Italians do it better
Due film americani d’animazione.
E due colonne sonore in versione italiana che,
dicono molti, sono migliori degli originali.
Autori Zucchero per Spirit e Max Pezzali per Il
pianeta del tesoro. Che in questa intervista a
Nautilus raccontano cosa vuol dire adattare e
riscrivere testi a volte troppo mielosi o senza
senso. Anche se sono firmati da nomi come Bryan
Adams e John Reznkixk
Il Natale cinematografico del 2002 sarà
ricordato per una curiosa coincidenza: nella
battaglia per il predominio dei botteghini del
cinema d’animazione, indipendentemente da chi
avrà riscosso maggiore gradimento da parte del
pubblico e ottenuto risultati più alti per
quanto riguarda gli incassi, ad uscire
vittoriosa sarà l’Italia e il suo modo di
affrontare il cinema. Già, perché al di là della
qualità delle singole pellicole una cose è
certa: le versioni italiane delle colonne sonore
di Spirit e de Il pianeta del tesoro
non sono solo “all’altezza degli originali”,
ma – caso più unico che raro – sono addirittura
migliori.
Sia l’interpretazione di Zucchero delle canzoni
scritte da Bryan Adams e Hans Zimmer che quella
di Max Pezzali del brano in originale cantato da
John Reznkixk dei Goo Goo Dolls risultano essere
più intense sia per quello che riguarda
l’interpretazione che la traduzione. “Faccio
questo lavoro da tanti anni: è sempre molto
difficile riportare alla nostra realtà lo
spirito di un film che proviene da un mondo
diverso. Non si tratta solo di una barriera
linguistica che ci obbliga ad utilizzare un
maggior numero di parole. Questa è la riprova
dell’impegno che noi italiani mettiamo nel
rendere al meglio il lavoro che viene prodotto
dalle nostre case madri – spiega Roberto
Morville, Creative Director di Buena Vista
Italia, responsabile dei doppiaggi di tutti i
film d’animazione della Disney –.
Alle volte, ammesso che il
pubblico la pensi realmente così, possiamo
riuscire a trovare una chiave interpretativa
talmente “giusta”, da potere giocarsela alla
pari con la versione originale. Questo è un
risultato piacevole per tutti noi che lavoriamo
in questa industria, che si ottiene soltanto con
la dedizione e la passione richiesta da opere
così importanti e interessanti come ‘Il pianeta
del tesoro’ e gli altri film Disney degli ultimi
anni”.
Va detto che anche la concorrenza tra Disney e
Dreamworks ha alzato la posta di uno scontro
qualitativo di cui è certamente il pubblico ad
essere beneficiario in massima parte. Ma cosa ne
pensano i diretti interessati? Nautilus ha
intervistato Zucchero e Max Pezzali.
Zucchero e
Spirit
Cosa le piaceva di Spirit
al punto di avere accettato di interpretarne la
colonna sonora?
Il
suo spirito no global, un po’
antiamericano, antimilitarista rappresentato da
uno stallone che riesce a ribellarsi e a non
essere domato dal potere. Mai come in questo
momento il desiderio di libertà è sembrato così
importante. Mi sono identificato in questo
cavallo, perché venendo da una famiglia di
mezzadri sotto padrone per me è una gran fortuna
fare un mestiere che mi rende libero, faccio la
musica che mi piace mi dà la possibilità di
essere meno controllabile e di non essere messo
in un recinto.
E’ d’accordo sul fatto che il
film nella sua versione sia più forte rispetto
l’originale?
I testi di Bryan Adams sono, forse, un po’
troppo sdolcinati e molto romantici, mentre il
film non è così. Gli americani tendono a
enfatizzare il romanticismo, ottenendo un
involontario effetto smielato. Ho chiesto a mia
figlia che ha adattato i testi di essere più
realista possibile. Se la versione italiana è
piaciuta più dell’originale non posso fare altro
che esserne molto contento: vedere il film unito
alle mie canzoni mi ha entusiasmato!
La sua unica esperienza
cinematografica – peraltro rimarchevole – è
stata la colonna sonora del film di Tinto Brass
Snack bar Budapest che era aperta dalla
trascinante Something Strong. Le
piacerebbe continuare a lavorare per il cinema?
La musica da film è un’emozione diversa perché
comunque ti devi ispirare ad una storia, non la
devi creare tu, non la devi inventare e
attraverso questa storia puoi far venir fuori
delle sensazioni che non avresti mai provato
componendo un brano qualsiasi. Sting, Elton John,
Phil Collins si sono dedicati alle colonne
sonore, credo sia un altro tramite per scrivere
canzoni, sicuramente parte da un’ispirazione
diversa, quando devi fare un album parti da un
foglio bianco e butti giù sensazioni, momenti di
vita tutti tuoi, per un film invece hai già le
ambientazioni. In Spirit ho visto delle
immagini fantastiche e vederle accompagnate
dalle mie canzoni è stato veramente emozionante!
Max Pezzali e
Il pianeta del tesoro
Ascoltando la sua versione della
title track de Il pianeta del tesoro
ci si rende subito conto che è migliore –
non solo delle altre versioni latine (francese e
spagnola) – ma che se la batte anche con
l’originale di John Reznick. Come è stato
possibile?
Noi
italiani abbiamo incominciato a sviluppare una
nostra tecnica per “localizzare” le versioni dei
film. Avendo una lingua come l’italiano tutt’altro
che duttile nella resa dei testi delle canzoni,
ci siamo rassegnati a lavorare di più sul senso
di parole che sono naturalmente più vere della
maggior parte di quelle che vengono prodotte nei
testi del pop anglosassone. Spesso, andando a
tradurre cosa dicono molte canzoni di successo
in vetta alle classifiche, ci si rende conto di
quanto siano assurdi e insensati la maggior
parte dei testi. Nel caso specifico il testo di
base era molto buono, poi, abbiamo cercato di
lavorare di più sull’intensità delle emozioni.
Quello che mi dici serve solo a confermare che
chi scrive in Italia, molto spesso, è più capace
di chi lo fa all’estero negli altri paesi
europei. Qualcosa che noi dimentichiamo un po’
troppo spesso.
Come ha lavorato sul brano Ci
sono anch’io?
La grande difficoltà era che – non avendo visto
il film – potevo lavorare solo sulla
sceneggiatura senza sapere esattamente in che
punto della pellicola sarebbe stato collocato.
Se fosse stata sui titoli di coda, non mi sarei
fatto alcun problema, perché lo spettatore aveva
avuto modo di vivere la storia. Così, invece,
ero preoccupato dal dovere rendere al meglio il
tono giusto del climax della pellicola.
Cosa le piaceva di più di questa
canzone?
Il fatto che fosse una ballata rock molto
intensa e non un pezzo melenso. E’ una canzone
dura, foriera di crisi, emblema di un nuovo
cinema d’animazione. E’ il segno della crisi
dell’adolescenza e della ricerca di una propria
identità.
Qual è il personaggio del film
che l’ha divertita di più?
Morf… una spalla buffissima ed imprevedibile.
Le piacciono i fumetti?
Moltissimo: è un linguaggio che ho sempre
trovato interessantissimo. Soprattutto il mondo
dei supereroi mi ha sempre affascinato.
A proposito: qualche anno fa lei inneggiava alla
morte dell’uomo ragno in una nota canzone. Oggi
si può dire che Spiderman goda di un’ottima
salute…
Assolutamente sì, fortunatamente. Del resto con
tutti i soldi che ha incassato altro che agonia!
All’epoca l’uomo ragno rappresentava quell’immaginario
che il mondo degli adulti sembrava avere
cancellato. Era l’epoca in cui i supereroi non
trovavano più spazi e le edicole erano invase,
invece, dai Manga. Per me: Hanno ucciso
l’uomo ragno era un modo per invocare il
ritorno della fantasia in un mondo diventato un
po’ gretto. Cosa che adesso puntualmente è
accaduta, anche in virtù di film come X men
e dei prossimi Hulk e Daredevil.
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