Non aveva mai letto una sua storia. E
non aveva neanche il fisico del super eroe. Così in sei
mesi Tobey Maguire ha dovuto recuperare il tempo perduto.
A tavolino e in palestra. Per diventare quello Spiderman
del film che, diretto da Sam Raimi, sta battendo ogni
record al botteghino. E in questa intervista ci spiega
come ha fatto
Tobey
Maguire ha smesso di essere un ragazzo normale. Come il
suo ultimo personaggio Peter Parker anche lui è stato
morso. Sebbene non da un ragno geneticamente modificato,
bensì da un successo planetario per la nuova versione di
Spiderman che sta facendo veri e propri sfracelli nei
botteghini di tutto il mondo.
Ex piccolo prodigio del cinema, in dodici anni di
carriera ha lavorato insieme ai più grandi registi e
attori del cinema americano, seducendo le platee con il
suo stile composto, ma al tempo stesso estremamente
simpatetico di recitare. Ha raggiunto la notorietà presso
il grande pubblico grazie al regista Ang Lee che lo ha
scelto come giovane protagonista de La tempesta di
ghiaccio insieme a Sigourney Weaver e Kevin Kline.
Grande amico di Leonardo Dicaprio (di cui, pero’,
preferisce non parlare) il ventiseienne attore nato a
Santa Monica in California ha collezionato negli ultimi
anni una lunga e notevole serie di successi: Harry a
pezzi con Woody Allen, Pleasantville, Paura e
disgusto a Las Vegas di Terry Gilliam e soprattutto
uno dei trionfatori agli Oscar 2000 Le regole della
casa del Sidro hanno celebrato il suo nome tra quelli
delle giovani certezze e non piu’ promesse del cinema
americano. Una fama consacrata prima con l’uscita di ben
due film in contemporanea: l’affascinante Cavalcando
con il diavolo ancora per la regia di Ang Lee e lo
straordinario Wonder Boys diretto dal regista di
L.A. Confidential Curtis Hanson al fianco di Michael
Douglas. Poi con l’Uomo Ragno, un film decisamente
originale e divertente.
E’ questa la misura del successo per lei?
E’ da dodici anni che faccio l’attore e il successo è
arrivato in maniera molto graduale. Certo, gli ultimi
cinque o sei anni hanno veramente cambiato la mia vita. E’
stato straordinario lavorare con persone meravigliose
registi e attori che uno ammira. Io sono un amante del
cinema e quindi lavorare con queste persone è stato
davvero importantissimo per me. Del resto sono abbastanza
diffidente quando si parla di successo. Ho raggiunto il
livello di notorietà perfetto. Faccio le cose che mi
interessano, scelgo di partecipare ai film che mi
interessano e non vengo né disturbato, né assalito dai
fans. Il successo per me è e resta un concetto molto
relativo. Successo vuole dire lavorare bene per qualcosa,
non diventare schiavo della fama. La vita delle superstars
braccate dai fans mi terrorizza…
Era preoccupato dal confrontarsi con un personaggio
tanto amato e conosciuto in tutto il mondo?
No, e sapere queste cose non ha cambiato affatto il mio
approccio : le basi del mio modo di lavorare non sono
state modificate dall’affrontare un personaggio come
Spiderman. Il mio lavoro era ispirato dall’idea molto
seria di Sam Raimi di radicare profondamente nella realtà
questo personaggio. Anche se si tratta di un film sui
supereroi con tanti elementi di fantasia, noi abbiamo
cercato di rendere questa figura nella maniera più onesta
e credibile possibile. Tutto il nostro gruppo di lavoro
proviene da questo modo di fare cinema e di fare film.
Quello che io non avevo fatto in passato era la
preparazione fisica, il gran numero di scene con lo
schermo verde per gli effetti speciali, il dovere recitare
con indosso una maschera, esprimendo così i miei
sentimenti attraverso il linguaggio corporeo e
l’intonazione della maschera. La cosa più divertente è
stata quella di raccontare il viaggio emotivo del
personaggio.
Ha mai temuto le aspettative dei fans?
Spiderman esiste da quaranta anni e parlando con un
grande appassionato come Sam Raimi ho cercato di cogliere
fino in fondo il suo spirito per trasportarlo sullo
schermo. Non potevo preoccuparmi di compiacere tutti
quanti. Però, ho cercato di dare il meglio di me.
Lei era un appassionato di fumetti?
No, assolutamente. Per prepararmi al ruolo ho letto le
prime quattro annate del fumetto e mi sono molto divertito
a farlo. Io non considero Spiderman troppo diverso dai
miei personaggi precedenti. Se quelli de Le regole della
casa del sidro e Wonder Boys erano entrambi stati tratti
da dei romanzi, Spiderman viene fuori da un fumetto.
Personaggi inventati che in un fumetto potrebbe sembrare
"di minore sostanza", ma che non sono diversi o meno reali
gli uni rispetto agli altri.
Dal punto di vista fisico che tipo di esperienza è
stata?
Molto dura. Mi sono allenato per cinque mesi, per sei
giorni a settimana, per quattro ore al giorno. Ero seguito
da un nutrizionista e seguivo una dieta speciale. Ho
praticato lo Yoga, le arti marziali, tanta ginnastica e un
po’ di studi delle coreografie dei combattimenti
utilizzati nel film. E’ stato molto impegnativo, ma anche
divertente.
Cosa si prova a diventare così famoso da meritare
una serie di pupazzetti con le sue sembianze?
Non ci avevo pensato fino a quando ho accettato di
girare questo film. A quel punto mi sembrava quasi
inevitabile che sarebbe accaduto. Ho passato da un po’
l’età in cui ci si interessa ai giocattoli. Devo dire,
però, che mi piace molto il videogioco tratto dal film. E’
sensazionale!
A proposito di orgoglio: cosa pensa del cinema?
E’ una grande emozione. L’ho sempre amato e farne parte
mi fa sentire molto orgoglioso. Non credo di avere
sacrificato nulla al mio lavoro. Lo adoro.
Come è andata con Willem Dafoe?
E’ un attore straordinario e una persona eccezionale.
La cosa che più mi ha impressionato è stata che quando ho
visto per la prima volta il film non riconoscevo quasi
nulla dell’uomo di cui sono diventato amico: vedevo solo
il suo personaggio. E’ un attore molto deciso nelle sue
scelte molto peculiari. Mi ritengo molto fortunato ad
avere lavorato con lui. Sul set è stato come un bambino:
non riusciva a stare chiuso nella sua roulotte ad
aspettare. Girellava per il set in attesa di saltare su…
non vedeva l’ora di lavorare. Ha cercato di fare anche
quasi tutti i suoi stunts, ma alcuni erano davvero
difficili. Il suo entusiasmo e la sua energia erano
contagiosi.
Cosa farà prima di indossare nuovamente il costume?
Ho formato la mia compagnia di produzione privata che
sta realizzando in questi giorni il suo primo film a New
York intitolato La venticinquesima ora per la regia
di Spike Lee. In questi giorni sto valutando delle
proposte e spero di trovare qualcosa di adatto per
l’estate o l’autunno, visto che le riprese di Spiderman 2
inizieranno ad aprile del 2003.
Come sceglie i film da interpretare?
Li considero caso per caso: leggo la sceneggiatura, i
nomi delle persone che lavoreranno nel film e – infine –
molto peso ha il nome del regista che mi dovrà dirigere.
Qual è la cosa più importante accaduta nella sua
vita di attore?
Non saprei dirlo. In genere quando mi viene chiesto se
preferisco qualcosa, se amo qualcosa più di qualcos’altro
e se ho dei ‘preferiti’ resto sempre leggermente
spiazzato. La mia è una vita interessante e sono contento
di viverla così.
Il caso ha voluto che Ang Lee, il regista con cui
lei ha girato due film sarà l’autore della pellicola
ispirata al mostro verde: Hulk. Solo una coincidenza?
Ang Lee è un vero fenomeno di regista. Può fare tutto
quello che vuole.
Nella sua carriera lei ha lavorato con giovani
attori come nel caso di Cavalcando con il diavolo e
con mostri sacri come Michael Caine e Michael Douglas.
C’e’ una differenza nell’approccio?
Sono situazioni leggermente diverse come tipo di
recitazione, ma essenzialmente tutto sta in come tu ti
poni nei confronti di queste persone. L’importante e’ non
lasciarsi mai intimidire da nessuno. Bisogna capire quello
che mostri sacri come quelli che lei ha citato, ma anche
come Dustin Hoffman, Robert De Niro e Meryl Streep fanno
sullo schermo. Studiare il loro modo di recitare significa
avere dinanzi ai propri occhi un intero mondo. Comprendere
le loro azioni significa immergersi in qualcosa di
fantastico.
m.s.