Timidi
e impacciati fuori dal set. Ma veri
leoni davanti alla cinepresa e
soprattutto ai botteghini. Aldo,
Giovanni e Giacomo tornano al cinema con
La leggenda di Al, John e Jack. Una
parodia, spiegano in questa intervista,
in omaggio al cinema americano dei
gangster
Sembra
impossibile, eppure è così: di persona
Aldo, Giovanni e Giacomo, il trio
campione di incassi ad ogni Natale che
si rispetti non “rende” come ci si
aspetterebbe. Timidi e impacciati, i tre
rispondono con difficoltà alle domande,
non vedendo l’ora di andarsene altrove.
Ma nemmeno questa rivelazione può
scalfire La leggenda di Al, John e
Jack, film omaggio al cinema
americano che sebbene non sia davvero un
granché ha imposto un altro record nella
classifica degli incassi italiani.
Perché non vi piace fare le interviste
promozionali per i vostri film? Cos’è
che non vi fa sentire a vostro agio?
Le
domande: non possiamo farci niente, ma
da sempre ci risulta difficile
scioglierci in questi incontri. Noi
facciamo i nostri film e spettacoli.
Sono quelli a parlare per noi. Fuori dal
palcoscenico, invece, siamo un
po’intimiditi. I film ci divertono, ma
raccontarli e dare conto del nostro
lavoro ci imbarazza tremendamente e ci
mette agitazione. Questo vale anche per
le trasmissioni televisive: noi ci
portiamo dietro un imbarazzo cronico ad
andare in televisione, a meno che non
possiamo stare là e fare
“le
nostre cose”.
Eppure i vostri film – almeno al
botteghino – sono una “certezza”…
Quando
si parla di numeri e di soldi un po’ ci
scherziamo però è vero che ci sentiamo
giustamente irresponsabili nel senso che
se badi solo ai numeri si fanno delle
operazioni a tavolino che possono andare
bene o male ma sicuramente non ci si
diverte e noi non badiamo molto ai
numeri e cerchiamo solo di divertirci.
Dal primo film non è cambiato nulla, lo
posso garantire, abbiamo imparato di più
il mestiere ma noi non siamo cambiati.
Perché avete scelto di fare i mafiosi?
E’
un’idea nata alcuni anni fa quando
abbiamo fatto il primo film. Già prima a
teatro avevamo dato vita a questi tre
personaggi e siccome ci piacevano molto
e si prestavano ad essere protagonisti
di una storia questa volta ci siamo
riusciti. Comunque non volevamo fare una
parodia, sebbene amiamo molto questo
genere, abbiamo scritto la storia di
questi tre personaggi curiosi e un po’
sopra le righe, senza pensare a gag o a
stereotipi. Il pubblico apprezzerà la
scenografia, la fotografia e i costumi:
in quel senso lo si può considerare
un omaggio. Ci interessava realizzare un
film ricco anche dal punto di vista
visivo in cui il pubblico potesse
sentire le atmosfere di un mondo di quaranta
anni fa… Comunque siamo dei divoratori
di film del genere, soprattutto
Rapina a mano armata di Stanley
Kubrick.
A
proposito di parodia: questo genere
rappresenta un grande banco di prova per
i comici. Da Mel Brooks a Woody Allen,
da Totò al gruppo di lavoro di Scary
Movie ci sono moltissime prove
interessanti di attori che fanno il
verso a film e a generi interi. A voi
interesserebbe qualcosa di simile in
futuro?
Sinceramente no. Tutti amiamo Mel Brooks
e Woody Allen, ma una parodia pura non è
in programma. Probabilmente – alle volte
– durante i nostri spettacoli e nei
nostri film “ci scappa” qualcosa, ma è
del tutto casuale. Ci piace più avere
delle intuizioni diverse rispetto a
delle singole emozioni, ma non di
lavorare ad una parodia in quanto tale.
Ci sembrerebbe riduttivo…
E’ vero che le sceneggiature per i
vostri film vi vengono dopo avere
giocato a biliardino?
(Giovanni) Una volta era così, ma adesso
Massimo Venier (regista e
co-sceneggiatore del film) soffre di mal
di schiena. Non può piegarsi e l’unica
altenativa sarebbe alzare il biliardino.
Soltanto che – così – io e Giacomo
saremmo automaticamente tagliati fuori.
Non abbiamo ancora trovato una via di
mezzo…
m.s.
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