Belle e impossibili
Chiedono ruoli da
protagoniste. Vogliono copioni scritti
appositamente per le donne. E non
accettano di sottomettersi al mondo
maschile. Almeno così dicono le due
giovani attrici di Passato prossimo, il
film di Maria Sole Tognazzi. Che,
soprattutto, credono ad un cinema fatto
con passione e impegno
Diretto
da Maria Sole Tognazzi, Passato
prossimo è la storia di cinque
amici, tra i 25 e 28 anni, che si
incontrano in due momenti diversi della
loro vita, in una villa fuori Roma.
Durante due fine settimana: (uno estivo
e uno invernale) si intrecciano con una
serie di flashback, che
raccontano il passato (in estate) e il
presente (in inverno) dei cinque amici.
Un gruppo di persone, quasi tutti
aspiranti attori, che si ritrova per
passare un weekend nella villa di
campagna di Paola, che sta per essere
venduta.
Nel cast del film –
composto anche da Paola Cortellesi,
Valentina Cervi, Ignazio Oliva,
Pierfrancesco Favino e Claudio
Santamaria – ci sono anche le due
giovani bellezze del cinema italiano
Alessia Barela e Francesa Figus che
Nautilus ha incontrato in esclusiva in
un’insolita intervista a tre…
Qual è il senso di una commedia corale
per la vostra generazione di attori?
Alessia Barela
– Innanzitutto è molto importante che
gli sceneggiatori pensino a scrivere dei
ruoli per le donne. Non ce ne sono
molti, purtroppo, e poi è anche
importante poter vedere film in cui i
personaggi siano tanti. La verità è che
non tutti i registi sono in grado di
gestire delle storie corali e dei set…
Francesca Figus –
Anche se neppure noi
siamo stati del tutto gestibili durante
le riprese…
Questa è una qualità!
Francesca Figus –
Non saprei dirlo, penso
che sia stato piuttosto divertente.
Almeno per noi. Non so dire anche se
Maria Sole la pensa come noi. Il fatto è
che avendo più o meno tutti la stessa
età siamo diventati quasi immediatamente
molto amici.
La storia – dal vostro
punto di vista – è credibile nel
rappresentare la generazione di oggi di
persone che hanno tra i 25 e i 35 anni?
Alessia Barela –
Sì, assolutamente. Del
resto è molto autobiografico.
Francesca Figus –
Molto di quello che viene
raccontato fa parte del vissuto di Maria
Sole.
Spesso il cinema alle
donne riserva l’ingrato compito di
dovere interpretare sceneggiature con
testi poco credibili e con frasi e
situazioni tutt’altro che interessanti…
Alessia
Barela –
Non è questo il caso: il
film è molto onesto. E’ una storia
plausibile con personaggi reali. Incluse
le donne.
Francesca Figus –
E’ un film realista che
senza presunzione cerca di affrontare la
realtà seguendo un punto di vista molto
interessante. Quello che conta davvero è
il rispetto per il pubblico non solo al
cinema, ma anche in teatro. Noi come
interpreti cerchiamo di affrontare il
ruolo al meglio partendo da una
sceneggiatura in
cui crediamo o in cui –
perlomeno – tentiamo di credere.
Alessia Barela –
Il problema è non restare
offesi – come spesso
capita – da quello che vedi al cinema
quando ti trovi dinanzi a film
realizzati senza passione
e raccontati senza interesse
Francesca Figus –
Purtroppo in Italia è
pressoché impossibile vedere un film
come quello di François Ozon Otto
donne e un mistero. Pur di
interpretare una pellicola del genere
sarei letteralmente impazzita. Otto
donne con altrettanti personaggi
meravigliosi è il sogno di qualsiasi
attrice.
Qual è il vero limite per
non accettare un personaggio e un film:
il nudo, il sesso?
Francesca
Figus –
La sottomissione
incondizionata ad un uomo.
Alessia Barela -
In teatro si chiama “La
tinca”: ovvero quei personaggi che non
hanno né una storia, né un’evoluzione e
servono solo a raccontare la vita di un
altro. Quello è davvero molto
frustrante. Brillare di luce riflessa è
davvero tremendo e a me non piace. Per
il resto i ruoli da poveraccia, stronza,
simpatica o antipatica non mi
dispiacciono. Il problema è che lì non
c’è una storia, né un lavoro da farci
su. Apparire non è importante,
l’importante è divertirsi mentre reciti.
m.s.
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