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redarrowleft.GIF (53 byte) Cinema Maggio 2002

 

Quell’Uomo Ragno odia i fumetti

Non aveva mai letto una sua storia. E non aveva neanche il fisico del super eroe. Così in sei mesi Tobey Maguire ha dovuto recuperare il tempo perduto. A tavolino e in palestra. Per diventare quello Spiderman del film che, diretto da Sam Raimi, sta battendo ogni record al botteghino. E in questa intervista ci spiega come ha fatto

Tobey Maguire ha smesso di essere un ragazzo normale. Come il suo ultimo personaggio Peter Parker anche lui è stato morso. Sebbene non da un ragno geneticamente modificato, bensì da un successo planetario per la nuova versione di Spiderman che sta facendo veri e propri sfracelli nei botteghini di tutto il mondo.

Ex piccolo prodigio del cinema, in dodici anni di carriera ha lavorato insieme ai più grandi registi e attori del cinema americano, seducendo le platee con il suo stile composto, ma al tempo stesso estremamente simpatetico di recitare. Ha raggiunto la notorietà presso il grande pubblico grazie al regista Ang Lee che lo ha scelto come giovane protagonista de La tempesta di ghiaccio insieme a Sigourney Weaver e Kevin Kline. Grande amico di Leonardo Dicaprio (di cui, pero’, preferisce non parlare) il ventiseienne attore nato a Santa Monica in California ha collezionato negli ultimi anni una lunga e notevole serie di successi: Harry a pezzi con Woody Allen, Pleasantville, Paura e disgusto a Las Vegas di Terry Gilliam e soprattutto uno dei trionfatori agli Oscar 2000 Le regole della casa del Sidro hanno celebrato il suo nome tra quelli delle giovani certezze e non piu’ promesse del cinema americano. Una fama consacrata prima con l’uscita di ben due film in contemporanea: l’affascinante Cavalcando con il diavolo ancora per la regia di Ang Lee e lo straordinario Wonder Boys diretto dal regista di L.A. Confidential Curtis Hanson al fianco di Michael Douglas. Poi con l’Uomo Ragno, un film decisamente originale e divertente.

E’ questa la misura del successo per lei?

E’ da dodici anni che faccio l’attore e il successo è arrivato in maniera molto graduale. Certo, gli ultimi cinque o sei anni hanno veramente cambiato la mia vita. E’ stato straordinario lavorare con persone meravigliose registi e attori che uno ammira. Io sono un amante del cinema e quindi lavorare con queste persone è stato davvero importantissimo per me. Del resto sono abbastanza diffidente quando si parla di successo. Ho raggiunto il livello di notorietà perfetto. Faccio le cose che mi interessano, scelgo di partecipare ai film che mi interessano e non vengo né disturbato, né assalito dai fans. Il successo per me è e resta un concetto molto relativo. Successo vuole dire lavorare bene per qualcosa, non diventare schiavo della fama. La vita delle superstars braccate dai fans mi terrorizza…

Era preoccupato dal confrontarsi con un personaggio tanto amato e conosciuto in tutto il mondo?

No, e sapere queste cose non ha cambiato affatto il mio approccio : le basi del mio modo di lavorare non sono state modificate dall’affrontare un personaggio come Spiderman. Il mio lavoro era ispirato dall’idea molto seria di Sam Raimi di radicare profondamente nella realtà questo personaggio. Anche se si tratta di un film sui supereroi con tanti elementi di fantasia, noi abbiamo cercato di rendere questa figura nella maniera più onesta e credibile possibile. Tutto il nostro gruppo di lavoro proviene da questo modo di fare cinema e di fare film. Quello che io non avevo fatto in passato era la preparazione fisica, il gran numero di scene con lo schermo verde per gli effetti speciali, il dovere recitare con indosso una maschera, esprimendo così i miei sentimenti attraverso il linguaggio corporeo e l’intonazione della maschera. La cosa più divertente è stata quella di raccontare il viaggio emotivo del personaggio.

Ha mai temuto le aspettative dei fans?

Spiderman esiste da quaranta anni e parlando con un grande appassionato come Sam Raimi ho cercato di cogliere fino in fondo il suo spirito per trasportarlo sullo schermo. Non potevo preoccuparmi di compiacere tutti quanti. Però, ho cercato di dare il meglio di me.

Lei era un appassionato di fumetti?

No, assolutamente. Per prepararmi al ruolo ho letto le prime quattro annate del fumetto e mi sono molto divertito a farlo. Io non considero Spiderman troppo diverso dai miei personaggi precedenti. Se quelli de Le regole della casa del sidro e Wonder Boys erano entrambi stati tratti da dei romanzi, Spiderman viene fuori da un fumetto. Personaggi inventati che in un fumetto potrebbe sembrare "di minore sostanza", ma che non sono diversi o meno reali gli uni rispetto agli altri.

Dal punto di vista fisico che tipo di esperienza è stata?

Molto dura. Mi sono allenato per cinque mesi, per sei giorni a settimana, per quattro ore al giorno. Ero seguito da un nutrizionista e seguivo una dieta speciale. Ho praticato lo Yoga, le arti marziali, tanta ginnastica e un po’ di studi delle coreografie dei combattimenti utilizzati nel film. E’ stato molto impegnativo, ma anche divertente.

Cosa si prova a diventare così famoso da meritare una serie di pupazzetti con le sue sembianze?

Non ci avevo pensato fino a quando ho accettato di girare questo film. A quel punto mi sembrava quasi inevitabile che sarebbe accaduto. Ho passato da un po’ l’età in cui ci si interessa ai giocattoli. Devo dire, però, che mi piace molto il videogioco tratto dal film. E’ sensazionale!

A proposito di orgoglio: cosa pensa del cinema?

E’ una grande emozione. L’ho sempre amato e farne parte mi fa sentire molto orgoglioso. Non credo di avere sacrificato nulla al mio lavoro. Lo adoro.

Come è andata con Willem Dafoe?

E’ un attore straordinario e una persona eccezionale. La cosa che più mi ha impressionato è stata che quando ho visto per la prima volta il film non riconoscevo quasi nulla dell’uomo di cui sono diventato amico: vedevo solo il suo personaggio. E’ un attore molto deciso nelle sue scelte molto peculiari. Mi ritengo molto fortunato ad avere lavorato con lui. Sul set è stato come un bambino: non riusciva a stare chiuso nella sua roulotte ad aspettare. Girellava per il set in attesa di saltare su… non vedeva l’ora di lavorare. Ha cercato di fare anche quasi tutti i suoi stunts, ma alcuni erano davvero difficili. Il suo entusiasmo e la sua energia erano contagiosi.

Cosa farà prima di indossare nuovamente il costume?

Ho formato la mia compagnia di produzione privata che sta realizzando in questi giorni il suo primo film a New York intitolato La venticinquesima ora per la regia di Spike Lee. In questi giorni sto valutando delle proposte e spero di trovare qualcosa di adatto per l’estate o l’autunno, visto che le riprese di Spiderman 2 inizieranno ad aprile del 2003.

Come sceglie i film da interpretare?

Li considero caso per caso: leggo la sceneggiatura, i nomi delle persone che lavoreranno nel film e – infine – molto peso ha il nome del regista che mi dovrà dirigere.

Qual è la cosa più importante accaduta nella sua vita di attore?

Non saprei dirlo. In genere quando mi viene chiesto se preferisco qualcosa, se amo qualcosa più di qualcos’altro e se ho dei ‘preferiti’ resto sempre leggermente spiazzato. La mia è una vita interessante e sono contento di viverla così.

Il caso ha voluto che Ang Lee, il regista con cui lei ha girato due film sarà l’autore della pellicola ispirata al mostro verde: Hulk. Solo una coincidenza?

Ang Lee è un vero fenomeno di regista. Può fare tutto quello che vuole.

Nella sua carriera lei ha lavorato con giovani attori come nel caso di Cavalcando con il diavolo e con mostri sacri come Michael Caine e Michael Douglas. C’e’ una differenza nell’approccio?

Sono situazioni leggermente diverse come tipo di recitazione, ma essenzialmente tutto sta in come tu ti poni nei confronti di queste persone. L’importante e’ non lasciarsi mai intimidire da nessuno. Bisogna capire quello che mostri sacri come quelli che lei ha citato, ma anche come Dustin Hoffman, Robert De Niro e Meryl Streep fanno sullo schermo. Studiare il loro modo di recitare significa avere dinanzi ai propri occhi un intero mondo. Comprendere le loro azioni significa immergersi in qualcosa di fantastico.

m.s.

 

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