L’eroe
debole
Un
soldato anticolonialista che rifiuta la
guerra, il disprezzo di commilitoni e
famiglia, il ritorno in battaglia per
salvare tutti. E’ la trama de “Le
quattro piume”, protagonista Heath
Ledger. Che in questa intervista a
Nautilus ha raccontato le fatiche di un
film ambientato nell’Africa di fine
‘800. E l’importanza di avere per amici
attori come Wes Bentley e Mel Gibson
Tratto
dal romanzo di A.E.W. Mason e diretto
dal regista di Elizabeth Shekar
Kapur, Le quattro piume racconta
la storia delle truppe britanniche che
nel 1885 furono inviate in Africa per
rompere l’assedio della città di
Khartoum da parte delle milizie locali
guidate dal condottiero El Mahdi.
Protagonista della vicenda è Harry
Feversham (Heath Ledger), valoroso
soldato dell’esercito di sua maestà.
Tormentato dai dubbi sulla legittimità
del progetto coloniale britannico, Harry
rifiuta l’ordine di partire col suo
reggimento alla volta del Sudan per
fronteggiare l’attacco dei ribelli. Una
disobbedienza scandalosa, che infrange
il rigido codice d’onore militare,
procurando ad Harry il disprezzo del
padre, l’ostilità degli amici e di Ethne
(Kate Hudson), la sua fidanzata.
Proprio da
questi ultimi, in segno di sfida al suo
clamoroso gesto, riceve una piuma
bianca, simbolo della codardia. Solo,
inquieto e afflitto, Harry vaga senza
meta per le livide strade di Londra fino
a quando viene a sapere che il suo
reggimento è ridotto a mal partito nella
lotta contro le
milizie
africane. L’amicizia fraterna per i suoi
commilitoni
vince allora il suo sentimento di
ostilità verso la guerra e
lo spinge a partire. Durante il
solitario e pericoloso viaggio verso il
Sudan, Harry si allea con Abou Fatma (Djimon
Hounsou), esperto guerriero mercenario,
che lo aiuterà nell’eroica missione di
penetrare le linee nemiche per salvare i
suoi compagni d’armi. Nautilus ha
intervistato Heath Ledger.
Che tipo
di sforzo ha richiesto per lei questo
ruolo?
Le emozioni
vissute dal mio personaggio sono senza
tempo. Esprimono un’epoca attraverso la
postura e la scelta dei movimenti.
Rappresentano una mescolanza di paure e
di emozioni.
Chi sono
per lei gli eroi?
I
miei genitori e alcuni personaggi
storici come il rivoluzionario Ned Kelly
che ho avuto l’opportunità di conoscere
bene grazie ad un film appena terminato
di interpretare. Kelly era un uomo dai
saldi principi che rimase imperturbabile
per la sua causa. Ogni giorno incontro
persone che sono dei piccoli eroi:
uomini e donne gentili. Del resto cos’è
l’eroismo oggi? Secondo me sta anche nel
mostrare
la propria debolezza. Eroismo e codardia
sono categorie che spesso raccolgono gli
atti di tutti quanti noi in momenti
diversi della nostra vita.
Qual è
stata la cosa più difficile di questo
film?
L’intero
film a partire dalla sua preparazione.
Per quattro settimane abbiamo fatto
delle letture e delle prove,
dissezionando pagina per pagina
la sceneggiatura. Abbiamo lungamente
parlato della funzione di ogni singolo
personaggio. Questa è stata la chiave di
lettura: mettere a fuoco le varie storie
personali per dare un’idea chiara del
totale della situazione. Dal punto di
vista fisico ho lavorato molto per
conquistare l’aspetto di un soldato, la
parlata e la camminata di un militare
con la relativa postura.
Ho cercato
di sviluppare un accento, imparato a
cavalcare e a tirare di
spada.
Il mio lavoro era quello di entrare
nella mentalità di un’altra epoca. Ci
sono state molte scene davvero dure, ma
– che ci devo fare – più sono complesse,
più mi diverto a realizzarle. Le
quattro piume è stata una vera
e propria sfida. Non abbiamo mai
smesso di pensare al film per tutta la
durata delle riprese. Personalmente la
cosa più difficile era presentarmi al
trucco alle 3 del mattino per essere sul
set alle 6. Praticamente dormivo sulla
sedia con i tre truccatori che mi
trasformavano il viso. E’ stata una
bella sfida.
Quali
responsabilità ha sentito di avere
interpretando questo ruolo?
Di
rendere in maniera veritiera emozioni
forti legate alla passione, all’amore e
alla paura. La grande difficoltà di
questo ruolo sta tutta nel presumere che
le persone di quell’epoca avessero tali
atteggiamenti che noi desumiamo soltanto
attraverso la lettura dei libri, senza –
ovviamente – avere mai incontrato
nessuno. Questo porta paradossalmente
anche ad una grande libertà
interpretativa nel creare uno stile che
al tempo stesso sia anche un piccolo
salto nel buio. Quello che era
importante, prima di arrivare sul set,
era avere un proprio archivio di
emozioni da utilizzare. Ci siamo
preparati ad ogni cosa e ciò ha reso
tutto più facile. Non considero Le
quattro piume come il “mio” film,
bensì come una pellicola in cui avevo un
ruolo determinante e in cui potevo
“condividere” le mie responsabilità
equamente insieme ai miei colleghi.
Si
sacrificherebbe per qualcuno?
Assolutamente sì: per un amico, per la
mia famiglia, per un amore disperato...anche
una bandiera: a patto che questa
rappresenti un insieme di persone e non
gli interessi di qualche grasso uomo
politico.
Cos’è
l’onore per lei?
La capacità
di ottemperare alle scelte della mia
vita.
Lei crede
esista una guerra giusta?
No, penso
proprio di no. La guerra fa parte
dell’istinto umano. E gli istinti
vengono guidati, spesso, attraverso
ideali appositamente creati dalle
gerarchie religiose. Devo dire, però,
che nonostante io sia un pacifista se la
mia famiglia e la mia patria fossero
minacciate, non esiterei un attimo a
difenderle. La cosa peggiore è che la
nostra è una società giovane. Il
progresso dell’uomo arriva attraverso le
epoche e noi – temo – non faremo in
tempo a vedere la fine. Temo che – come
per i bambini che si scottano sui
fornelli per toccare la fiamma –
l’umanità possa imparare soltanto dai
suoi errori. Solo le cicatrici ci
ricordano efficacemente i nostri sbagli.
Qual è la
sua opinione sulla colonizzazione?
Ogni uomo
dovrebbe potere vivere secondo gli
ideali in cui crede. Penso che la cosa
peggiore della colonizzazione sia stata
quella di forzare le persone a credere
in degli ideali e imporre loro una vita
che non apparteneva ad essi. Il
terrorismo ha evidenziato delle
differenze culturali che non possono
essere marchiate semplicemente come
“sbagliate”. Bisogna comprendere il
nemico e l’avversario. Anche solo per
batterlo o per – magari – stipulare la
pace. Il muro contro muro non serve a
nessuno.
Lei è un
attore che nonostante la giovane età è
già molto noto. Pensa di avere superato
quella famosa “Linea d’ombra” di cui
parla Conrad?
Spero di non
avere superato la linea. Almeno ancora
non completamente. Sono ancora lì per
farlo. Non voglio smettere di trarre
ispirazione ed imparare da tutte le
persone che incontro e dalle cose che mi
circondano. Ogni giorno della mia vita
ci sono piccole cose che – se messe
insieme – vanno a comporre un’immagine
più grande della mia vita.
Quali
sono i suoi attori preferiti?
Non
ero appassionato di film quando ero
piccolo. Semplicemente non li guardavo e
non volevo essere nessun attore. Ero –
in maniera arrogante – concentrato su me
stesso. La prima persona che ho ammirato
per la sua recitazione è stata mia
sorella che recitava a teatro. Qualcosa
nei suoi occhi ha ispirato il mio
lavoro. Adesso ammiro molti attori e
nominarne solo qualcuno potrebbe
significare fare un torto – ammesso che
lo
considerino tale – a tutti gli altri:
Sean Penn, Meryl Streep, tutti gli
attori degli anni Settanta da De Niro a
Christopher Walken. Personalmente mi
sento molto ispirato dalle persone con
cui lavoro. Come Wes Bentley o Mel
Gibson. Se lei scorre il mio curriculum
troverà il nome di tanti attori con cui
ho lavorato. Ammiro molto tutti questi,
perché a differenza degli interpreti che
vedo solo sullo schermo, queste persone
mi hanno insegnato molto di persona
standomi accanto per molte settimane.
A cosa
sta lavorando adesso?
Sulla mia
vita. Dopo otto mesi di lavoro
forsennato penso di riposarmi un po’
tornando a casa mia in Australia. Mi va
di trascorrere un po’ di tempo con le
mie sorelle e con la mia famiglia. Fare
un po’ di surf e abbronzarmi in
spiaggia.
m.s.
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