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redarrowleft.GIF (53 byte) Cinema Ottobre-Novembre 2002

Piacere Benigni, per gli amici Pinocchio

 Non l’ha deciso lui. Ma dice di “essere stato scelto”. Insomma per Roberto Benigni il film su Pinocchio è stato più un destino. Che risale, racconta, ai tempi di Fellini. E che, anche se è regista e protagonista, lo commuove alle lacrime ogni volta che lo rivede 

E’ uno dei film più attesi della storia del cinema italiano e il più costoso in assoluto con i suoi circa 40 milioni di euro sborsati interamente dalla casa di produzione Melampo di proprietà di Roberto Benigni e di Nicoletta Braschi. Pinocchio realizzato in provincia di Terni negli studi di Papigno è il film che vede consacrato il talento di Benigni fianco a fianco con attori come Peppe Barra, Kim Rossi Stuart e Alessandro Bergonzoni.  

 

Pinocchio esce in novecento sale in tutta Italia. Era preoccupato dall’aspettativa nei confronti di questo film?

No, perché l’entusiasmo può fare solo piacere. Poche volte si è vista un’attesa così smisurata nei confronti di un film e io sono molto grato agli “attenditori”. 

Quando ha incontrato Pinocchio per la prima volta?

La locandina del film Pinocchio (regia di Roberto Benigni)Quando ero piccolo: mia madre ci raccontava la favola ed io mi perdevo a sognare il burattino. Mio padre non c’era, perché era lontano alla ricerca di un lavoro. Noi dormivamo in cinque nel lettone con mia mamma che non sa leggere e che raccontava la fiaba ricordando tutto a memoria. Alternava versi della Divina Commedia alla storia di Collodi. Alle volte mi diceva che se mi fossi comportato male come Pinocchio sarei stato portato all’inferno da Dante…ancora oggi mia madre apre quel libro che non sa leggere e guardando fissa la pagina esclama: “Che bella storia!” E sinceramente non capisco proprio come faccia a dirlo…forse già solo la pagina la ispira. 

Qual è il valore della fantasia oggi?

In tutti i tempi la fantasia è sempre stata dominante. E’ da vent’anni che volevo fare questo film. Quando ho incontrato Nicoletta Braschi ho subito pensato che insieme assomigliavamo a Pinocchio e alla Fata Turchina. Per un artista non c’è niente di più reale della fantasia e non è che in questa epoca storica la realtà è dominante. La realtà è dominante in ogni momento. La responsabilità di un artista è di muovere le persone verso l’entusiasmo nei confronti della vita. Con la consapevolezza del Nulla, della Morte e dell’infelicità. Una favola è una storia di una bellezza straordinaria in grado di fare molto in questo senso. Nulla al mondo è più bello di Pinocchio: è un personaggio straordinario carico di contraddizioni. Non credo di averlo scelto, ma piuttosto di essere stato scelto.

In che senso?

L’attrazione amorosa per questo personaggio era davvero tanta. Se aspettavo ancora potevo fare Geppetto… così mi sono buttato. Quando si è innamorati non si riesce a spiegare più perché lo si è. Lo si è e basta. Abbiamo messo in questo progetto tutto quello che avevamo sia materialmente che spiritualmente. La mia speranza è che scuota l’anima del pubblico. Noi abbiamo voluto essere il più fedeli possibile alla straordinarietà di questa figura.

Quello di Pinocchio era un progetto che voleva portare avanti con Fellini…

Sì. Lui mi chiamava sempre ‘Pinocchietto’. Ogni volta che mi vedeva mi diceva che il prossimo film sarebbe stato quello. Cosa che – poi – non è accaduta purtroppo. Quando stava male sono stato io a dirgli che l’avremmo fatto. Fellini mi ha guardato e mi ha risposto: “No, Roberto. Lo farai tu da solo.” E’ come se me lo avesse lasciato con un bacio.

Che cosa l’ha divertita di più nel fare questo film?

Il realizzare un mondo di sogno e vederlo venire su. Una soddisfazione straordinaria. Sentirsi chiamare Pinocchio dà un sobbalzo spettacolare… 

Qual è stata la cosa più difficile di Pinocchio?

Lavorare con gli asini e fargli fare le cose che avevamo descritto nella sceneggiatura. Eppure quella scena in cui Pinocchio diventato asino guarda la fata è quella che ho trovato sempre più commovente di tutte. Ho pianto diverse volte vedendo questo film. Mi commuovo tanto. Sento che c’è una grande nostalgia.

m.s.

 

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