Per me sì. Per altri no. Quando vai al
cinema a vedere pellicole come Black Hawk Down vivi
solo un senso di grande estraniamento. Quando uno va al
cinema, invece, dovrebbe avvertire una grande passione…
Qual è il film che la colpì di più da
piccolo?
Come ha detto una volta Gabriel Garcia
Marquez noi scrittori latino–americani non esisteremmo
senza il Neorealismo italiano. Quando ho visto Miracolo
a Milano sono rimasto scioccato. La proposta poetica
di una realtà schifosa è qualcosa che mi ha colpito nel
profondo.
Oggi a differenza di quando lei era
giovane la televisione c’è. Qual è la funzione sociale del
cinema adesso?
La
televisione non è cattiva di per sé. Il problema è a chi
sta in mano. Oggi è al servizio di un pensiero unico allo
scopo di alienare le persone e così rischia di diventare
cattiva. Il ruolo sociale del cinema è lo stesso di quello
della letteratura, della musica, dell’arte ovvero
consentire alla gente di migliorarsi comprendendo quali
sono i grandi problemi del tempo in cui vive.
Cosa pensa dell’azione "politica" di
Nanni Moretti di questi giorni?
Sottoscrivo in pieno quello che ha
detto. Un uomo di cinema non può vivere in una sfera a
parte rispetto alla società e deve partecipare con la sua
capacità critica. La passività non ha alcun senso per un
intellettuale. Tutte le espressioni artistiche hanno una
componente politica. Sono molto orgoglioso della mia
cultura di sinistra e chi vede Nowhere sa bene che
il mio è un film politico. Personalmente anche io guardo
all’Italia con grande preoccupazione. E’ elementare
comprendere che la televisione in mano ad una persona sola
con la negazione del pluralismo sia qualcosa di molto
pericoloso. Gli italiani, però, sono convinto che
recupereranno il coraggio civile. Questo non significa
schierarsi solo contro il governo, ma anche contro
dirigenti politici incapaci.
Cosa pensa di George Bush?
Penso
che uno che si strozza con un salatino mentre sente
nominare "i diritti umani", uno che confonde i termini
economici, uno che ha nel suo curriculum la strenua difesa
della pena di morte, uno che traccia un unico denominatore
per Corea, Iran e Iraq sia solo un cretino… un cretino che
per altro ha vinto un’elezione contestata e con la
minoranza dei voti. E’ triste che i politici europei siano
d’accordo con lui: significa che sono cretini anche loro.
Marx ha scritto che il capitalismo ha dentro di sé i germi
della propria distruzione. Questo stato di cose ha i germi
del cretinismo che lo distruggeranno e che finalmente
porterà all’umanità un nuovo futuro, decisamente migliore.
Lei dove abita?
A Gijon sulle Asturie. Mi piace stare lì
non perché sia bello, ma per l’atmosfera di fiera
opposizione che si respira. E’ l’unico luogo in Spagna
dove le persone si salutano con il "salud" della
Repubblica spagnola. Franco ha cercato di piegarli per
anni senza mai riuscirci.
Cosa significa per lei essere di
sinistra nel nuovo millennio?
Vivere una tensione etica.
m.s.