Investigatore
Metcalf, attento al canguro killer
Una mezza via fra
Blade Runner e Raymond Chandler. Dove omicidi e
droga si mescolano ad animali parlanti. E’
“Concerto per archi e canguro” l’ultima fatica
di Jonathan Lethem, newyorchese di 38 anni e
voce di punta della nuova narrativa americana.
Che spiega a Nautilus la scelta di tornare allo
stile dei grandi noir degli anni ’40
ambientandoli in un mondo da fumetti
Rude,
disordinato, ai ferri corti con l'altro sesso:
l'investigatore privato Conrad Metcalf conduce
una vita molto simile a un brutto sogno. I suoi
punti karmici sono pericolosamente in discesa,
le sue terminazioni nervose sono state scambiate
con quelle di un'ex fidanzata, e per le strade
incontra pecore in vestaglia e pantofole o
conigli in doppiopetto. Maledette le terapie
evolutive che hanno riempito di animali dalle
sembianze umane e bambinetti superintelligenti
una Oakland già poco ospitale.
Come se non bastasse, il facoltoso urologo
Maynard Stanhurt è stato appena assassinato
nella classica stanza di motel, poco dopo aver
incaricato Metcalf di pedinare la splendida
moglie biondo platino. E ora, nella sala
d'aspetto dello studio che l'investigatore
condivide con un dentista, si presenta Orton
Angwine, indiziato numero uno per l'omicidio del
suo cliente. Succede come in amore, pensa Conrad,
"speri sempre di innamorarti di una bella
sconosciuta, poi invece esci con la sorellina
del tuo migliore amico": mai aspettarsi facce
nuove. Bastano le sorprese che ti riserva un
mondo dove qualsiasi domanda è tabù, dove si
aggirano dark lady che annebbiano il cervello
più della droga, dove un canguro dal grilletto
facile al soldo di qualcuno ti sta alle
calcagna.
Calando il suo
libro hard-boiled Concerto per archi e canguro
in un futuro da Blade Runner, in cui
l'inquisizione ha rubato il posto alla polizia,
e una fedina penale sporca (misurata in punti
karmici) può condannare all'ibernazione,
Jonathan Lethem rende il proprio visionario,
ironico omaggio a maestri del genere come
Dashiel Hammett e Raymond Chandler. Nato a New
York nel 1964, Jonathan Lethem è una delle voci
di punta della nuova narrativa americana. È
autore di racconti (A ovest dell'inferno e
L'inferno comincia nel giardino, entrambi usciti
in Italia per minimum fax) e di romanzi, tra cui
Oggetto amoroso non identificato e Testadipazzo,
pubblicati in Italia dalla Marco Tropea Editore.
Nautilus l’ha intervistato in esclusiva.
Mr.Lethem, perché questa scelta letteraria?
Sentivo la
necessità di esprimere il mio amore per un
genere letterario molto interessante che ho
sempre amato. Sentivo, però, anche il bisogno di
inventare qualcosa di nuovo e di immettere nella
narrazione elementi destabilizzanti che
sganciassero il mio stile da quello del passato.
Eppure il
risultato – alla fine – è paradossalmente più
fedele che se avesse tentato di ravvivare un
genere letterario…
Capisco quello
che vuole dire…forse questo capita, perché pur
essendo elementi nuovi provenienti più dalla
fantascienza che dall’ Hard Boiled e dal Noir
sono fedeli nello spirito ai personaggi creati
da Chandler o da Dashiell Hammett…
Fedele nell’infedeltà…
Decisamente…
Un altro
elemento di grande interesse è dato dal
linguaggio. Lei riesce a replicare lo stile dei
dialoghi de Il grande sonno senza apparire
obsoleto o ridicolo…
E’ stato uno
sforzo che mi ha molto coinvolto. Per quanto
possono essere peculiari i dialoghi di autori
come Raymond Chandler sono stati “banalizzati”
dagli adattamenti cinematografici. Desideravo
quindi che pur rendendo palpabile l’influenza di
Chandler il lettore non smarrisse in un
adattamento che potesse suonare falso.
Perché questo
grande amore per un genere letterario come il
noir?
Le atmosfere di
questo tipo di letteratura e del cinema che da
essa è stata tratta sono decisamente
irripetibili. E’ qualcosa di molto divertente,
ma – soprattutto – è un genere letterario che ha
toccato l’anima di molti.
m.s.
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