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Musica
Giugno-Luglio 2002
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Bach si è fatto il lifting
Un cd coraggioso ma riuscito.
Dove i Berliner Barock Solisten ripropongono la ricostruzione
di alcune opere del maestro di Eisenach. Che certo non si
offenderà. Perché anche lui rielaborava vecchie partiture e
usava altri strumenti. Con risultati straordinari
kochschwann, Johann Sebastian Bach, Concerti ricostruiti,
R. Kussmaul, A. Ivic, B. Forck, vl. - W. Christ, vla - A.
Mayer, ob., Berliner Barock Solisten - R. Kussmaul, dir. 1491
- b.c. 0 99923 14912 5 - 1 AP
E’
davvero tramontata l’epoca in cui venivano allestiti concerti
di Bach con un numero di orchestrali e strumenti moderni
con cui oggi si suona un Brahms o uno Shostakovich. Lo
testimonia (se vi fosse ancora mai bisogno di conferme) il bel
compact disc di quattro "Concerti ricostruiti" bachiani,
inciso a cura della kochschwann dai Berliner Barock
Solisten – una ensamble fondata nel 1996 e costituita
da membri dei celeberrimi Filarmonici di Berlino –
estremamente attenti a un’interpretazione stilisticamente
corretta del repertorio barocco eseguito attraverso strumenti
d’epoca o, come nel caso del cembalo di Raphael Alpermann,
eccellenti copie da originali.
Per l’esattezza si tratta rispettivamente di
tre Concerti per archi e basso continuo e di un Concerto per
Oboe, Violino, archi e basso continuo. Opere ricostruite, si
diceva. Del resto, se pensiamo ai Concerti per clavicembalo
del Maestro di Eisenach, non sono gran parte di essi
rielaborazioni da partiture realizzate in precedenza per altri
strumenti e scritti in altre tonalità? Vedasi, ad esempio, il
Concerto per tre clavicembali BWV 1064 (dal quale è tratto il
primo pezzo del CD), con tutta probabilità estrapolato da un
precedente Concerto per tre violini che oggi conosciamo nella
edizione a cura di Wlfried Fischer. O quello per clavicembalo
BWV 1056 ( da cui è ricavato il secondo pezzo) tratto non da
una, ma forse da più opere anteriori. Ancora di maggior
complessità l’analisi filologica intorno all’origine delle
parti strumentali delle Cantate BWV 169 & 49 e del Concerto
per clavicembalo BWV 1053 (dalle quali opere è stato
rielaborato il terzo pezzo del disco). Per non parlare del
Concerto ricostruito da quello in do min. BWV 1060 (che
costituisce l’ultimo pezzo del CD): anch’esso – in parte,
quantomeno – frutto di rielaborazione.
Così, rivelandosi in pratica quasi tutti i
concerti bachiani composizioni più volte rimaneggiate e
risalenti ad opere su cui non tutti gli esperti concordano e
su cui il dibattito è ancora acceso, al melomane la questione
dei brani ricostruiti può interessare solo fino ad un certo
punto. Ciò che conta piuttosto è che si tratta di testi
straordinari: di armonie fatte rivivere da esecutori
sempre affiatati e corretti, in grado di rendere con grande
equilibrio e misura una musica davvero intensa. D’altronde,
come si dice in Germania, parlando di Johann Sebastian Bach
(il cui cognome, in tedesco, significa ruscello): "Kein Bach,
sondern ein Meer" – Non un rivo, bensì un mare.
Francesco Roat |
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