Robin
Williams
e la schizofrenia legalizzata
Intervistare
Robin Williams è sempre straordinario.
Ogni volta – per ogni film – riesce a
dire cose straordinarie, imitando decine
di personaggi: da Barbara Bush a Groucho
Marx, da Bill Clinton a Berlusconi di
cui non è affatto un fan. Ma qualcosa è
cambiato nella carriera di questo attore
comico che ha vinto l’Oscar per un film
drammatico: Will Hunting di Gus
Van Saint. Il professore de L’attimo
fuggente, il deejay insubordinato di
Good Morning Vietnam, lo
scienziato addolorato di Will Hunting
– genio ribelle (interpretazione che
gli è valsa un premio Oscar), il papà
travestito per forza di Mrs.
Doubtfire, le sue partecipazioni
amichevoli a film come Le avventure
del barone di Munchausen di Terry
Gilliam, lo hanno reso agli occhi del
mondo uno dei pochi comici in grado di
interpretare ruoli drammatici ed essere
preso sul serio. Adesso lo vediamo nei
panni di due maniaci in One Hour
Photo di Mark Romanek e Insomnia
di Christopher Nolan.
Il
protagonista di One Hour Photo
sembra il prodotto della società
contemporanea e della sua solitudine e
della sua violenza…
Sì,
credo anch'io. Chi ha subito durante
l'infanzia, violenze o abusi sessuali,
tende a riprodurre il ciclo quando poi
diventa adulto e ad avere una
personalità quantomeno disturbata senza
diventare un vero e proprio
violentatore. Qui non si tratta di una
giustificazione o di una semplice
spiegazione. E’ solo causa ed effetto.
Anche uno psicologo sa bene che è
difficile spezzare il ciclo della
violenza e arrivare all’anima di queste
persone. Terapie severe come quelle di
dare shock elettrici quando queste
persone avvertono un certo impulso non
sono servite mai a nulla.
Lei ha
superato i cinquant’anni. E’ per questo
motivo che ha scelto di esplorare ruoli
più oscuri…
No,
semplicemente non arrivavano, perché i
registi non vedevano in me queste
potenzialità. Ho avuto la possibilità di
interpretare un ruolo simile a quelli di
One Hour Photo e Insomnia
in un film di Kenneth Branagh intitolato
L'altro delitto, e un
altro personaggio negativo, un
dinamitardo nella versione de
L’agente segreto tratto dal romanzo
di Joseph Conrad. Credo che comunque i
cattivi non siano tutti uguali, hanno in
comune il fatto che hanno superato un
confine però poi ognuno è cattivo a modo
suo. In questo film Sy Parrish è
violento ma non dà seguito alla sua
violenza perché non riesce a portare
fino in fondo quello che avrebbe
desiderato fare.
Groucho Marx diceva che quando un attore
comico vuole prendersi una vacanza, va
in teatro a fare un dramma. Lei di
vacanze dalla commedia ne sta prendendo
molte come One Hour Photo e
Insomnia. E’ questo il suo futuro
come attore? Il dramma?
Le
mie vacanze preferite sono in
bicicletta. Al cinema non si può proprio
parlare di vacanza. Qualche personaggio
storico potrebbe essere
divertente…Napoleone? Barbara Bush? Mi
sembra un po’ Lucrezia Borgia in Texas!
Lasciamo stare.credo che questi ruoli un
po’ disturbati mi danno la possibilità
di scandagliare l'animo umano e possono
essere utili anche a chi li guarda per
comprendere aspetti nascosti, ecco spero
di essere utile in qualche modo
interpretandoli, la psicologia umana mi
affascina. Diciamo piuttosto che ho
preso una vacanza dalla comicità. Adesso
sono tornato a fare il comico in
palcoscenico a teatro e con quello che
succede in America oggi penso mi sembra
davvero straordinario.
Perché
ha scelto di interpretare un ruolo così
duro come quello di One Hour Photo?
Innanzitutto
perché era un personaggio affascinante,
complesso e doloroso. Era molto
importante farlo. Come per Ralph Fiennes
in Red Dragon per noi attori è
interessante rendere i personaggi
peggiori dal punto di vista umano, senza
dare di loro solo un’interpretazione
mono dimensionale. La nostra
responsabilità come cineasti era quella
di rendere questo personaggio in maniera
incolore e confrontarlo contro
l’immagine di gioia e felicità di una
famiglia che sembra uscita da un
giornale patinato per quanto – in
apparenza – è perfetta.
In
base a cosa sceglie i suoi copioni e
cosa le dà il mestiere di attore?
Ho
cinquantuno anni e cerco di fare quello
che non ho fatto prima. La mia più
grande gioia come attore è esplorare il
comportamento umano. Nel caso di
Insomnia e One hour photo
anche del tipo negativo. Cerco di
trovare qualcosa di sempre nuova. Tento
di comprendere tutti gli aspetti della
mente e della psicologia umana. Alle
volte bisogna andare un po’ sopra le
righe e altre rientrare nei ranghi. E’
qualcosa di molto terapeutico, una sorta
di schizofrenia legalizzata. Puoi
diventare qualcuno e poi tornare
indietro. E’ come saltare un po’ di qua
e un po’ di là. E’ una sorta di droga
estatica senza pasticche…
Lei
usa Internet?
Sì,
mi piace molto: la considera come un
sistema nervoso a livello mondiale. E
sono sempre sorpreso dal fatto che puoi
trovarvi le più grandi verità mescolate
alle più grandi bugie. Così senza
filtro. Il problema sta tutto
nell’anonimato. A quante persone è
capitato di pensare di stare
chattando con una ventunenne bionda
dell’Idaho, mentre in realtà
chiacchieravano con un sessantenne
barbuto di Brooklyn che – nella sua
testa – pensa di essere una ragazza…sa
perché molte parole nelle chat erotiche
sono scritte male? Perché in molti usano
una mano sola…
Perché
vive a San Francisco e non a Hollywood?
Perché
è una città né troppo piccola, né troppo
grande, fatta di piccoli quartieri
costituiti da realtà diverse. Puoi
andare a piedi e non sei costretto a
vivere in macchina come a Los Angeles.
Puoi usare la bicicletta e vedere il
mare. Io vivo vicino all’Oceano dove fa
molto freddo e ci sono tanti squali. Sto
a fianco del Golden Gate. Così se mi
andasse male come attore so dove posso
andare per suicidarmi.
In più
San Francisco è una città piena di
sorprese: vedi una vestita suora eppoi
scopri – quando si gira - che è un tizio
muscoloso con i baffi…
Lei è
un ottimista?
Diciamo
che sono un realista che quando sta con
la sua famiglia o con le altre persone
tende all’ottimismo, quando guarda le
notizie alla CNN è molto pessimista.
m.s.
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