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redarrowleft.GIF (53 byte) Cinema Maggio 2002


Non riaprite quella porta

Assieme a Lincoln Child scrive da anni di demoni, mostri e orrori vari. Tutti provenienti dal passato e dalle paure più profonde dell’uomo. Douglas Preston in questa intervista ci racconta il suo ultimo romanzo La stanza degli orrori. E (in attesa dell’inevitabile film) spiega il suo segreto: iniziare a scrivere senza sapere dove si andrà a finire. Per scoprire i misteri assieme al lettore

Douglas Preston e Lincoln Child sono ormai un'affermata coppia di autori di bestsellers, tutti pubblicati in Italia da Sonzogno: Relic, Mount Dragon, Reliquary, Marea, Maledizione e Ice Limit-Barriera di ghiaccio. Da Relic il regista Peter Hyams ha tratto l'omonimo film, ed è già in lavorazione Marea. Ma il loro romanzo La stanza degli orrori è uno dei più intriganti e spaventosi degli ultimi anni: nella New York dell'Ottocento, un pubblico chiassoso e variegato affollava i "Saloni delle curiosità", veri e propri musei degli orrori dove erano esposti macabri reperti e grottesche mostruosità. Il più celebre era il Salone Shottum, sul conto del quale, all'epoca, correvano voci strane e inquietanti... Oggi un moderno grattacielo sta per innalzarsi sul terreno in cui, più di un secolo fa, sorgeva il Salone Shottum. Ma quando le scavatrici abbattono il muro di una vecchia cantina viene fatta un'orribile scoperta: un sepolcro sotterraneo in cui giacciono i resti di trentasei persone, uccise e smembrate da un ignoto assassino con la passione per il sacrificio collettivo.

La polizia vuole chiudere rapidamente il caso come l'opera di un serial killer d'altri tempi. Ma l'agente Pendergast dell'FBI non è d'accordo e coinvolge nella propria inchiesta l'archeologa Nora Kelly e il giornalista Bill Smithback. Dai polverosi archivi del Museo di Storia Naturale agli oscuri sotterranei di New York, fino a una tomba sotto un palazzo di arenaria a Chinatown, emergono indizi e vecchi documenti: tutti riportano alla luce le tracce evanescenti di un misterioso dottore che un tempo vagava per la città, un geniale e disumano uomo di scienza che conduceva esperimenti medici su esseri umani ancora vivi...

Ben presto quella che sembrava una semplice indagine storica diventa agghiacciante attualità: un misterioso assassino lascia dietro di sé una nuova serie di cadaveri spaventosamente mutilati. "Il Chirurgo", come la stampa lo battezza, segue lo stesso modus operandi del suo predecessore ottocentesco, perciò per scoprire la chiave dei nuovi delitti occorre prima risolvere il caso del XIX secolo. Ma il Chirurgo è sempre un passo avanti rispetto agli investigatori e li attende al varco, per impedire loro di scoprire il suo segreto. Un dubbio tormenta però l'agente Pendergast. Chi è veramente il Chirurgo? E' davvero soltanto un moderno imitatore? La soluzione si nasconde in una casa degli orrori a Riverside Drive.

Per parlare del nuovo romanzo, Nautilus ha intervistato Douglas Preston in esclusiva.

Fino agli anni Cinquanta la nostra percezione della paura sembrava provenire dall’alto. Il male calava come le tenebre sulla città. Negli ultimi anni, invece, sia in letteratura con i vostri libri e quelli di Jeffry Deaver che al cinema e nella televisione di Millennium e degli X files, il Male sembra sempre emergere dalla terra, dal passato e da un’oscurità molto personale…

E’ una domanda molto interessante. Oggi gli autori esplorano di più il buio e il male psicologico che esistono sfortunatamente negli esseri umani. I libri riguardo i serial killers e con protagonisti assassini dalla mente malata sono più frequenti di quelli con gli alieni che vengono dallo spazio o di mostri volanti, perché noi siamo più intimiditi da quello che abbiamo sotto i piedi rispetto a quello che ci sovrasta. Noi cerchiamo di esplorare le paure ancestrali e di portarle all’aperto. Migliaia di anni fa eravamo delle specie che combattevano per la sopravvivenza. Il nostro lavoro è quello di portare in superficie quella paura ancestrale di essere vittime ed oggetto di persecuzioni e di vere e proprie cacce all’uomo.

Nel caso de La stanza degli orrori il Male proviene dal passato ed è molto interessante sottolineare questa cura che voi avete per l’archeologia del Male e della paura…

Gli scavi fisici sono una metafora di quelli spirituali che i nostri protagonisti compiono nella loro anima. Il Male giace sopito in tutti noi. Sono un giornalista e sono sempre stato affascinato dal lavoro degli archeologi che spesso si trovano dinanzi a situazioni mostruose e orripilanti. Anni fa ho seguito una spedizione che nel sud est degli Usa ha trovato centinaia di cadaveri di persone che venivano cucinate e mangiate anche quaranta per volta. Da chi? Non si sa. Perché? Non si sa. Nessuno ha idea se si trattasse di religione o di guerra. Questo è il tipo di quesiti cui la moderna archeologia può dare risposta. Del resto la storia dell’umanità non è una passeggiata in giardino, bensì un viaggio sanguinoso e terrorizzante.

Un’altra qualità de La stanza degli orrori è il fatto che aiuta i lettori a comprendere la fenomenologia del Male…

Sono contento che lo dica. Un libro che spaventa e basta non serve a nulla. Un romanzo che tenta di spiegare il Male è destinato a rimanere. Il Male è interessante perché è un concetto misterioso. I latini dicevano Misterium inequitatis ovvero il mistero del Male. E il Male è davvero un mistero. Lo comprendiamo quando lo vediamo, ma ha diversi milioni di sfaccettature. E’ decisamente più facile comprendere il Bene.

Il vostro è uno stile in cui la componente visuale risulta predominante. Dipende dal fatto che la vostra generazione di scrittori è stata tanto influenzata dal cinema?

Penso che un avido lettore sia sempre in grado di visualizzare autonomamente le storie che legge. Quando scrivo un libro è come se descrivessi le loro azioni vedendole nella mia mente. Penso che il cinema e la televisione in particolare tendano a distruggere l’abilità di una persona di visualizzare la pagina scritta.

Perché avete creato un sito Internet (http://www.prestonchild.com) in cui cercate tanto il contatto con i lettori?

Ci piace avere il contatto con i nostri lettori. Per questo i nostri indirizzi email sono pubblicati nei nostri libri e abbiamo un sito per mantenere uno stretto rapporto con loro. Questo non significa che preferiremo i libri elettronici a quelli cartacei. Internet è uno strumento per comunicare e veicolare un certo tipo di informazioni.

Una caratteristica del vostro stile è che non vi ponete mai troppo avanti rispetto ai vostri lettori…

Mi fa piacere che lei l’abbia notato. Quando scriviamo è la nostra preoccupazione principale. Il nostro metodo è quello di sapere da dove partiamo e dove vogliamo andare, ma non siamo mai troppo sicuri di come ci arriveremo. E’ un viaggio di scoperta. I nostri libri sono viaggi nel mistero. Non vogliamo che i nostri lettori si sentano come manipolati o presi in giro. Noi vogliamo incontrare i nostri misteri insieme ai lettori e ai nostri personaggi. Nascondere le informazioni è una vergogna…

m.s.

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