Il poema risorto
E’ stato dimenticato per
oltre vent’anni. Anche se ha vissuto in
Italia. Ora l'Enciclopedia Treccani gli
dedica un volume. E almeno in parte rende
l’onore che spettava a Juan Rodolfo Wilcock.
Il più grande poeta “straniero” del
Novecento che l’Italia abbia mai avuto
Dopo
lungo silenzio raggiunge il mercato, per i
tipi dell'Istituto della Enciclopedia
Italiana Treccani, la prima opera libraria
al mondo dedicata al poeta Rodolfo Wilcock.
Indipendentemente dalle conseguenze che il
volume, intitolato appunto "Segnali sul
nulla. Studi e testimonianze per Juan
Rodolfo Wilcock", con la sua uscita potrà
provocare negli ambienti letterari e tra il
grande pubblico, di fatto la sua messa in
commercio rappresenta un evento di portata
epocale. Viene squarciata la cortina di
omertosa indifferenza che ha tenuto sepolto
e dimenticato per oltre vent'anni dalla sua
morte - datata 16 marzo 1978 - e per quasi
altrettanti precedentemente, il più grande
poeta non italiano del Novecento che
l'Italia abbia avuto. Nel secolo scorso era
invalsa infatti la consuetudine, e tuttora
perdura, di considerare i poeti alla stregua
di un qualunque essere umano e di assegnare
loro una nazionalità, in ragione perlopiù
del luogo dove nascevano, quando invece è
palese a tutti che appartengono piuttosto ad
una lingua, quella che prevalentemente
usano per scrivere.
Nel 1975, Wilcock, di padre
inglese e madre di origini ticinesi,
argentino per nascita, chiese in effetti la
cittadinanza italiana. Con decreto del
Presidente Sandro Pertini gli venne concessa
post mortem solo il 4 aprile 1979. Non fu
semplicemente per questo motivo che Wilcock
non può annoverarsi come il più grande poeta
italiano del Novecento. Ma chi era Wilcock?
Ci basti ricordare che nacque a Buenos Aires
nel 1919 e che a ventun anni fu salutato e
premiato da personalità del calibro di
Borges, Casàres e Ocampo quale alfiere di
una nuova generazione di poeti argentini.
Insofferente al regime peronista come ad
ogni altro regime politico e culturale se ne
andò dall'Argentina e finì con lo stabilirsi
in Italia verso la fine degli anni
cinquanta. Qui cominciò a scrivere in
italiano collaborando a periodici quali
l'Espresso e il Mondo, a quotidiani quali
l'Osservatore Romano e la Voce Repubblicana
e ad altri, alcuni diretti da lui stesso.
Produsse raccolte di poesie ed opere
teatrali, racconti del fantastico e del
grottesco, romanzi e saggi.
Tradusse Borges, Joyce,
Marlowe, Shakespeare, Beckett, Eliot, Genet,
Virginia Woolf e altri.
Conobbe e fu amico di
Pasolini, Flaiano, Debenedetti, Moravia,
Morante, Zolla, Cristina Campo e altri.
Preoccupato per le sorti della fragile
democrazia italiana, morì il giorno stesso
in cui fu rapito Aldo Moro. Anche questa
coincidenza pare sia stata di conforto
all'operazione di rimozione della sua figura
dalla letteratura italiana. Oggi "Segnali
sul nulla", viene a riproporre la figura di
Wilcock nella sua completezza di narratore,
poeta, drammaturgo e testimone del suo
tempo. L'opera, curata da Roberto Deidier,
raccoglie i lavori della giornata di studi
dedicata al poeta nel ventennale della sua
scomparsa, tenutasi nel 1998 presso
l'Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Li
integra inoltre con due saggi sul periodo
argentino e con un'imponente ricostruzione
bibliografica, preziosissima base di
conoscenza. Ne risulta un invito alla
lettura delle opere di Wilcock, pur sapendo
che sugli scaffali delle librerie italiane
si può ormai reperire la sola sua raccolta
"Poesie". A questo nemmeno troppo implicito
invito val la pena di
associarsi segnalando il sito
www.wilcock.it, curato dagli eredi. Per
quanto riguarda gli altri suoi lavori
sappiamo suggerire la ricerca nelle librerie
che commercializzano le cosiddette seconde
scelte di Adelphi. A Milano un buon
assortimento si può ancora reperire alla
Fiera del Libro (tel.02 733592)
Pierpaolo Chieregato
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