Mezza inglese e mezza italiana ma
vive in Australia. Ha sedotto Harrison Ford in Presunto
Innocente ma ha rifiutato il ruolo in Basic Instinct prima
di Sharon Stone. Perché, dice, preferisce il teatro e la
sua famiglia alle luci della ribalta. Ora a 42 la
conturbante Greta Scacchi ha accettato il ruolo della
madre di un’adolescente molto dotata nel film Terza
Generazione. E in questa intervista ci spiega cosa l’ha
convinta a dire di si
Nata
a Milano 42 anni fa da padre italiano e madre inglese,
Greta Gracco è un’attrice che con il suo nome d’arte Greta
Scacchi ha sedotto le platee di mezzo mondo grazie alle
sue conturbanti interpretazioni in film come Il violino
rosso, Misfatto bianco, Jefferson in Paris, Presunto
innocente, Il bacio del serpente. Cresciuta tra
Australia e Inghilterra, la bella Greta è protagonista del
film Terza Generazione in cui ha il ruolo della
madre di un’adolescente molto dotata. A distanza di tanti
anni non rimpiange di avere rifiutato il ruolo poi andato
in Sharon Stone per Basic Instinct anche se la sua
carriera è stata piuttosto consegnata al teatro. Nessun
rimpianto, però, per una donna elegante che ha fatto della
sensualità la sua carta vincente.
Cosa le piaceva della storia descritta in Terza
Generazione?
Il fatto che si raccontasse tre figure di donne che in
epoche diverse hanno dovuto confrontarsi con gli stessi
sentimenti. E non conta che man mano ognuna delle tre sia
stata progressivamente più integrata nella cultura locale.
Anzi. Sono donne che riflettono su loro stesse e capiscono
insieme cosa significhi essere madre e figlia. Ogni epoca
cambia, ma ogni donna scopre diventando madre gli accenti
che appartenevano al suo passato. Quando io sto con i miei
figli mi accorgo che assomiglio molto a mia madre.
Terza Generazione è ambientato tra gli italiani
della comunità presente in Australia…
Fino all’arrivo degli asiatici e dei cinesi, gli
italiani e i greci costituivano un terzo della popolazione
di Melbourne. Gli italiani sono parte integrante
dell’Australia e le parole che definiscono le verdure, ad
esempio sono mutuate dall’italiano. L’Australia è una
nazione cosmopolita dove tutti sanno cos’è un espresso
lungo o corto, a differenza dell’Inghilterra. Fino ad una
certa epoca gli italiani potevano addirittura vivere senza
mai venire a contatto con la popolazione locale. Un po’
come se non avessero mai voluto lasciare casa…
A proposito di lasciare casa, perché non ha mai voluto
mollare tutto per trasferirsi definitivamente a Hollywood?
Ho un po’ di pregiudizio nei confronti del cinema
quando questo è solo business. Io vengo dal teatro e da
sempre la mia passione di attrice, il mio scopo, non è
quello di fare soldi, ma recitare. Avere successo e
guadagnare sono un piacere, ma non rappresentano la mia
sfida quotidiana. Adoro questo mestiere, perché quando ci
sono personaggi affascinanti da scoprire sono felice.
Saltello qua e là per casa. Durante le prove a teatro sono
felice di potere rischiare e sbagliare. Quello è il senso
della recitazione.
Di tutti i registi e i colleghi con cui ha lavorato
qual è la qualità che ha apprezzato di più?
Amo la sperimentazione del teatro e la possibilità di
sbagliare. Al cinema non c’è mai tempo di conoscersi bene
con gli altri. Devo dire che Altman mi ha colpito con la
sua serietà e la sua voglia di girare il film in ordine
cronologico. Questo significa che alla fine il personaggio
può crescere e non risulta frammentato da una lavorazione
per cui contano solo i soldi da risparmiare sui tempi di
ripresa.
Che ricordo ha della sua esperienza con Robert Altman?
Altman vuole che gli attori improvvisino molto dopo
avere discusso a lungo con lui riguardo la loro parte. Il
mio personaggio era una presa in giro di tutto quello che
rappresenta Hollywood. A Los Angeles chi fa cinema crede
di stare lavorando nella cosa più importante del mondo.
Altman, tramite il mio ruolo, desiderava farsi beffa di
tutto quello che Hollywood vorrebbe essere e non può…
m.s.