Si chiama Jeepers Creepers, in Usa e
Gran Bretagna è già un film cult dell’horror. Prodotto da
Coppola e girato da Victor Salva, mescola lo stile anni
’50 con gli effetti speciali moderni. Una storia demoniaca
e da grand guignol non sempre riuscita, ma con una delle
figure del Male tra le più inquietanti degli ultimi anni
Prodotto
da Francis Ford Coppola questo film di culto negli Usa e
nel Regno Unito ha già in cantiere un seguito. Una
pellicola interessante anche se sinceramente debole, un
thriller dell’orrore scritto e diretto da Victor Salva,
che mescola il vecchio stile di Johnny Mercer con effetti
innovativi e particolarmente spaventosi. Gli attori
esordienti Gina Philips e Justin Long sono sorella e
fratello il cui viaggio verso casa di ritorno dal College
si trasforma in una fuga all’ultimo respiro da uno dei
personaggi più inquietanti visti di recente che sembra
nato dalla penna di Stephen King o di un altro autore
horror.
Trish (Gina Phillips) e suo fratello Darry (Justin
Long) sono in macchina verso casa per le vacanze di
primavera e trascorrono il tempo del viaggio fra insulti e
battibecchi. Mentre percorrono una lunghissima strada di
campagna, avvistano, dallo specchietto retrovisore, un
grosso furgone vecchio e malandato che si sta avvicinando.
Il furgone improvvisamente accelera, mandandoli fuori
strada e suonando il clacson all’impazzata. La targa,
alquanto strana, incuriosisce i ragazzi: Beatngu.
Dopo essersi ripresi dallo spavento, Trish e Danny,
convinti che si tratti di un pazzo che vive in quella
remota zona di campagna, iniziano a ricordare la leggenda
di Kenny e Darla, due ragazzi del loro vecchio liceo che
circa venti anni prima, scomparvero proprio su quel tratto
di strada. Si dice che la loro macchina fosse stata
ritrovata ma che dei loro corpi non vi fosse mai stata
alcuna traccia …
Trish e Darry continuano il loro viaggio e giungono ad
una vecchia chiesa, che presenta la lugubre immagine di un
tetto completamente coperto di corvi neri. Il vecchio
furgone è lì. I ragazzi scorgono una figura alta e scura
che lascia cadere, in un tubo di scarico, qualcosa avvolto
da un lenzuolo macchiato di sangue. Terrorizzati, si
allontanano immediatamente, augurandosi di non essere
stati visti. Pieni di paura si voltano per guardare
indietro e vedono la figura in cima al tetto, simile a un
gigantesco rapace. Subito dopo la figura è di nuovo sul
furgone, e li insegue a rotta di collo. Trish accelera al
massimo ma perde il controllo del veicolo, sbanda, e i due
ragazzi finiscono fuori strada; il furgone invece continua
la sua folle corsa, lasciandoli sconvolti e senza fiato.
Perfettamente
consapevoli che ciò che stanno per fare è proprio una
delle stupidaggini che farebbe il protagonista di un film
dell’orrore, Darry propone di tornare alla chiesa, per
vedere se qualcuno ha bisogno di aiuto. Questa è la vita,
non un film e Darry pensa che sia l’unica cosa
responsabile da fare. Malgrado le proteste di Trish, i due
tornano indietro e Darry si introduce nel tubo, mentre
Trish gli tiene le gambe, maledicendo la loro stupidità.
Darry all’improvviso scivola e precipita in una stanza
buia. C’è qualcuno lì, mezzo morto. E’ un ragazzo con una
orribile cicatrice dall’ombelico al collo. Darry,
terrorizzato, lo guarda morire. Disperato, cerca di uscire
da quel posto e vede una porta sulla quale c’è una scritta
creata con ossa umane, che dice: "Dove c’è l’inferno, c’è
una strada". Non avendo altra scelta, procede e scopre una
scena davvero degna dell’inferno dantesco: l’immagine
raccapricciante di corpi orribilmente mutilati che
tappezzano i muri. Quello che resta dopo che quel demonio
uscito dall’inferno se li è mangiati a pezzetti. Fra
questi, Darry scorge anche i corpi di Kenny e Darla…
Lo scrittore/regista Victor Salva è da tempo un
appassionato di film horror. Ricorda: "Mio fratello ed io
guardavamo "Creatures Features" con Bob Wilkens, "Creatures
from the Black Lagoon", "Dracula" e "Frankenstein" e tutti
i vecchi film sui mostri della Universal, pieni di
suspense e di ombre sul muro. Il film è stato scritto nel
1999 - racconta Salva - dopo aver guardato per tutta
l’estate The Blair Witch Project e Il sesto
senso, ricordando che questo è il genere di film che
volevo fare da ragazzo, non avrei fatto altro. Ho pensato
che questo fosse il momento perfetto per scrivere il mio
film di mostri. Avevo sentito una storia vera su una
coppia in viaggio che era stata tanto coraggiosa da
indagare su un fatto misterioso, che si era rivelato
qualcosa di orrido. Vi ho aggiunto l’elemento
soprannaturale, cambiando l’età dei protagonisti e ho
pensato ‘Questo sarebbe il viaggio che vorrei fare!.
E’
un viaggio all’ultimo respiro che potrebbe accadere a
chiunque. I film dell’orrore sono viscerali, riguardano il
nostro inconscio e subconscio. Non volevo che i personaggi
fossero degli stereotipi hollywoodiani, come tanti film
dell’orrore che iniziano presentando una situazione
idilliaca in cui poi sopraggiunge l’orrore. Volevo che la
loro vita fosse un po’ sgangherata e incasinata come la
vita di ognuno di noi, in modo da entrare subito nella
loro realtà, e poi arriva questa grande forza che
stravolge tutto". Eppure il risultato finale, nonostante
le citazioni e le buone intenzioni non è all’altezza delle
aspettative con un finale e un andamento nebuloso e –
francamente – poco interessante.
m.s.